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WEF 2020 (21-24 gennaio 2020): alle prese con i rischi ambientali

Alla vigilia del WEF 2020 di Davos l’annuale Rapporto “Global Risks” segnala che gli esperti e i decision maker hanno inserito ai primi 5 posti tra i rischi che potrebbero minacciare il benessere dell’umanità nei prossimi 10 anni quelli ambientali.

Come da consuetudine che si perpetua da 15 anni, nei giorni che precedono l’annuale World Economic Forum (Davos, 21-24 gennaio 2020), che riunisce i leader mondiali per discutere i programmi globali, regionali e di settore all’inizio di ogni anno, al fine di “migliorare lo stato del mondo”, come prevede la mission del Forum, viene pubblicato il “Global Risks Report”.

Ampiamente riconosciuto come una delle pubblicazioni più significative sui rischi globali a medio-lungo termine, il “Global Risks Report 2020” presentato il 15 gennaio 2020, prodotto dal World Economic Forum (WEF), in collaborazione con Marsh & McLennan Companies e Zurich Insurance Group, ha l’obiettivo di offrire ai decision maker e alla società civile, più in generale, uno strumento per comprendere come identificare i maggiori rischi che si affacciano sul panorama mondiale, e di fornire al contempo un importante contributo di discussione al Forum per le relative interconnessioni, in modo da passare dal “cosa” a “come”, ovvero quali iniziative sviluppare e quali azioni sono necessarie per rispondere alle principali sfide emergenti.

La 50ma edizione del Forum ha per tema quest’anno “Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World” (I portatori di interessi per un mondo coeso e sostenibili) e si concentrerà su 4 principali questioni globali:
come affrontare le urgenti sfide climatiche e ambientali che stanno danneggiando la nostra ecologia ed economia;
come trasformare le industrie per raggiungere modelli di business più sostenibili e inclusivi, adeguandole alle nuove priorità politiche, economiche e sociali e ai cambiamenti dei modelli commerciali e di consumo;
come governare le tecnologie che guidano la Quarta Rivoluzione Industriale in modo da favorire le imprese e la società, minimizzando i relativi rischi
come adattarsi alle tendenze demografiche, sociali e tecnologiche rimodellando l’istruzione, l’occupazione e l’imprenditorialità.

Il panorama politico è polarizzato, il livello dei mari si sta innalzando e gli incendi climatici stanno imperversando – ha affermato Børge Brende, del WEF ed ex Ministro norvegese in più Governi – Questo è l’anno in cui i leader mondiali devono lavorare con tutti i settori della società per sanare e rafforzare i nostri sistemi di collaborazione, non solo per ottenere un vantaggio nel breve termine ma per affrontare i rischi comuni più profondamente radicati. La sfida è che non stiamo sbloccando gli investimenti necessari. A causa di un mondo polarizzato non siamo in grado di concordare le misure per fissare un prezzo sulle emissioni”.

Il Report del WEF è un’indagine che offre una prospettiva dei rischi a più alto impatto e con le maggiori probabilità che accadano nel corso dell’anno appena cominciato e, in prospettiva, nel prossimo decennio, alla cui redazione hanno contribuito 750 esperti che hanno valutato 30 differenti rischi globali e le tendenze che potrebbero amplificarli o contenerli, raggruppati nelle tradizionali 5 Categorie (rischi economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici).

Per la prima volta da quando il Rapporto viene redatto, i primi 5 rischi globali che vengono percepiti come possibili eventi nel corso dei prossimi 10 anni sono tutti ambientali:
1. Eventi meteorologici estremi con gravi danni a beni, infrastrutture e perdite di vita umana.
2. Fallimento delle politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici da parte di Governi e Imprese.
3. Catastrofi naturali come terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche e tempeste geomagnetiche.
4. Perdita di biodiversità e collasso dell’ecosistema (terrestre o marino), con conseguenze irreversibili per l’ambiente e grave impoverimento delle risorse umane e industriali.
5. Danni ambientali e catastrofici causati dall’uomo, compresi i reati ambientali, quali fuoriuscite di petrolio e contaminazione radioattiva.

In termini di gravità dell’impatto, il rischio maggiore è stato considerato il fallimento delle politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, seguito da armi di distruzione di massa (rischi geopolitici), perdita di biodiversità, eventi meteorologici estremi e crisi idrica (rischi sociali, anche se può essere ricondotta a situazioni di tipo ambientale).

Il cambiamento di percezione dei rischi si è spostato dalle cause economiche ai cambiamenti climatici, tuttavia “Poiché i rischi ambientali ed economici sono indissolubilmente legati – ha sottolineato Emilio Granados Franco, responsabile dei rischi globali e dell’agenda geopolitica al World Economic Forum e principale autore del Rapporto in un editoriale sul sito del WEF – le percezioni del rischio che rappresentano solo un raggruppamento potrebbero a medio termine dar luogo ad altri punti ciechi, facendo mancare l’integrazione negli sforzi di mitigazione”.

A Davos la prossima settimana hanno annunciato la loro presenza anche il Presidente USA Donald Trump e quello del Brasile Jair Bolsonaro, ma Klaus Schwab, fondatore e attuale Direttore esecutivo del WEF, ha invitato per il 2° anno consecutivo Greta Thunberg per cui è probabile che si assisterà ad un nuovoduello a distanza a colpi di tweet tra la giovane ambientalista svedese e i due Presidenti negazionisti dei cambiamenti climatici.

In una lettera aperta pubblicata sul “Guardian”, la Thunberg e altri 21 giovani attivisti per la lotta climatica chiedono ai leader globali di porre immediatamente fine alla “follia” degli enormi investimenti in corso nell’esplorazione di combustibili fossili e dei notevoli sussidi concessi a carbone, petrolio e gas.
In caso di emergenza bisogna uscire dalla zona di comfort e prendere decisioni che potrebbero non essere molto comode o piacevoli“.

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