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Servizi pubblici digitali: in UE c’è notevole difformità

Una Relazione della Corte dei conti europea (ECA) sui servizi pubblici digitali ha concluso che la Commissione UE è stata solo parzialmente efficace nell’incoraggiare l’adozione e l’attuazione dei punti chiave del Piano d’azione per l’e-Government 2016-2020 e che vi è stato poco monitoraggio o promozione sistematica dell’iniziativa, per effetto anche di una risposta insufficiente o ritardata da parte degli Stati membri, tra i quali si sono registrati difformità notevole di progressi.

Anche se la Commissione UE ha portato a termine il piano d’azione per modernizzare il settore pubblico e promuovere l’e-government, che offre ai cittadini e alle imprese servizi pubblici tramite Internet, non tutti i servizi pubblici digitali di nuova concezione sono disponibili ovunque nell’UE, a causa soprattutto dei ritardi di attuazione in alcuni Stati membri.

È questa la conclusione a cui è giunta la Corte dei conti europea (ECA) nella Relazione speciale Azioni di e-government rivolte alle imprese” e pubblicata il 6 dicembre 2022, in cui si raccomanda, fra l’altro, di prendere provvedimenti in caso di ritardi nel raggiungimento degli obiettivi digitali a livello nazionale e di promuovere maggiormente i servizi di e-government tra gli utenti.

I servizi pubblici digitali riducono gli oneri amministrativi che gravano su cittadini e imprese rendendo l’interazione con le autorità più rapida, più semplice e meno costosa – ha affermato Ivana Maletić, il Membro della Corte responsabile dell’audit – Le azioni intraprese dalla Commissione, come l’identificazione elettronica, lo sportello digitale unico e l’interconnessione dei registri delle imprese degli Stati membri, non solo aiutano questi ultimi a collegare i propri sistemi e a scambiare le informazioni, ma li spingono anche ad accelerare i cambiamenti e a digitalizzare i servizi pubblici offerti”.

Il Piano di azione per l’e-government era mirato ad avere amministrazioni ed enti pubblici aperti, efficienti e inclusivi in tutta l’UE entro il 2020. La Commissione europea ha favorito la realizzazione di soluzioni di e-government da parte degli Stati membri attraverso progetti finanziati dall’UE, fornendo assistenza tecnica alle autorità nazionali e promuovendo la collaborazione fra di esse. Il piano d’azione, tuttavia, contemplava solo interventi a carico della Commissione. Agli Stati membri non era imposto alcun obbligo di attuare e utilizzare le soluzioni di e-government sviluppate dalla Commissione, benché il carattere facoltativo delle loro azioni fosse già stato segnalato come altamente problematico in una precedente iniziativa a favore dell’e-government. La Corte ritiene che questo sia uno dei motivi per cui il piano ha stentato a dimostrarsi pienamente all’altezza delle aspettative. Raccomanda quindi alla Commissione di rafforzare il quadro di attuazione per spingere gli Stati membri a sviluppare ulteriormente i servizi di e-government.

La Corte ha confrontato il punteggio complessivo dell’analisi comparativa in materia di e-government per Paese all’inizio e alla fine del periodo di attuazione del Piano d’azione, riscontrando che il punteggio medio (di tutti i 27 Stati membri, UE-27) è passato dal 58,5 % iniziale al 71,9 % al termine del periodo di attuazione. Tutti gli Stati membri hanno compiuto progressi nella fornitura di servizi di e-government. Tuttavia, in alcuni paesi i progressi sono stati più significativi (ad esempio, Ungheria e Lussemburgo) che in altri (ad esempio, Svezia e Germania). L’Italia si colloca appena al di sotto della media UE.

(Fonte: ECA)

In alcuni Paesi l’offerta di servizi pubblici digitali era avanzata molto più in fretta che in altri. Tuttavia, è stato impossibile stabilire se i progressi fossero riconducibili al piano d’azione o ad altri fattori, in quanto gli indicatori esistenti utilizzati dalla Commissione per il monitoraggio non erano direttamente collegati a nessuno degli interventi attuati in forza del piano d’azione. La Corte osserva che la proposta della Commissione del 2021 per un “Percorso per il decennio digitale” prevede un sistema di monitoraggio in base al quale gli Stati membri dovrebbero comunicare tempestivamente i progressi compiuti.

Inoltre, ogni anno dal 2015, la Commissione pubblica anche l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), che mostra i progressi compiuti in materia di e-government negli Stati membri. Si tratta di un indice composito, che monitora la performance digitale complessiva dell’Europa e analizza l’evoluzione degli Stati membri dell’UE in relazione alla competitività digitale. Il DESI comprendeva inizialmente cinque dimensioni, poi ridotte a quattro, tra cui i servizi pubblici digitali (e-government).

La Corte, studiando le analisi comparative in materia di e-government del 2017 e del 2020, ha constatato che i servizi pubblici digitali per le imprese sono molto più maturi di quelli offerti ai cittadini, un fenomeno cui la pandemia di COVID-19 ha dato ulteriore impulso.

Per far conoscere meglio ai cittadini e alle imprese i servizi pubblici digitali disponibili a livello di UE, la Corte raccomanda di sviluppare una strategia promozionale globale, che tenga conto delle attività intraprese dagli Stati membri al riguardo.

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