In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo 2020) e della pandemia del Covid-19 che ci impone di lavare spesso le mani, facendoci cogliere l’importanza di questa preziosa risorsa, Utilitalia ricorda che in Italia per un approvvigionamento sicuro di acqua potabile e per contenere le crisi idriche indotte da sempre più frequenti periodi di siccità, sono necessari investimenti pari a 7,2 miliardi di euro.
Alla vigilia della “Giornata Mondiale dell’Acqua” (22 marzo 2020) che quest’anno ha per tema “Acqua e Cambiamenti climatici” per sottolineare come il global warming incida sulle risorse idriche del Pianeta, e come una gestione sostenibile dell’acqua contribuisca a contrastare i cambiamenti climatici, la Federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas (Utilitalia) ricorda di aver pubblicato nei giorni scorsi il Manuale “Note tecniche su crisi idriche, siccità e servizio idrico integrato” che contiene una serie di informazioni fondamentali per comprendere il fenomeno più vasto della siccità, e in particolare vi sono approfonditi i principali aspetti e le strategie da tenere in considerazione per evitare o comunque contenere al massimo il fenomeno delle crisi idriche.
Il drammatico isolamento in casa per le misure di contenimento della pandemia del Covid-19 e delle continue indicazioni e sollecitazioni da parte delle autorità sanitarie di lavarsi spesso le mani, come azione primaria di prevenzione, ci fa cogliere l’importanza di questa preziosa risorsa e della necessità di non sprecarla,che sia sicura in termini sanitari e gestita in modo sostenibile affinché sia disponibile per tutti e, soprattutto, per le future generazioni.
“In questi giorni di emergenza legata al coronavirus i servizi pubblici essenziali dell’acqua, insieme a quelli di ambiente, energia e gas, sono regolari e garantiti, e continueranno ad esserlo da parte di tutte le imprese associate alla Federazione – ha affermato il Presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – La rapida organizzazione dei servizi rispetto alle attività operative e la disponibilità di tutti i dipendenti dei diversi settori, cui va il nostro ringraziamento, insieme all’adozione dello smart working e alla gestione digitale di diverse funzioni di contatto con la clientela, stanno consentendo di continuare ad assicurare servizi fondamentali per tutti i cittadini“.
Come ha recentemente confermato l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) l’acqua del rubinetto è di ottima qualità e assolutamente sicura rispetto ai rischi di trasmissione del virus per cui non sussistono motivi di carattere sanitario che debbano indurre i consumatori a ricorrere ad acque imbottigliate o bevande diverse, e che le correnti pratiche di depurazione sono efficaci nell’abbattimento del virus, dati i tempi di ritenzione e i fenomeni di diluizione che caratterizzano i trattamenti, uniti a condizioni ambientali che pregiudicano la vitalità dei virus (temperatura, luce solare, livelli di pH elevati).
Utilitalia ricorda che il nostro Paese si conferma quello che nell’UE ha il maggior prelievo di acqua potabile con 34,2 miliardi di metri cubi, 9,4 dei quali per uso civile. Al contempo, l’inizio del nuovo anno ha segnato un -75% delle precipitazioni rispetto al 2019, con una temperatura superiore di 1,65 °C rispetto alla media storica.
“Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali non possono più essere considerati avvenimenti eccezionali, ma eventi dalla ricorrenza ciclica, pertanto devono essere affrontati con interventi e processi strutturali sostenibili nel lungo periodo – ha proseguito Valotti – Negli ultimi anni, il 50% delle risorse sono state dirottate verso i servizi di fognatura e depurazione, con l’obiettivo di superare le infrazioni comunitarie; ma per effetto delle modifiche introdotte nella nuova direttiva europea sulle acque potabili e per l’introduzione della regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato, si registrerà un incremento degli interventi sulla rete di distribuzione e per la riduzione delle perdite. Solo un massiccio piano di investimenti potrà consentire di affrontare i cambiamenti climatici e in particolare i periodi fortemente siccitosi”.
Secondo il Rapporto https://www.regionieambiente.it/wef-2020/del World Economic Forum “Global Risks Report 2020”, la crisi idrica è inserita all’8° posto tra i maggiori rischi globali che potrebbero verificarsi nei prossimi 10 e al 5° posto in termini di gravità di impatto.
E l’Italia è sempre più esposta a tale rischio, come evidenzia l’ultimo aggiornamento dell’ Aqueduct Water Atlas Risk, l’iniziativa lanciata nel 2013 dal World Resources Institute (WRI) quale strumento per aiutare aziende, investitori, governi e comunità a comprendere dove e come stanno emergendo i rischi idrici in tutto il mondo, che ha inserito il nostro Paese, seppure all’ultimo posto nel Gruppo dei 44 Paesi che affrontano livelli “elevati” di stress idrico di base (altri 17 Paesi sono inclusi nel Gruppo con livelli “estremamente elevati”).
Per bilanciare parzialmente i periodi di siccità, Utilitalia sottolinea che si dovrebbe riutilizzare acque depurate in agricoltura, applicando all’acqua gli stessi principi dell’economia circolare. Ad oggi in Italia solo il 2% delle acque reflue vengono trattate e riusate.
Per garantire che Italia abbia un approvvigionamento sicuro di acqua potabile, la Federazione sottolinea che sono necessari investimenti pari a 7,2 miliardi di euro: 3,9 nel Sud e nelle Isole; 1,9 al Centro; 1,3 al Nord.
Il numero di investimenti infrastrutturali che dovrebbero essere realizzati per contrastare i fenomeni di siccità sono 734, pari a 50 euro per abitante l’anno per un periodo di 4 anni: si tratta di serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti. Tra gli investimenti già pianificati, il 75% sono destinati a interventi per la costruzione di collegamenti di schemi idrici (3,1 miliardi) e per la riduzione delle dispersioni (2,3 miliardi).
Seguono gli investimenti per nuovi approvvigionamenti (606 milioni), per serbatoi e invasi (359 milioni), per dissalatori (202 milioni) e per il riuso delle acque reflue (43 milioni). La realizzazione di tali interventi comporterebbe una maggiore quantità di acqua disponibile – intesa come acqua recuperata o come acqua supplementare prodotta – stimata in 1,7 miliardi di mc/anno.
All’Assemblea generale dello scorso dicembre la Federazione ha lanciato un Piano di investimenti di 50 miliardi di euro nei prossimi 5 anni,di cui 30 miliardi di euro per il settore acqua.