Un Rapporto dell’UNEP, presentato durante le Conferenze delle Parti delle Convenzioni di Basilea, Rotterdam e Stoccolma, svoltesi contemporaneamente e a sessioni riunite a Ginevra (4-15 maggio 2015) sul comune tema della corretta gestione delle sostanze chimiche, mette in evidenza l’importanza per la salute umana e per l’ambiente di contrastare il traffico illegale dei rifiuti pericolosi, quali sono i RAEE.
Con un unico tema “Dalla scienza all’azione, lavorare per un domani più sicuro”, si sono svolte a Ginevra (4-15 maggio 2015) le Conferenze delle Parti della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione (BC COP12), della Convenzione di Rotterdam concernente la procedura di assenso preliminare con conoscenza di causa per taluni prodotti chimici e antiparassitari pericolosi nel commercio internazionale (RC COP-7) e della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (SC COP-7).
Articolati in sessioni congiunte sulle questioni comuni, i lavori hanno avuto un comune denominatore: le sostanze chimiche e la loro corretta gestione.
“Molti prodotti chimici sono fondamentali per il nostro benessere, mentre altri sono pericolosi – ha affermato il Direttore esecutivo dell’UNEP, Achim Steiner nel suo discorso introduttivo – L’elenco delle minacce poste dalle sostanze chimiche pericolose rimane grande, includendo sia malattie che conseguenze mortali, tant’è che l’avvelenamento da queste uccide globalmente quasi quanto la tubercolosi e i decessi per incidenti stradali e supera il numero dei morti per malaria. Una cattiva gestione degli agenti chimici sta provocando costi esorbitanti in tutto il mondo,che non sono a carico delle aziende produttrici e dei fornitori lungo la catena di approvvigionamento, bensì pesano sul sistema sanitario ed assistenziale dei Paesi, con un impatto significativo sulle economie e sullo sviluppo”.
E le minacce più pressanti alla salute e all’ambiente dei prodotti chimici provengono dalla cattiva o illegale gestione dei rifiuti, come emerge dal Rapporto presentato in anteprima per l’occasione dall’UNEP “Waste Crime-Waste Risks. Gaps in Meeting the Global Waste Challenge”.
Nel report un focus particolare viene dedicato, in termini di rischi per criminalità e pericolosità, ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) prodotti a livello mondiale fino a 41 milioni di tonnellate ogni anno, tra il 60% e il 90% dei quali viene illegalmente smaltito o negoziato.
Secondo l’Interpol, il prezzo di una tonnellata di rifiuti elettronici e di circa 500 dollari, per cui il valore dei RAEE gestiti illegalmente si aggira tra i 12,5 e i 18,8 miliardi di dollari l’anno.
“Stiamo assistendo a una quantità senza precedenti di rifiuti elettronici che si stanno diffondendo nel mondo – ha affermato Steiner, presentando il Rapporto – la maggior parte dei quali non subisce alcuna forma di trattamento e riciclaggio, ponendo pericoli crescenti per la salute umana e l’ambiente, a causa dei componenti pericolosi contenuti in tali apparecchiature”.
Il mercato globale dei rifiuti – dalla raccolta al riciclaggio – è stimato in 410 miliardi di dollari all’anno, creando posti di lavoro e redditi. Come avviene per ogni importante settore economico produce anche opportunità per le attività illegali lungo i vari stadi della filiera. Concentrandosi essenzialmente sui profitti, gli operatori tendono a ignorare le normative sui rifiuti ed espongono i lavoratori alle sostanze chimiche tossiche. Su scala più ampia, la criminalità organizzata può dal luogo a frodi fiscali e al riciclaggio di denaro sporco, non essendo registrata la maggior parte dei volumi di intermediazione, come volumi intermediati vanno in gran parte non registrata, consentendo notevoli sotto e sovra stime.
