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Rapporto FAO: a rischio la biodiversità forestale del Mediterraneo

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I cambiamenti climatici, la pressione demografica e gli incendi, secondo il Rapporto della FAO, metteranno a dura prova lo stato delle foreste della regione, determinando effetti negativi sulle stesse condizioni di vita delle popolazioni.

La FAO ha pubblicato il primo Rapporto sullo Stato delle Foreste Mediterranee 2013 (SoFM), alla cui stesura hanno partecipato più di 20 istituzioni scientifiche e tecniche, organizzazioni non governative e vi hanno contribuito circa 50 autori coordinati dalla FAO e da Pan Bleu, il principale centro di sostegno della Commissione mediterranea per lo sviluppo sostenibile.

“Si prevede – si legge nel Rapporto – che le foreste del Mediterraneo saranno tra le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico, mentre sono già sottoposte a forte pressione a causa dell’incremento demografico. Questo causerà una crescente competizione per le già scarse risorse idriche e alimentari della regione”.

Nell’area del Mediterraneo, infatti, nel corso del XX secolo le temperature sono aumentate di 1° C, mentre in certe aree le piogge sono diminuite del 20%. Per la fine di questo secolo si prevede che le temperature saliranno ancora di altri 2° C, fattore che con tutta probabilità metterà alcune specie boschive a rischio d’estinzione con grave perdita di biodiversità.
Inoltre, l’incremento demografico in corso porterà entro il 2050 la popolazione che vive nell’area mediterranea dagli attuali 500 milioni di persone a circa 625 milioni, portando ulteriore pressione sulle foreste come fonte di cibo e di acqua.

La situazione, tuttavia, differisce nelle varie aree della regione, poiché nei Paesi della sponda nord del Mediterraneo l’abbandono delle terre boschive ha causato un drammatico incremento degli incendi boschivi, mentre nella sponda meridionale, la crescita demografica ha causato uno sfruttamento eccessivo della terra a destinazione pascoli o perdita di superficie forestale per guadagnare terreni da coltivare o per l’espansione urbana.

In entrambi i casi, il risultato è stato deforestazione e degrado, acuiti dall’impatto dei cambiamenti climatici e dalla crisi economica. Sono dunque necessarie nuove strategie di collaborazione per riuscire a gestire, in modo sostenibile, questi fragili e vitali ecosistemi – denuncia il Rapporto – In Paesi come la Turchia e la Tunisia, dove vi è stata una forte volontà politica di intervenire, negli ultimi decenni si è recuperata una notevole area forestale”.

Le foreste del Mediterraneo svolgono un grande ruolo di assorbimento del carbonio. Si calcola che nel 2010 abbiano immagazzinato circa 5 miliardi di tonnellate di carbonio, che rappresenta 1.6% dell’assorbimento globale di carbonio dalle foreste, fornendo, inoltre, preziosi servizi ambientali come il controllo delle risorse idriche e del clima, la fornitura di prodotti legnosi e non, e la conservazione della biodiversità. Infatti la regione Mediterranea è una delle aree più ricche di biodiversità al mondo. Vi sono più di 25.000 specie di piante, a paragone delle circa 6.000 censite in Europa centrale e del nord.

Il Rapporto avverte che i cambiamenti climatici potrebbero portare a più frequenti e più gravi incendi. Tra il 2006 ed il 2010  si calcola che nell’area mediterranea siano stati colpiti dagli incendi circa 2 milioni di ettari di superficie forestale.  Senza misure di prevenzione adeguate, tra cui la riduzione del rischio incendi e incendi controllati per bruciare biomassa durante la stagione invernale per ridurre i livelli di materia incendiabile, condizioni climatiche estreme potrebbero causare incendi boschivi di proporzioni catastrofiche.

Il Rapporto, sottolineando che il valore delle foreste mediterranee ed il loro ruolo vitale nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici deve essere riconosciuto a livello locale, regionale e nazionale, fa appello ai Governi e agli operatori forestali affinché promuovano l’uso di prodotti forestali legnosi e non legnosi, ad esempio il sughero, per l’immagazzinamento di carbonio nel lungo periodo, e per potenziare un possibile investimento dei piccoli proprietari che lavorano con i prodotti legnosi e non, e con industrie basate sulle foreste (pinoli, erba alfa, funghi, miele, ecc).

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