Un sondaggio globale tra dirigenti di aziende con un fatturato di almeno un milione di dollari di 15 Paesi, tra cui l’Italia, mostra un sostegno schiacciante a favore di una rapida transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Degli intervistati italiani, più di tre quarti (76%) ritiene che il governo dovrebbe dare priorità alle energie rinnovabili piuttosto che al gas di origine fossile negli investimenti relativi alla produzione di elettricità in futuro.
Il 97% dei dirigenti delle aziende di medie e grandi dimensioni sostiene l’abbandono dei combustibili fossili, e quasi il 78% sostiene il passaggio a un sistema elettrico basato sulle energie rinnovabili entro il 2035 o prima.
È il risultato di “Powering Up: Business perspectives on shifting to renewable electricity”, un sondaggio globale diffuso il 22 aprile 2025 ed effettuato da Savanta, Società leader a livello mondiale nel settore della ricerca e della consulenza, specializzata nel fornire approfondimenti basati sull’evidenza scientifica che promuovono un cambiamento positivo, e commissionato da E3G, prestigioso think tank europeo che opera per accelerare una transizione globale verso un futuro a basse emissioni di carbonio, Beyond Fossil Fuels, una coalizione di organizzazioni della società civile che si batte per una giusta transizione verso un settore energetico europeo completamente basato sulle energie rinnovabili e privo di combustibili fossili entro il 2035, e We Mean Business Coalition, una Ong globale che collabora con le grandi aziende per intervenire sui cambiamenti climatici.
Il campione della ricerca era costituito da 1.477 leader di aziende di medie e grandi dimensioni (con un fatturato di almeno 1 milione di dollari) di 15 Paesi, tra cui l’Italia, per avere una base di dati affidabile degli orientamenti sulla transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.

Risultati chiave
– Competitività in gioco: oltre metà dei dirigenti aziendali afferma che, entro cinque anni, trasferiranno le attività (52%) e le catene di fornitura (49%) in mercati con un migliore accesso ai sistemi energetici basati sulle rinnovabili.
– La sicurezza energetica è fondamentale: tre quarti (75%) dei dirigenti collegano le rinnovabili a una maggiore sicurezza energetica. Il 78% dei dirigenti aziendali tedeschi ritiene che una transizione accelerata verso le rinnovabili ridurrà l’esposizione della Germania alle importazioni di energia volatile.
– Crescita economica e posti di lavoro: il 77% collega le rinnovabili alla crescita economica, mentre il 75% le ritiene fondamentali per la creazione di posti di lavoro.
– Transizione rapida dal carbone: quasi 9 dirigenti aziendali su 10 (87%) che desiderano che il loro governo diano priorità agli investimenti nelle rinnovabili desiderano pure la cessazione dell’utilizzo di energia elettrica prodotta dal carbone entro il prossimo decennio. Oltre due quinti (43%) delle aziende di medie e grandi dimensioni intendono abbandonare l’uso del carbone nelle proprie attività entro il 2030, mentre oltre un quarto (27%) intende seguirne l’esempio entro il 2035.
– Non c’è spazio per il gas: due terzi (67%) dei dirigenti desiderano che il carbone venga gradualmente eliminato e sostituito con rinnovabili, reti elettriche e sistemi di accumulo, senza dover costruire nuove infrastrutture del gas.
Mentre i leader mondiali stanno definendo (con ritardo rispetto alla scadenza prevista di febbraio 2025) i prossimi Piani nazionali sul clima (NDC 3.0), il messaggio delle aziende è inequivocabile: l’energia rinnovabile è la strada migliore per la crescita economica, la sicurezza energetica e la competitività a lungo termine.
Per quanto riguarda le proprie attività, i risultati rivelano che i dirigenti aziendali si aspettano e pianificano una transizione a livello di rete dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e si stanno preparando a generare la propria elettricità pulita entro il prossimo decennio.
