Inquinamenti e bonifiche Risorse e rifiuti Sostenibilità

Shopper biodegradabili ma non innocui

Al Forum sull’economia dei rifiuti organizzato da PolieCo, sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Pisa sui rischi dall’immissione negli ecosistemi costieri di shopper, anche di quelli biodegradabili/compostabili.

All’XI Forum sull’economia dei rifiuti (Ischia, 20-21 settembre 2019), organizzato da  PolieCo (Consorzio Nazionale per il Riciclaggio dei rifiuti dei Beni a base di Polietilene) e patrocinato da: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali e Ministero della Salute, è intervenuta Elena Balestri, Dottore di ricerca presso l’Università di Pisa-Dipartimento di Biologia, che si occupa di conservazione, gestione e recupero degli ecosistemi costieri, che ha presentato i risultati di una ricerca pubblicati sul numero di luglio di Ecological Indicators sulla fitotossicità dei sacchetti di plastica rilasciati scorrettamente nell’ambiente, di cui è stata la principale autrice.

Recentemente – ha affermato la Balestri – sono state immesse in commercio nuove tipologie di buste, certificate come biodegradabili/compostabili e i cui vantaggi sull’uso in termini di sostenibilità e di salvaguardia dell’ambiente marino sono stati oggetto di una grande campagna mediatica”.

Le buste compostabili sono state progettate per essere conferite al termine del loro ciclo di vita agli impianti di compostaggio industriale,  “dove vengono sottoposte – ha spiegato la ricercatrice – a una serie di trattamenti e specifiche condizioni chimico/fisiche e biologiche, condizioni che difficilmente si riscontrano negli ambienti naturali”.

Dagli  studi condotti da Balestri e colleghi è emerso che “alcuni tipi di buste biodegradabili/compostabili se disperse nell’ambiente marino, si degradano più lentamente di quanto osservato negli impianti di compostaggio e potrebbero alterare lo sviluppo di specie vegetali e poiché nei prossimi decenni è previsto un consistente aumento della produzione di buste compostabili, l’impatto ecologico causato dalla possibile introduzione, accidentale o deliberata, di questi oggetti negli ambienti costieri è fonte di crescente preoccupazione da parte della comunità scientifica”. 

In particolare, è stato osservato un deterioramento nell’ambiente naturale della busta, in termini di peso, dopo sei mesi. Peraltro, un precedente Studio, condotto dall’Università di Plymouth (Gran Bretagna), aveva dimostrato che gli shopper biodegradabili erano ancora in grado di trasportare la spesa dopo essere stati esposti nell’ambiente per 3 anni.

I risultati dei nostri studi dimostrano che le buste compostabili potrebbero alterare alcune variabili chimiche e fisiche dell’acqua e del sedimento marino rilevanti per le piante, quali pH, salinità e ossigeno – ha osservato la Balestri – Inoltre non è escluso che possano rilasciare nell’ambiente composti chimici organici. In conclusione, la certificazione di biodegradabilità/compostabilità non esclude che buste ed altri oggetti monouso possano avere un impatto sugli organismi vegetali e sugli ecosistemi costieri, se immessi scorrettamente nell’ambiente”.

La ricerca condotta si riferisce, ovviamente, all’immissione delle buste compostabili in circuiti non regolari di smaltimento e sarà seguita da ulteriori approfondimenti.

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