Cambiamenti climatici Clima

Rapporto di TPI: una bandierina rossa sulla COP26

L’annuale Rapporto di Transition Pathway Initiative (TPI) rappresenta un segnale di allarme per la COP26 di Glasgow, con l’80% delle imprese quotate in borsa che, pur avendo dichiarato impegni per la transizione low carbon in linea con l’Accordo di Parigi, sono fuori traiettoria, e con il rischio che i Governi concentrino gli investimenti sull’emergenza economica a breve termine del Covid-19, distraendoli da quelli per scongiurare gli impatti a più lungo termine dei cambiamenti climatici.

– Oltre l’80% delle società a più alta emissione di carbonio quotate in borsa sono fuori traiettoria per rimanere entro i +2 °C
– Il 29% delle aziende ha migliorato la propria governance dei rischi legati al clima, ma il 9% ha avuto una regressione nell’ultimo anno.
– In tutti i settori, l’intensità media delle emissioni nell’ultimo anno è diminuita solo dell’1,9%.
– Vi è un ampio divario tra gli attuali tassi di riduzione delle emissioni e gli obiettivi prefissati dalle imprese dell’acciaio e del cemento.

Sono questi i principali risultati dell’annuale Rapporto faro State of Transition Report 2020”di Transition Pathway Initiative (TPI), un’iniziativa globale, sostenuta da investitori e fondi di pensione, , per valutare il livello di preparazione delle imprese ad alta intensità di carbonio a virare verso un’economia low-carbon, redatto dal Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment della London School of Economics.

La nostra analisi mostra che non solo poche aziende hanno fissato obiettivi di emissione in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ma non tutte le società che lo hanno fatto sono effettivamente sulla buona strada per raggiungere quegli obiettivi – ha dichiarato Simon Dietz, Professore di politiche ambientali presso il Grantham Institute della LSE – Soprattutto nei settori del cemento, petrolio, gas e acciaio sono poche le aziende che stanno riducendo le loro emissioni abbastanza velocemente per raggiungere i propri obiettivi. In alcuni casi, le imprese che hanno prefissato obiettivi hanno di recente aumentato l’intensità di carbonio nelle loro attività. Questo dimostra che gli investitori non devono guardare solo agli obiettivi fissati dalle aziende, ma anche a quello che stanno effettivamente facendo sul campo e nella sala delle riunioni dei consigli di amministrazione”.

Il Rapporto ha valutato 238 aziende energetiche, industriali e dei trasporti in base alla loro “Carbon Performance“, rispetto a 3 scenari di riferimento relativi all’Accordo di Parigi del 2015:
impegni coerenti con la riduzione delle emissioni sottoscritti dai Paesi (per esempio, i contributi determinati nazionali – NDC);
rimanere entro il livello meno ambizioso dell’Accordo di contenere il riscaldamento globale a 2 °C entro alla fine del secolo;
mantenere il global warming ben al di sotto dei 2 °C.

Le valutazioni sono state effettuate sulla base dei FTSE Russel che forniscono agli investitori un insieme ampio e completo di indici ponderati per la capitalizzazione che misurano l’andamento delle società quotate sui mercati.

Il Rapporto ha rilevato che mentre i settori della navigazione, della carta, delle utility elettriche sono ben avviata nella transizione, riducendo l’intensità delle emissioni mediamente di circa il 4% ogni anno, al di sopra degli obiettivi fissati al 2025, le società petrolifere e gasiere, quelle della siderurgia e le compagnie aeree sono significativamente indietro rispetto alle prestazioni dell’intensità di carbonio.

L’annuale Rapporto di Transition Pathway Initiative (TPI) rappresenta un segnale di allarme per la COP26 di Glasgow, con l’80% delle imprese quotate in borsa che, pur avendo dichiarato impegni per la transizione low carbon in linea con l’Accordo di Parigi, sono fuori traiettoria, e con il rischio che i Governi concentrino gli investimenti sull’emergenza economica a breve termine del Covid-19, distraendoli da quelli per scongiurare gli impatti a più lungo termine dei cambiamenti climatici.

Tra gli altri risultati del Rapporto vengono segnalati:
– il 56% delle aziende evidenzia supporto per gli sforzi internazionali sul clima come l’Accordo di Parigi, ma solo il 40% ha incorporato rischi e opportunità per i cambiamenti climatici nelle loro strategie;
-il 31% delle società indica un prezzo interno del carbonio;
– il 26% inserisce gli scenari climatici nella pianificazione, come raccomandato dalla task force sulle comunicazioni di informazioni di carattere finanziario relative al clima (TCFD);
– il 36% delle aziende europee è allineato all’obiettivo 2 °C o meno, rispetto al 16% delle imprese nordamericane, al 10% di quelle giapponesi, al 5% delle cinesi e allo 0% delle russe o africane.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha avvertito che, mentre le emissioni di carbonio probabilmente diminuiranno quest’anno, a medio termine la pandemia di coronavirus potrebbe rallentare la transizione a basse emissioni di carbonio, per l’eventuale sospensione da parte dei Governi e delle imprese a corto di liquidità degli investimenti verdi – ha sottolineato Faith Ward, Co-presidente di TPI e a capo dell’Ufficio Investimenti responsabili presso Brunel Pension Partnership – È quindi estremamente preoccupante che così poche aziende fossero sulla buona strada prima che il virus colpisse. Gli investitori devono ora usare la loro influenza per garantire che gli impegni sul clima vengano accelerati, non messi da parte per far fronte alle esigenze finanziarie a breve termine“.

Nei giorni scorsi, a seguito della pandemia di Covid-19, sono circolate preoccupazioni per gli effetti della pandemia sugli investimenti nell’energia pulita e nell’efficienza energetica per contrastare la minaccia a più lungo termine dei cambiamenti climatici, per concentrare l’attenzione sulla più immediata crisi sanitaria ed economica, di cui si erano fatti interpreti, tra gli altri, il Direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), Fatih Birol e il Direttore dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), Francesco La Camera.

Resta il fatto comunque che il Rapporto di TPI costituisce “una bandiera rossa sulla COP26 a novembre, quando le aspirazioni espresse nell’Accordo di Parigi dovrebbero trasformarsi in impegni nazionali più ambiziosi severi – ha sottolineato a sua volta Loretta Minghella, a Capo degli investimenti della Chiesa anglicana di Inghilterra ed ex Amministratrice di Christian Aid e allontanamento da investimenti e capitali da quelle aziende che non riescono ad allinearsi con un percorso di 2 °C”.

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