Gli ostacoli finanziari e politici che rallentano il ritmo della transizione
– Le aziende hanno individuato i seguenti ostacoli alla transizione: infrastrutture nazionali insufficienti per lo stoccaggio e la distribuzione di energia elettrica rinnovabile (38%), insufficiente disponibilità di fonti di energia elettrica rinnovabile (37%), supporto normativo e politico (36%) e assenza di politiche e piani energetici dettagliati (34%).
– Le aziende vogliono che i governi: forniscano supporto ai lavoratori per riqualificarsi per lavori nel settore delle energie rinnovabili (43%), forniscano incentivi finanziari per progetti di energie rinnovabili (41%), reindirizzino il denaro pubblico dai sussidi ai combustibili fossili a quelli per le energie rinnovabili (38%), accelerino la pianificazione e gli investimenti nello sviluppo e nella modernizzazione delle reti elettriche (38%) e forniscano tempi e obiettivi più chiari per l’implementazione delle energie rinnovabili e dell’accumulo (38%).
– I leader aziendali ritengono che le energie rinnovabili: migliorino la sicurezza energetica riducendo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili (55%), mitighino i rischi legati ai cambiamenti climatici (55%) e migliorino la salute e la sicurezza pubblica (53%).
“L’abbandono dei combustibili fossili non è più oggetto di dibattito: è una realtà economica guidata da aziende che riconoscono l’energia pulita come fondamento per un vantaggio competitivo a lungo termine, la creazione di posti di lavoro e la stabilità dei prezzi dell’energia – ha sottolineato Maria Mendiluce, CEO di We Mean Business Coalition – I leader aziendali stanno investendo nelle energie rinnovabili e vorrebbero fare di più. Hanno bisogno che i governi accelerino la pianificazione e rimuovano i ritardi autorizzativi per le energie rinnovabili, lo stoccaggio e le reti. La determinazione delle aziende a costruire un sistema energetico pulito rappresenta una grande opportunità per i paesi di attrarre investimenti e crescita. Governi e aziende devono collaborare, riqualificando la forza lavoro per beneficiare di nuove opportunità di lavoro“.
I risultati del sondaggio per l’Italia evidenziano che quattro quinti (80%) degli intervistati auspicano il passaggio a una fornitura elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035 o prima. Negli ultimi dieci anni e mezzo, le energie rinnovabili hanno gradualmente sostituito il carbone nella produzione elettrica italiana; il carbone contribuisce attualmente a circa il 2% della produzione totale di energia elettrica in Italia e si prevede che verrà eliminato completamente in tutte le regioni (ad eccezione della Sardegna) entro la fine del 2025. Questa riduzione è in linea con l’opinione della maggioranza dei leader aziendali, che desiderano che il governo dia priorità alle energie rinnovabili nei nuovi investimenti.

Per quanto riguarda la politica energetica, oltre i tre quarti dei dirigenti d’azienda italiani (76%) hanno espresso una forte preferenza affinché il Governo indirizzi i nuovi investimenti verso l’utilizzo di fonti rinnovabili, rispetto al gas, per la generazione di elettricità. Analogamente, una maggioranza ancora più ampia (86%) auspica che, una volta raggiunto l’obiettivo “zero carbone”, le fonti rinnovabili vadano a coprire anche la porzione di energia elettrica nazionale attualmente prodotta dal carbone (2%). La maggioranza dei dirigenti (54%) ritiene che questa soluzione sia positiva per la sicurezza energetica, oltre che per la riduzione dei rischi climatici (64%); infatti, il 95% del gas italiano è importato, il che espone il Paese agli shock di approvvigionamento e alla volatilità dei prezzi.
Sulle priorità di Governo, le richieste di oltre due quinti (44%) dei dirigenti aziendali hanno indicato la necessità di reindirizzare i sussidi ai combustibili fossili verso alternative rinnovabili. Per accedere ai fondi NextGenerationEU, l’Italia deve tagliare 2 miliardi di euro (2,18 miliardi di dollari) di sussidi dannosi per l’ambiente, una cifra equivalente a meno del 10% del totale di tali sussidi.