Cambiamenti climatici Clima

Accordo di Parigi: Paesi del G7 ancora lontani dall’obiettivo

In vista della COP27 (Sharm-el-Sheikh, 7-18 novembre 2022) sui cambiamenti climatici, un’analisi compiuta dalla ong Carbon Disclosure Project (CDP) e dalla società di consulenza Oliver Wyman mostra che i progressi fatti dalle economie dei Paesi del G7 per conseguire l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale sono ancora insufficienti.

Alla situazione attuale gli obiettivi di riduzione delle emissioni per contenere il riscaldamento globale a 1,5 °C delle imprese dei Paesi del G7 sarebbero abbondantemente fuori traiettoria con un allineamento complessivo a 2,7 °C, anche se le tendenze per la decarbonizzazione stanno migliorando e le aziende italiane insieme a quelle della Germania sono tra le più virtuose.

È quanto rileva la nuova analisi Missing the Mark. 2022 analysis of global CDP temperature ratings”, pubblicata il 6 settembre 2022 da Carbon Disclosure Project (CDP), Ong internazionale che gestisce la piattaforma mondiale di divulgazione dei dati ambientali delle imprese, con la collaborazione di Oliver Wyman, Società globale di consulenza gestionale.

I leader globali si incontreranno alla COP27di Sharm el-Sheikh in Egitto (7-18 novembre 2022), per mantenere vivo l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenere il riscaldamento globale a +1,5 °C, ma l’ambizione climatica nelle economie del G7 non è allineata alla visione necessaria. Sulla base degli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni fissati – o la loro mancanza – da oltre 4.600 grandi imprese e dalle loro catene del valore, nessun paese del G7 ha un settore aziendale in grado di decarbonizzarsi abbastanza velocemente da raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C. Complessivamente, gli attuali obiettivi per le emissioni aziendali dei Paesi del G7 sono a 2,7 °C di riscaldamento globale, segnalando un miglioramento rispetto alle proiezioni di +3 °C+ di alcuni anni fa.

Quantunque le valutazioni sui risultati climatici nello studio riflettano solo l’ambizione aziendale, non già le politiche climatiche nazionali o i contributi determinati a livello nazionale (NDC), sottolineano CDP e Oliver Wyman, tuttavia con l’avvicinarsi della COP27, il divario tra quanto promesso dai responsabili politici e l’economia reale dei loro Paesi è considerevole.

I rating di temperatura utilizzati nelle valutazioni sono derivati ​​dai dati gestiti da CDP sugli obiettivi ambientali delle aziende e sulle loro emissioni di gas serra, dalle indicazioni del Rapporto dell’IPCC per mantenere il mondo a 1,5 °C (SR1.5) e dal database di scenari climatici dell’Integrated Assessment Modeling Consortium (IAMC), gestito dalla Fondazione CMCC.

Per la temperatura di ciascun paese, le valutazioni delle singole società sono state aggregate e ponderate per le emissioni totali. La differenza tra 1,5 °C e 2 °C , ad esempio, include una probabilità 10 volte maggiore di estati artiche senza ghiaccio, un aumento di 2,6 volte del numero di persone esposte a eventi di calore estremo e un impatto doppio sulla pesca marina e sui rendimenti dei raccolti, secondo l’IPCC.

Dal Rapporto emerge che le aziende di Germania e Italia hanno gli obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni collettive che equivalgono ad un ritmo di decarbonizzazione che limiterebbe il riscaldamento globale a 2,2 °C.

I due Paesi leader sono seguiti da Francia (2,3° C), Regno Unito (2,6 °C). Tuttavia, alcuni paesi dell’UE sono in ritardo. Ad esempio, le aziende in Belgio, Lussemburgo e Austria sono tutte associate a un riscaldamento di 3,0 °C. La Grecia è in fondo alla classifica europea, con una temperatura di 3,1 °C.

Altre regioni non stanno al passo con l’Europa. I risultati aziendali peggiori si registrano in Nord America e Asia, con il settore privato del Canada allineato a 3,1 °C di riscaldamento, appena davanti a Stati Uniti e Giappone che sono entrambi su una traiettoria di 2,8 °C. Nel complesso, quelle asiatiche sono sulla strada per i 3,0 °C.

Nel complesso, il settore delle imprese europee è migliorato da 2,7°C nel 2020 a 2,4°C nel 2022, in parte spiegato da un rapido aumento dell’85% delle aziende con obiettivi basati sulla scienza (SBT) nel 2021, che hanno ridotto le emissioni del 25% dal 2015, rispetto a un aumento del 3,4% delle emissioni globali dell’energia e dell’industria.

Gli alti rating di temperatura previste per paesi come Canada e Stati Uniti sono in gran parte il risultato di aziende completamente prive di obiettivi, piuttosto che di obiettivi privi di ambizione.

“Il fattore più importante per una rapida riduzione delle emissioni in linea con l’accordo di Parigi è la definizione di obiettivi ambiziosi – ha dichiarato Laurent Babikian, Global Director Capital Markets di CDP – Non è accettabile per alcun paese, tanto meno per le economie più avanzate del mondo, avere industrie che mostrano così scarsa ambizione collettiva. Forti di queste informazioni, i governi, le autorità di regolamentazione, gli investitori e il pubblico devono chiedere di più dalle aziende ad alto impatto senza obiettivi climatici. Lo slancio sta crescendo, ma mentre ci avviciniamo alla COP27, dobbiamo fare in modo che l’obiettivo 1,5 °C rimanga percorribile. Le aziende con alti livelli di emissioni, i loro investitori e finanziatori devono immediatamente fissare e rispettare gli obiettivi con piani di transizione credibili per consentirci di raggiungere questo traguardo“.

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