Clima

Stato del clima 2020: in Europa è stato l’anno più caldo di sempre

Dopo il Rapporto della WMO, il Rapporto sullo Stato del Clima in Europa di Copernicus Climate Change Service diffuso in occasione del Vertice virtuale sul Clima indetto dal Presidente statunitense, conferma che il global warming non si arresta neppure con il rallentamento economico indotto dalla pandemia e che è importante utilizzare le informazioni per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato per l’Europa con almeno 0,4 gradi sopra la media dei 5 anni più caldi, verificatisi tutti nell’ultimo decennio.

A certificarlo è il RapportoEuropean State of the Climate 2020(ESOTC) di Copernicus Climate Change Service (C3S) per conto della Commissione UE, implementato dall’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Terra (22 aprile 2021) e dell’avvio del Vertice sul Clima dei Capi di Stato e di Governo, indetto dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden..

Il Rapporto sullo Stato del Clima in Europa è rivolto ad un pubblico non specializzato interessato agli eventi climatici dello scorso anno e ai cambiamenti climatici a lungo termine. Oltre alla panoramica sulle condizioni climatiche della regione europea con un focus sull’Artico, esplora le variabili climatiche chiave intervenute in ogni parte del sistema Terra, fornendo anche aggiornamenti sulle tendenze a lungo termine dei principali indicatori climatici e costituendo un importante punto di riferimento per le valutazioni future dell’ambiente. Peraltro, lo State of the Global Climate 2020” dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), presentato il 19 aprile 2021 presso la sede delle Nazioni Unite di New York, si avvale delle informazioni generate da C3S.

Il rapporto sullo stato del clima in Europa 2020 offre un’analisi completa degli eventi climatici europei rilevanti, prendendo in considerazione molteplici indicatori climatici e confrontandoli anche con il contesto globale – ha commentato Carlo Buontempo, Direttore del C3S – Analizzare l’interazione di variabili come la temperatura, il ghiaccio marino, le precipitazioni, la portata dei fiumi o l’umidità del suolo sottolinea l’importanza di monitorare tutte le parti del nostro sistema climatico, per comprendere le tendenze climatiche in evoluzione e risalire alla loro origine grazie al tracciamento. È più importante che mai utilizzare le informazioni disponibili per agire e adattarsi al cambiamento climatico e accelerare i nostri sforzi per ridurre i rischi futuri”.

L’autunno e l’inverno in Europa sono stati i più caldi registrati, con l’ultima stagione che ha stabilito un nuovo record con 3,4 °C al di sopra la media registrata nel periodo 1981 – 2010 e circa 1,4° C in più rispetto al record precedente. L’Europa nord-orientale è stata eccezionalmente calda con temperature di 1,9 °C al di sopra della media delle registrazioni precedenti. Durante l’inverno, in questa regione sono state registrate temperature massime e minime rispettivamente fino a 6 °C e 9 °C al di sopra della media del periodo 1981 – 2010.

In Europa nel 2020 le ondate di caldo non sono state così intense o durature come negli ultimi anni, anche se durante l’estate, episodi di temperature molto elevate si sono verificati a livello regionale e hanno portato a nuovi record di temperatura, come in Scandinavia a giugno e in Europa occidentale ad agosto. In agosto, una dorsale di alta pressione ha portato aria calda dall’Africa, spingendo in alto le temperature superficiali e provocando temperature notturne particolarmente calde in Europa occidentale. In Francia sono stati battuti diversi record di temperatura massima per il mese di agosto.

A febbraio precipitazioni intense hanno colpito una vasta area dell’Europa, a cui ha fatto seguito una delle primavere più secche degli ultimi 40 anni, sia dal punto di vista dell’umidità del suolo sia delle precipitazioni. Questa transizione dall’umido al secco ha avuto un impatto notevole in tutto il continente, causando il passaggio da un’alta a una bassa portata dei fiumi in alcune parti dell’Europa nord-occidentale, come è successo al bacino del fiume Reno. Per l’Europa, la portata media dei fiumi in aprile e maggio è stata la più bassa mai registrata dal 1991.

Durante l’estate l’Europa è stata colpita da fenomeni di accentuata siccità che hanno causato incendi a livello locale, in particolare nei Balcani e nell’Europa orientale alla fine dell’inverno e in primavera, mentre complessivamente la media regionale è rimasta prossima a quella del periodo 1981-2010. 

L’inizio di ottobre è stato segnato dalla tempesta Alex, la prima della stagione delle tempeste invernali del 2020-21 con precipitazioni insolitamente elevate che hanno battuto il record di un giorno nel Regno Unito, nella Francia nord-occidentale e nelle Alpi meridionali. Anche il lato francese e quello italiano delle Alpi Marittime sono stati colpiti da precipitazioni giornaliere che in alcuni luoghi hanno superato di 3 volte la media di ottobre. La tempesta Alex ha causato un aumento della portata dei fiumi superiore alla media in gran parte dell’Europa occidentale, con

Nell’Artico il 2020 è stato il secondo anno più caldo, con una temperatura superficiale dell’aria di 2,2° C sopra la media del periodo 1981-2010. Mentre la prima parte dell’anno è stata più fredda della media in gran parte dell’Artide, l’estate e l’autunno hanno compensato con le temperature più alte mai registrate. Copernicus precisa che queste elevate temperature sono state determinate principalmente da un anno eccezionalmente caldo nella Siberia artica. Per questa regione, il 2020 è stato l’anno più caldo con temperature di 4,3 °C sopra la media, 1,8 °C in più rispetto al record precedente. Il ghiaccio marino è stato ai minimi storici per la maggior parte dell’estate e dell’autunno nei mari artici adiacenti. Le temperature da record in primavera e in autunno hanno anche portato a una copertura nevosa inferiore alla media. È probabile che questo abbia contribuito all’aumento di calore, poiché meno energia solare è stata riflessa ma al contrario è stata assorbita dalle superfici più scure non innevate.

ll raggiungimento di una economia climate neutral richiede la piena mobilitazione della società, dei governi e dell’industria, che a loro volta devono essere in grado di considerare gli impatti climatici inevitabili – ha dichiarato Matthias Petschke, Direttore della sezione Spazio della Direzione generale Industria della difesa e Spazio della Commissione UE – Il Green Deal mira a incorporare questo obiettivo nelle politiche di governo, e trasformare la sfida climatica in un’opportunità. I dati, gli strumenti e i prodotti aperti al pubblico, che sono forniti attraverso Copernicus Climate Change Service, incluso il Rapporto sullo stato del clima in Europa, sono un importante contributo alla realizzazione di queste ambizioni”.

Ricordiamo che la Commissione UE ha appena dato avvio al Centro di conoscenze sull’osservazione della Terra (KCEO) con l’obiettivo di migliorare le politiche, in particolare quelle a supporto del Green Deal europeo attraverso i dati e le informazioni raccolti dai satelliti attraverso il Programma Copernicus.

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