Attualmente, l’Europa e il Nord America sono i maggiori produttori di rifiuti elettronici, anche se le città asiatiche stanno recuperando in fretta il gap. L’esportazione dei rifiuti pericolosi dai Paesi membri dell’UE e dell’OCSE verso Paesi terzi è vietata, per cui non sono soggetti a notifica o autorizzazione. Invece, migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici sono falsamente dichiarati come “beni di seconda mano” ed esportati dai Paesi sviluppati ai Paesi in via di sviluppo, tra cui i rifiuti di batterie, falsamente descritti come plastiche o rottami metallici misti, tubi a raggi catodici e monitor dei computer dichiarati come rottami metallici. Queste tecniche di contrabbando sia di piccole che di grandi dimensioni possono essere osservate in tutto il mondo, dal trasporto su camion organizzato in Europa e Nord America all’uso di grandi hub di contrabbando nell’Asia del Sud, tra cui il diffuso trasporto in container via mare.
Africa e Asia sono le destinazioni principali per le spedizioni su larga scala di rifiuti pericolosi per le discariche, e, talvolta, per il riciclaggio. Ghana e Nigeria sono tra i maggiori destinatari di tale contrabbando in Africa occidentale, anche se elevati volumi di RAEE vengono trasportati in Costa d’Avorio e nella Repubblica del Congo. In Asia, le mete principali delle spedizioni illegali di rifiuti elettronici sono Cina, Hong Kong, Pakistan, India, Bangladesh e Vietnam.
Soluzioni innovative per combattere la gestione illegale e insostenibile dei RAEE, per esempio attraverso il recupero dei metalli preziosi e delle altre risorse presenti nei prodotti elettronici, per esempio, che può ridurre la quantità di rifiuti elettronici prodotti, diminuendo l’impatto sull’ambiente e il costo delle importazioni di materie prime.
Purtroppo, la scarsa armonizzazione dei regolamenti nei Paesi esportatori e importatori, inclusa la diversa classificazione di rifiuti pericolo o contaminato, rappresenta un ostacolo per la lotta efficace al traffico illecito dei rifiuti. Per prevenire il traffico di rifiuti verso i Paesi in via di sviluppo saranno determinanti, secondo l’UNEP, accordi vincolanti in materia di classificazione dei rifiuti attraverso delle convenzioni.
“Attraverso il rafforzamento della cooperazione internazionale e la coerenza legislativa, normative nazionali più forti, nonché una maggiore consapevolezza e misure di prevenzione possiamo assicurare che questo commercio illegale finisca”.
L’insufficiente controllo sullo smaltimento dei rifiuti è una scappatoia sfruttata dalla criminalità che raccoglie i pagamenti per lo smaltimento sicuro dei rifiuti che, viceversa, avvia in discariche abusive o ricicla in modo non sicuro.
Un’altra fonte di reddito dallo smaltimento illegale proviene dal riciclaggio di alcuni componenti, come i metalli delle terre rare, rame e oro, in condizioni di pericolo per la salute , rilasciando poi nell’ambiente gli altri componenti pericolosi.
Il Rapporto sollecita i Paesi a:
– rafforzare la consapevolezza, il monitoraggio e l’informazione, tramite una mappatura a scala dei percorsi e della condizione dei rifiuti pericolosi, e del possibile coinvolgimento della criminalità organizzata;
– rafforzare la consapevolezza lungo la catena di esecuzione, nonché dei pubblici ministeri, dei rischi di frode, frode fiscale e riciclaggio di denaro attraverso i rifiuti;
– rafforzare la legislazione nazionale e le capacità di attuarla;
– promuovere misure e sinergie di prevenzione, come agevolare il corretto ritorno di spedizioni illegali di rifiuti, imputando i costi allo spedizioniere marittimo;
– procedere ad una valutazione tecnica della quantità e qualità dei container abbandonati, in particolare in Asia, e delle discariche di rifiuti pericolosi in tutto il mondo;
– migliorare ulteriormente gli accordi vincolanti in materia di classificazione dei rifiuti.