Acqua Consumi e risparmio Energia Risorse e consumi Risorse e rifiuti Sostenibilità

Utilitalia: 50 miliardi di euro per sostenere il Green New Deal

Utilitalia, la Federazione delle aziende dei servizi pubblici di acqua, ambiente ed energia pronta ad investimenti per 50 miliardi di euro in 5 anni per dare concretezza al Green New Deal, che potrebbero creare 100 mila nuovi posti di lavoro tra occupazione diretta ed indotto e fornire una decisa spinta ai servizi pubblici del Mezzogiorno.

Un piano di investimenti da 50 miliardi di euro nei prossimi 5 anni nei settori acqua (30 miliardi), rifiuti (8 miliardi) e energia (12 miliardi) per supportare la crescita sostenibile del Paese: è quanto prevede il Piano lanciato il 17 dicembre 2019 nel corso dell’Assemblea Generale da Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas.

Gran parte degli investimenti già figura nei piani industriali delle nostre aziende  e sarebbe paradossale che si bloccassero a causa di ostacoli burocratici che paralizzano l’intero comparto infrastrutturale – ha spiegato il Presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – Dare concretezza al green new deal è tra le nostre priorità e ciò sarà possibile con un’azione congiunta con il Governo, cui non si chiedono fondi ma semplificazione normativa e azioni per supportare gestioni più efficienti dei servizi: bisogna favorire misure per snellire le procedure autorizzative, riconfigurare lo schema della gestione diretta dei comuni e i ritardi nello sviluppo di un approccio industriale ai servizi pubblici locali. Vanno inoltre evitate misure che creinoinutile incertezza per quegli operatori che già investono e che attraggano nuovi finanziatori che credono nello sviluppo sostenibile, innescando un circolo virtuoso per la crescita del Paese e il superamento delle differenze territoriali”.

Acqua
Nel settore idrico gli investimenti delle utilities, che 10 anni fa si attestavano sui 0,5 miliardi annui, oggi ammontano a 3 miliardi annui e potrebbero salire a circa 30 miliardi nei prossimi 5 anni.

Si tratta di interventi – molti dei quali di assoluta urgenza – per la riduzione delle perdite di rete, per il miglioramento dei servizi di fognatura e dei sistemi di depurazione per chiudere correttamente il ciclo idrico integrato; ma anche per costruire serbatoi, per nuovi approvvigionamenti, per il riutilizzo delle acque reflue e per le interconnessioni tra acquedotti.

Per la Federazione è necessario ragionare su una riorganizzazione del settore idrico che parta dalla consapevolezza dell’importante sviluppo del servizio per i cittadini registrato in alcune aree del Paese grazie alla presenza di operatori industriali qualificati.

Nel noto ritardo accumulato al Sud ha avuto un ruolo determinante la lentezza di molte Amministrazioni locali nell’applicare una riforma risalente al 1994 (Legge Galli) ed il mancato sviluppo di imprese di gestione efficienti.

Oggi una riforma del settore dovrebbe favorire la nascita di nuovi soggetti industriali e lasciare libertà di scelta a quei territori che hanno dato prova di sapersi organizzare -ha sottolineato Valotti – Inoltre è ormai imprescindibile una strategia nazionale delle risorsa idrica che prenda in considerazione i diversi usi dell’acqua, non solo quello civile ma anche quello agricolo e del sistema produttivo”.

Rifiuti
Anche nel settore della gestione dei rifiuti l’impegno delle associate ad Utilitalia è stato sempre crescente negli ultimi 10 anni, e potrebbe tradursi in investimenti pari a 8 miliardi nei prossimi 5 anni.

Per chiudere il ciclo dei rifiuti in ottica di economia circolare, rispettando anche i parametri europei, servono impianti in grado di trattare 3,5 milioni di tonnellate della frazione organica e circa 1,8 milioni di tonnellate per l’incenerimento: per soddisfare il fabbisogno impiantistico del Paese, particolarmente urgente in alcune aree, servirebbero almeno altri 34 impianti per il trattamento dell’organico (1 al Nord, 11 al Centro, 15 al Sud e 7 nelle Isole) e 4 impianti di incenerimento (2 al Centro, 1 al Sud e 1 nelle Isole).

In queste settimane una serie di Rapporti (Rifiuti Urbani 2019 di ISPRA; WAS Report 2019 di Althesys e Italia del Riciclo 2019 di Fise Assoambiente – FoSS) hanno tutti messo in evidenza le carenze infrastrutturali di trattamento dei rifiuti del nostro Paese che rischiano di compromettere il conseguimento dei nuovi obiettivi previsti dalle Direttive rifiuti del Pacchetto UE sull’economia circolare.

Per Utilitalia, ferma restando l’adozione di politiche che favoriscano la riduzione e il riuso, occorre che i rifiuti vengano avviati a impianti che li trattino per tornare ad essere un nuovo materiale o, qualora non fosse possibile, ne sfruttino comunque il potenziale energetico.

Andrebbe elaborato al più presto – ha osservato Valotti – un piano nazionale sui rifiuti, sia per gli urbani che per gli speciali, che analizzi il reale fabbisogno di trattamento e acceleri, anche attraverso l’introduzione di procedure semplificate, la costruzione delle infrastrutture necessarie ad accompagnare la transizione verso l’economia circolare”.

Energia
Per accompagnare la transizione verso la decarbonizzazione del Paese, garantendo al contempo la sicurezza e l’approvvigionamento del sistema, le utilities locali sono pronte a realizzare investimenti pari a 12 miliardi in 5 anni anche sul fronte energetico: il 50% circa per il settore gas, il 45% per l’elettrico e il 5% circa per il teleriscaldamento.

Il settore ha bisogno di norme atte a garantire lo sviluppo di tecnologie pulite per il riscaldamento delle nostre città, il rilancio dei titoli di efficienza energetica e un miglior equilibrio tra le varie fonti rinnovabili, rilanciando il ruolo dell’idroelettrico; e ancora l’incentivazione di combustibili alternativi – come i biocarburanti, il biometano e l’energia elettrica e i sistemi di accumulo – creando le condizioni per lo sviluppo della domanda e dei necessari interventi infrastrutturali (come i punti di ricarica) per la mobilità sostenibile

Utilitalia sottolinea come tale programma di interventi, in linea con il green new deal del Governo oltre a migliorare i servizi offerti ai cittadini, potrebbe creare 100 mila nuovi posti di lavoro tra occupazione diretta ed indotto e fornire una decisa spinta ai servizi pubblici del Mezzogiorno, a cui serve un grande piano che favorisca l’aggregazione delle imprese pubbliche esistenti sul territorio, per attrarre i privati e le grandi utilities del Centro-Nord nel capitale e nello sviluppo dei progetti.

Tra le criticità segnalate dalla Federazione all’Esecutivo, c’è la questione dell’Art. 177 del Codice degli Appalti, che metterebbe in serio pericolo migliaia di posti di lavoro e la possibilità di realizzare investimenti.

L’articolo in questione stabilisce l’obbligo per i concessionari dei servizi di affidare a terzi, mediante procedure ad evidenza pubblica, una quota pari all’80% dei contratti di lavori, servizi e forniture riferiti alle concessioni di importo pari o superiore a 150.000 euro.

Su questo articolo l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) era già intervenuta con una segnalazione a Parlamento e Governo, evidenziandone i potenziali effetti negativi in termini di discontinuità e scarsa qualità del servizio reso, con un possibile aumento dei costi, che si riverserebbero sulle tariffe praticate agli utenti..

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.