Lo studio pubblicato su The Lancet Regional Health – Europe, il più ampio condotto finora sulle correlazioni tra consumo di alimenti ultra-processati e mortalità per tutte le cause, che ha preso in esame la dieta alimentare di oltre 428.000 persone di 9 Paesi europei (tra cui l’Italia) per quasi 16 anni e che ha documentato oltre 40.000 decessi, ha rivelato la correlazione tra una dieta che fa largo uso di alimenti ultra-processati e aumento di mortalità per malattie circolatorie, malattie cerebrovascolari, cardiopatia ischemica, malattie digestive e, un esito che non era stato precedentemente valutato, al morbo di Parkinson.
Mangiare molti cibi ultra-processati è associato ad un aumento del rischio di morte del 9% per malattie circolatorie, dell’11% di ictus e del 23% per morbo di Parkinson.
Lo afferma la ricerca “Associations between degree of food processing and all-cause and cause-specific mortality: a multicentre prospective cohort analysis in 9 European countries“, pubblicata sul numero di marzo di The Lancet Regional Health – Europe e condotta nell’ambito di EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), lo studio prospettico che fornisce ai governi e ai funzionari della sanità pubblica le conoscenze necessarie per attuare azioni volte alla prevenzione del cancro e di altre malattie croniche, i cui risultati vengono ampiamente resi disponibili al pubblico, fornendo informazioni vitali sulle sane modifiche alla dieta e allo stile di vita che le persone possono apportare alle loro abitudini quotidiane per prevenire le malattie.
Lo Studio ha preso in esame per circa 16 anni la dieta alimentare di oltre 428.000 persone (d cui il 71,7% donne) di 9 Paesi europei (tra cui l’Italia), escludendo coloro che avevano avuto un cancro, una malattia cardiaca, un ictus o il diabete, o le cui diete si collocavano agli estremi dello spettro. Sono stati documentati 40.016 decessi per tutte le cause e i valori di alimenti ultra-processati (in percentuale di grammi al giorno). Gli alimenti sono stati classificati secondo la classificazione NOVA che raggruppa gli alimenti in 4 categorie: alimenti non trasformati o minimamente trasformati; ingredienti culinari trasformati; alimenti trasformati; alimenti ultra-processati. La dieta alimentare è stata valutata utilizzando questionari validati sulla frequenza alimentare, personalizzati per ciascun Paese.
Gli UPF sono alimenti ad alta densità energetica, ricchi di zuccheri, grassi trans e poveri di proteine e fibre che contengono sostanze chimiche rilasciate da elevate temperature di cottura, dalla produzione alimentare (ad esempio, additivi alimentari, idrogenazione degli oli) e dai materiali di confezionamento che possono avere un impatto negativo sul microbiota e indurre infiammazione. Gli UPF, tra i quali si annoverano anche quelli trattati con trans fat sono prodotti alimentari relativamente economici, convenienti e fortemente commercializzati.
Gli scienziati, affiliati dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e di istituzioni partner, hanno scoperto che il consumo di alimenti ultra-processati era positivamente associato alla mortalità per tutte le cause, nonché alla mortalità per malattie circolatorie, malattie cerebrovascolari, cardiopatia ischemica, malattie digestive e, un esito che non era stato precedentemente valutato, al morbo di Parkinson. Non è stata riscontrata alcuna associazione tra UPF e mortalità per cancro o morbo di Alzheimer. È fondamentale notare che le correlazioni persistevano anche indipendentemente dal consumo di alcol.
Per ogni aumento della deviazione standard nella proporzione di alimenti ultra-processati consumati, i ricercatori hanno osservato che il rischio di morte correlata a malattie circolatorie aumentava del 9% (HR: 1,09, IC al 95%: 1,07-1,12), mentre la mortalità correlata a malattie digestive aumentava del 12% (HR: 1,12, IC al 95%: 1,05-1,20). Inoltre, è stato osservato un sorprendente aumento del rischio del 23% (HR: 1,23, IC al 95%: 1,06-1,42) per i decessi dovuti al morbo di Parkinson.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la sostituzione del 10% dell’assunzione giornaliera totale di alimenti trasformati e ultra-processati con una pari quantità di alimenti non trasformati o minimamente trasformati era associata a un minor rischio di mortalità per tutte le cause e per causa specifica, con riduzioni dal 6% al 9% a seconda del gruppo alimentare sostituito.
I risultati supportano le crescenti prove secondo cui promuovere il consumo di alimenti non trasformati o minimamente trasformati, scoraggiando al contempo il consumo di alimenti altamente trasformati nelle raccomandazioni dietetiche, può essere benefico per la salute.
“Ridurre gli alimenti ultra-processati e adottare una dieta ricca di alimenti non trasformati e minimamente trasformati -ha dichiarato Esther González-Gil, Divisione Nutrizione e Metabolismo dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e autrice corrispondente dello Studio – è un passo proattivo verso una vita più sana“.
Immagine di copertina; Siteman Cancer Center