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Sostenibilità è qualità: cittadini sempre più informati e attivi

Il Rapporto Sostenibilità è qualità 2025, promosso da Fondazione Symbola, Ipsos e Camera di Commercio di Brescia, conferma che per gli italiani la sostenibilità è sempre più sinonimo di qualità. Questo vale soprattutto nei settori agroalimentare ed edilizio, dove i consumatori dichiarano una forte propensione a riconoscere un valore aggiunto – anche economico – ai prodotti e agli immobili sostenibili.

Negli ultimi anni si è assistito ad una costante crescita dell’importanza che i cittadini attribuiscono al tema della sostenibilità, entrato ormai nella quotidianità delle persone. Molti cittadini sono sempre più informati, più consapevoli e attivi, e quindi più disponibili a mettere in discussione abitudini consolidate, stili di vita e modelli di consumo ancorati al passato.

Cosa spinge verso una maggiore attenzione e un maggior interesse per la sostenibilità?
Come si spiega questo profondo cambio di atteggiamento e di prospettiva che sta investendo anche il nostro Paese, consentendo di superare le resistenze al cambiamento?

Secondo il Rapporto Sostenibilità è qualità”, promosso da Ipsos e Fondazione Symbola,in collaborazione con la Camera di Commercio di Brescia, e presentato il 30 maggio 2025, il driver principale che spinge verso comportamenti responsabili è la qualità percepita dell’offerta, seguita da motivazioni etiche e da una crescente preoccupazione per l’ambiente, le disuguaglianze e le condizioni sociali. Tuttavia, rimane elevata la difficoltà nel distinguere le imprese autenticamente sostenibili da quelle che praticano green o social washing. Per affrontare le sfide ambientali e sociali serve un impegno collettivo, che coinvolga istituzioni, imprese, cittadini e comunità scientifica, per costruire un’economia più giusta e competitiva.

La sostenibilità non solo è necessaria, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci difuturo – ha dichiarato Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola – In Italia in particolare, la sostenibilità è strettamente connessa con la coesione, la bellezza e l’innovazione. L’indagine conferma la crescente attenzione che c’è nel nostro Paese alla sostenibilità. La percezione di qualità dei beni prodotti in modo sostenibile spinge il consumatore verso acquisti più responsabili e i tre driver che spingono ad una maggiore attenzione alla sostenibilità sono la qualità (69,6%), la preoccupazione (22%), l’etica (7,4%). La sostenibilità ambientale è una sfida che guarda al futuro per il bene del territorio, delle comunità. scommettere su un’Italia che fa l’Italia è la chiave per rafforzare la nostra economia”.

Il Rapporto ha confermato la continuità di tendenze riguardo ai motivi che spingono le persone verso pratiche sostenibili. I risultati sottolineano il ruolo predominante della qualità come principale motore della sostenibilità, con un contributo del 69,6%. In particolare, la percezione di innovazione e alta qualità dei prodotti sostenibili è la componente della qualità più determinante. Seguono la crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici e il futuro del Pianeta, che rappresenta il 22,0%, e l’etica, che contribuisce al 7,4%. Questi dati riaffermano che la sostenibilità non è più solo una questione ambientale, ma un impegno complesso che intreccia qualità percepita, preoccupazioni globali e principi morali.

La maggiore enfasi posta dagli individui sul concetto di qualità rappresenta una vera e propria svolta culturale e porta con sé molte implicazioni di grande interesse. Innanzitutto, fino a non molti anni fa ciò che era associato alla sostenibilità rappresentava un prodotto meno “efficace”, meno soddisfacente, scelto più per una questione valoriale a scapito di una piena soddisfazione.

