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Allarme miele: le api sono sempre più a rischio

Secondo Coldiretti, cala di quasi il 50% la produzione di miele, rispetto al 2018, per effetto non solo della riduzione del loro numero per la moria indotta dai pesticidi che costituiscono una minaccia ben riconosciuta per le api, ma anche per effetto dei cambiamenti climatici che stanno determinando eventi estremi anomali.

di Nicoletta Canapa

La nostra Rivista si è già interessata lo scorso anno del problema della moria delle api correlata ai pesticidi, utilizzati all’interno dell’UE e non ancora banditi.

È di ieri la notizia (4 settembre 2019) che la Commissione UE ha deciso di registrare, tra le altre, l’iniziativa dei cittadini europei “Salviamo api e agricoltori! Verso un’agricoltura favorevole alle api per un ambiente sano“, il cui testo sarà disponibile dal 30 settembre 2019 ( www.savebeesandfarmers.eu).

Gli organizzatori dell’iniziativa chiedono alla Commissione di “proporre atti giuridici che prevedano l’eliminazione progressiva dei pesticidi sintetici entro il 2035, il ripristino della biodiversità e il sostegno agli agricoltori durante la fase di transizione“. Più precisamente, gli organizzatori intendono “eliminare progressivamente i pesticidi sintetici dall’agricoltura europea dell’80% entro il 2030, a cominciare dai più pericolosi, fino al 100% entro il 2035; ripristinare gli ecosistemi naturali nelle zone agricole facendo dell’agricoltura un vettore di recupero della biodiversità; riformare l’agricoltura dando priorità all’agricoltura su piccola scala, diversificata e sostenibile, sostenendo un rapido aumento delle pratiche agroecologiche e biologiche e consentendo la formazione e la ricerca indipendente degli agricoltori in materia di agricoltura senza pesticidi e OGM“.

Una volta registrata ufficialmente, l’iniziativa consentirà a un milione di cittadini provenienti da almeno sette Stati membri di invitare la Commissione europea a proporre atti legislativi nei settori di sua competenza.

L’iniziativa giunge opportunamente, anche se altri pericoli incombono sulle api, correlati in questo caso ai cambiamenti climatici che determinano eventi meteorologici estremi e ondate di calore, che si susseguono ad un ritmo senza precedenti, come ha segnalato recentemente Coldiretti.

Secondo l’Associazione, in Italia ci sono 1,4 milioni alveari curati da 51.500 apicoltori, la maggior parte dei quali (65%) opera con fini di autoconsumo, per un totale di circa 33.800 apicoltori, mentre il restante 35% produce per il mercato.

In occasione dell’ultima ondata di maltempo, prevista per i primi giorni di settembre, Coldiretti ha diramato una nota in cui stima che dall’inizio dell’anno, fra grandinate, trombe d’aria, tempeste di acqua e vento e ondate di calore, si sono verificati oltre 1.126 eventi meteo estremi lungo la Penisola, con un incremento del 56,4% rispetto all’anno precedente, secondo la banca dati ESWD (European Severe Weather Database).

Oltre il 30% delle colture alimentari dipendono dall’impollinazione degli insetti e le api vi concorrono per 80%, confermando il loro insostituibile ruolo. Ne consegue che monitorare lo stato di salute di questi insetti è come valutare la situazione complessiva dell’intero ecosistema terrestre. E da questo punto di vista, è tempo di lanciare un allarme.

L’annata 2019 per l’apicoltura si preannuncia, infatti, come una delle più critiche a livello nazionale: a caldo e siccità, sono infatti seguite copiose precipitazioni, per poi tornare a ondate di caldo afoso in piena estate.
Le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare, mentre il poco miele che sono riuscite a produrre lo hanno mangiato per sopravvivere. Così, la produzione nazionale complessiva risulterà ben al di sotto degli oltre 23,3 milioni di chili del 2018, con le importazioni che sono salite nei primi cinque mesi del 2019 a 9,7 milioni di chili,  secondo elaborazioni di Coldiretti su dati Istat, dei quali  circa la metà arriva dall’Ungheria  e quasi il 10% dalla Cina.

Importare prodotti dall’estero a causa della mancanza di miele italiano non solo aggrava la bilancia commerciale del nostro Paese, ma si corre il rischio di far arrivare sulle tavole degli italiani un prodotto di scarsa qualità. Per questo Coldiretti si raccomanda di verificare con attenzione l’origine in etichetta, oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di “Campagna Amica”.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene, ad esempio, in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. In altre parole, la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele, qualora interamente raccolto sul territorio nazionale; se, invece, il miele è stato prodotto da più Paesi dell’Ue, l’etichetta dovrà allora riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Infine, se il miele proviene da Paesi extracomunitari, sarà obbligatorio apporre la dicitura “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

Insomma, fra maltempo e pesticidi sarà sempre più difficile reperire un prodotto di apicoltura con un buon rapporto qualità/prezzo. E al di là dell’aspetto economico, torna anche alla mente lo scienziato Albert Einstein che sosteneva che “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

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