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Covid-19: evitare gli impatti sulla transizione energetica

Sia IEA che BNEF intravedono il rischio che la pandemia da Covid-19 rallenti gli investimenti per la necessaria transizione energetica per indirizzarli sulla più immediata crisi economica e sanitaria. Se così fosse, continuerebbe la dipendenza dai combustibili fossili che sono stati i driver dei cambiamenti climatici e corresponsabili degli sconvolgimenti degli ecosistemi terrestri che, indirettamente, determinano la diffusione delle epidemie.

La pandemia del nuovo coronavirus (Covid-19) quest’anno potrebbe determinare un crollo delle emissioni globali di carbonio, ma al contempo potrebbe minare gli investimenti nell’energia pulita e nell’efficienza energetica, riducendo l’attenzione per la minaccia a più lungo termine dei cambiamenti climatici per concentrarla sulla più immediata crisi sanitaria.

Non c’è nulla da festeggiare in un probabile declino delle emissioni indotto dalla crisi economica, poiché in assenza delle giuste politiche e di misure strutturali questo declino non sarà sostenibile“.

Ad affermarlo è il Direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), Fatih Birol in un commento pubblicato il 14 marzo 2020 sul sito dell’Agenzia.

La settimana prima la IEA aveva pubblicato l’ultimo Rapporto previsionale sul Mercato petrolifero  che prevede per la prima volta il calo della domanda di petrolio per l’espandersi in tutto il mondo del Covid-19, anche se è ancora presto per sapere il grado di impatto che avrà sull’economia globale.

Il virus sta alimentando i timori di una recessione economica globale e ha contribuito a innescare uno dei più forti crolli dei prezzi del petrolio negli ultimi 30 anni, anche per la guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, bruciando miliardi di dollari di entrate delle più grandi compagnie energetiche del mondo.

Questa situazione, comunque, per la IEA potrebbe costituire la cartina di tornasole del reale impegno dei Governi e delle Imprese per la transizione energetica pulita.

Il recente forte calo dei prezzi del petrolio è anche una grande opportunità per i Paesi di abbassare o rimuovere i sussidi per il consumo dei combustibili fossili – ha sottolineato Birol – Oggi in tutto il mondo vengono elargiti circa 400 miliardi di dollari di questi sussidi e oltre il 40% di essi rende i prodotti petroliferi più economici. Possono esserci buoni motivi per cui i Governi rendano l’energia più economica, in particolare per i gruppi più poveri e più vulnerabili. Ma molti sussidi sono mirati in modo inefficiente, a vantaggio sproporzionato di segmenti più ricchi della popolazione che utilizzano molto più carburante sovvenzionato. In pratica, l’effetto della maggior parte dei sussidi è quello di incoraggiare i consumatori a sprecare energia, aggiungendo inutilmente emissioni e aggravando le voci dei bilanci pubblici, mentre potrebbero essere altrimenti dirottati verso altre priorità verso istruzione e assistenza sanitaria”.

Le preoccupazioni del Direttore della IEA sono suffragate anche dall’ultimo report Covid-19: Impact on Clean Energy, Transport and Materials”, rilasciato il 12 marzo 2020 da Bloomberg New Energy Finance (BNEF).

L’influente società di analisi ha ridotto le previsioni della domanda globale di energia solare nel 2020 del 16%, rilevando che il settore è fortemente dipendente dalla Cina, dove sono stati introdotti limiti rigorosi alla circolazione e alle attività commerciali per cercare di fermare ulteriormente la diffusione del virus.

Di conseguenza, mentre BNEF aveva previsto che la domanda di energia solare raggiungesse tra 121-152 GW nel 2020, ora ha ridimensionato le sue previsioni a 108-143 GW, segnalando il primo calo annuale di capacità aggiunta di almeno tre decenni.

Il settore eolico globale potrebbe andare un po’ meglio, secondo BNEF, grazie ai tempi più stretti di consegna e più rigorosi di pianificazione, e per le attrezzature specializzate che vengono spesso noleggiate per un tempo più limitato. Ciononostante, BNEF mette in guardia sull’eventualità che debba rivedere al ribasso le previsioni originarie del 2020 per lo sfruttamento della capacità eolica, che aveva stimato per quest’anno in nuovi impianti onshore e offshore in 75,4 GW.

L’analista si aspetta che i venti contrari del Covid-19 colpiscano sia il mercato automobilistico globale sia il fiorente mercato delle batterie, che insieme potrebbero determinare un anno piuttosto burrascoso per la crescita dell’auto elettrica.

Il mercato delle batterie si ridurrebbe del 4%, rispetto alle previsioni formulate prima della pandemia, per effetto dell’interruzione delle catene di approvvigionamento in Asia e un contemporaneo calo della domanda, dal momento che politici e imprenditori rivolgeranno la loro attenzione a misure di stimolo a breve termine, anziché alla realizzazione di infrastrutture pulite a più lungo termine.

Il Rapporto di BNEF afferma che il mercato automobilistico globale “è molto sensibile alle condizioni macroeconomiche e sarà colpito duramente dal coronavirus e da qualsiasi contrazione economica che lo accompagnerà, in particolare in Cina dove avrà conseguenze per i veicoli elettrici e la domanda di batterie“.

BNEF ha spiegato, inoltre, che mentre la pressione sulla fornitura di componenti e attrezzature chiave per le energie rinnovabili e le tecnologie pulite probabilmente in Cina si allenterà a mano a mano che le sue fabbriche le sue fabbriche, le maggiori preoccupazioni sussistono per la domanda “dal momento che i politici potrebbero distogliere l’attenzione dall’energia pulita a più urgenti preoccupazioni“.

Anche l’analisi di BNEF solleva preoccupazioni sul fatto che l’inevitabile rallentamento economico derivante dalla crisi del coronavirus potrebbe causare un duro colpo ai tentativi globali di implementazione delle fonti di energia pulite e liberare il mondo dalla dipendenza dai combustibili fossili

Se la comparsa del “cigno nero” dovesse bloccare gli investimenti per i progetti infrastrutturali per la transizione energetica, si rischia che si materializzino poi i “cigni verdi” della catastrofe climatica.

Peraltro, senza volerci sostituire agli scienziati nel dare le adeguate risposte, non è improbabile che il numero non indifferente di epidemie e pandemie che si sono susseguite negli ultimi venti anni (Ebola, Sars, Zika, Mers, H1N1 e ora Covid-19) possa essere correlato alla distruzione degli ecosistemi provocati dalle attività umane e dal global warming indotto dalle emissioni di gas serra.

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