La sostenibilità non è più solo una scelta individuale, ma una necessità collettiva – ha sottolineato Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos – Il cambiamento che stiamo vivendo va oltre la semplice reazione alle crisi politico-economiche: si tratta di un profondo mutamento culturale. Il 2025 segna un punto di svolta: mentre il mondo si prepara a superare gli ostacoli del recente passato, le aziende, ora più che mai, sono protagoniste di questa trasformazione, motivate non solo da regolamenti e aspettative sociali, ma dalla consapevolezza che la sostenibilità è strettamente legata alla qualità e alla redditività a lungo termine. Gli individui oggi mostrano una maggiore consapevolezza e un desiderio crescente di partecipare a iniziative sostenibili che riflettano i loro valori personali e che offrano anche un’opportunità di realizzazione. Le aziende che hanno saputo integrare etica e qualità produttiva ci raccontano un modello di successo, un esempio da seguire che promuove una filosofia vincente per tutti“.

Rispetto alla propria tensione alla sostenibilità, in termini di familiarità con il concetto e di attitudine ad adottare comportamenti sostenibili, si possono identificare 4 gruppi tipologici.
1. Sostenitori: individui che comprendono la sfida e adattano attivamente il loro comportamento.
2. Aperti: coloro che riconoscono la rilevanza della sostenibilità, ma fanno fatica a tradurre questa consapevolezza in azioni concrete.
3. Scettici: persone che riconoscono i cambiamenti climatici ma nutrono dubbi sull’efficacia della sostenibilità, spesso percependola come una questione di marketing.
4. Indifferenti: individui che si disinteressano dei temi della sostenibilità, percependoli distanti dalle proprie possibilità d’azione e dalle proprie priorità.

Nel corso del tempo (il Rapporto Sostenibilità è qualità è alla sua III edizione), si è osservato un incremento numerico dei Sostenitori convinti (crescono al 26% rispetto al 24% del 2024), mentre gli aperti al tema sono il 41%. Complessivamente, il 67% degli italiani mostra un atteggiamento positivo verso la sostenibilità.

Quest’anno il rapporto, oltre ai temi di carattere generale, ha voluto approfondire settori di particolare interesse per l’economia nazionale, in particolare il settore dell’agroalimentare e quello dell’edilizia.

Nel settore agroalimentare, è possibile affermare che circa 6 italiani su 10 si considerano consumatori etici e sostenibili nelle loro scelte di acquisto. L’89% è disposto a pagare di più per prodotti di origine animale di alta qualità mentre l’87% per prodotti vegetali di alta qualità. Rispetto alle aziende di altri Paesi Europei, le aziende alimentari italiane si distinguono per una maggiore attenzione alla qualità (52%).

Nel settore dell’edilizia, la sostenibilità è sinonimo di qualità quando coniuga certificazioni ambientali; buona integrazione con il territorio circostante/rispetto delle caratteristiche urbane del territorio e attenzione alla sicurezza dei lavoratori. Nella scelta di un immobile, la valutazione della classe energetica è presa molto in considerazione (74%), mentre la vicinanza a parchi e spazi verdi ha un peso decisionale inferiore (66%). L’88% è disposto a pagare di più per un immobile di qualità, e il peso della sostenibilità nella propensione a pagare di più per un immobile di alta qualità è significativa (48%). Le aziende del settore edilizia sono viste più attive nel recupero energetico abitativo, che è anche l’ambito dove la cittadinanza richiede effettivamente un maggiore impegno.

La ricerca della Fondazione Symbola fornisce un importante approfondimento – ha affermato Roberto Saccone, Presidente della Camera di Commercio di Brescia- che aiuta a capire l’evoluzione dello stile di vita e di consumo dei cittadini e, conseguentemente, i nuovi trend del mercato che, comunque, è sempre il principale punto di riferimento per le imprese. i risultati in essa esposti confermano che la sostenibilità rappresenta per le imprese una vera e propria opportunità in quanto quelle che convintamente perseguono tali obiettivi vengono oggi premiate da un cittadino/consumatore, sempre più attento e sensibile a questi temi. gli obiettivi di sostenibilità, pertanto, non devono più essere considerati un mero adempimento, ma una scelta strategica che orienta le decisioni delle imprese, anche a prescindere dalle indicazioni contenute negli interventi formativi”.

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