Un position paper EuRIC Textiles, la branca dedicata al riuso e riciclo tessile della Confederazione Europea delle Industrie di Riciclo, condiviso da UNIRAU, l’Associazione italiana delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani, evidenzia che le proposte di modifica della Convenzione di Basilea, quali quelle avanzate da Danimarca, Francia e Svezia, più che limitare le spedizioni verso Paesi terzi, danneggerebbero il mercato interno UE, ostacolando gli scambi di tessili post consumo tra Stati membri e frenando gli sforzi dell’economia circolare per i prodotti tessili.
Nel corso del Consiglio Ambiente di marzo 2024, i Ministri dell’UE hanno tenuto un dibattito orientativo sulla proposta della Commissione di revisione della Direttiva quadro rifiuti, al fine di ridurre lo spreco alimentare e promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti tessili in tutta l’UE. In particolare, la proposta intende affrontare il problema delle esportazioni illegali di rifiuti tessili verso Paesi non adeguatamente attrezzati per gestirli, integrando le misure previste dal Regolamento sulla spedizione dei rifiuti, secondo cui le esportazioni potranno avvenire solo quando vi siano garanzie che i rifiuti tessili saranno gestiti in modo ecologicamente corretto.
In tale occasione i Ministri di Danimarca, Francia e Svezia hanno presentato un in cui chiedono alla Commissione UE di presentare un progetto di decisione del Consiglio su una proposta comune dell’UE, da presentare alla prossima Conferenza delle Parti della Convenzione di Basilea, per assoggettare i rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici) ai meccanismi di controllo più severi previsti dalla Convenzione.
In merito, EuRIC Textiles, la branca dedicata al riuso e riciclo tessile della Confederazione Europea delle Industrie di Riciclo, in un position paper ha espresso forti dubbi, condivisi da UNIRAU, l’Associazione italiana delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani, su questo possibile approccio.
L’assoggettamento di tutti i rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici) ai meccanismi di controllo della Convenzione di Basilea, e in particolare l’obbligo di notifica e autorizzazione preventiva per iscritto per le spedizioni di rifiuti tessili non pericolosi, secondo EuRic Texitiles, metterà fine a tutti gli sforzi, in termini di economia circolare, del circolo virtuoso del tessile e si rischierà che i prodotti tessili riutilizzabili e riciclabili vengano invece inceneriti o messi in discarica.
In primo luogo, i rifiuti tessili non pericolosi sono la risorsa atta a creare un mercato interno per il riutilizzo e il riciclo in Europa. Poiché non tutti gli Stati membri dell’Unione Europea sono in grado di selezionare o riciclare i rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici) a livello nazionale, il trasporto di tali rifiuti dai punti di raccolta agli impianti di selezione o dalla selezione agli impianti di riciclo è fondamentale. Sottoporre queste spedizioni a una procedura di notifica non solo impone un notevole onere amministrativo, ma ostacola potenzialmente anche la futura scalabilità e l’innovazione. Peraltro, le aziende di selezione e riciclo dei rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici in Europa sono già in difficoltà oggi, e l’aggiunta di una ulteriore procedura di notifica non farà altro che aggravarne l’onere amministrativo e finanziario a loro carico.
In secondo luogo, il vero problema che richiede la nostra attenzione urgente non sono i rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici) spediti in quanto tali, ma le stesse spedizioni, in cui questi rifiuti vengono camuffati da abiti usati e spediti al di fuori dei controlli del regime dei rifiuti. La modifica dei codici della Convenzione di Basilea, secondo EuRIC, non porrà fine a questa terribile pratica. Per garantire che solo i prodotti tessili di seconda mano, e non i rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici), vengano inviati al di fuori del regime dei rifiuti, è estremamente importante disporre di un processo di selezione dettagliato prima di qualsiasi invio al di fuori dell’Europa. Per questo, l’Associazione sostiene fortemente la definizione di criteri di selezione che assicurino l’invio, al di fuori del regime dei rifiuti, solo degli articoli che possono essere effettivamente riutilizzati e che corrispondono ai requisiti della destinazione finale. Già nel 2021, EuRIC Textiles aveva definito tali criteri che spiegano dettagliatamente i processi di raccolta, preparazione al riutilizzo e preparazione al riciclo, stabilendo ciò che le aziende di selezione devono richiedere per dichiarare di aver preparato con successo i prodotti tessili raccolti al riutilizzo. La richiesta di tali criteri, e di una dichiarazione di conformità prima di qualsiasi spedizione al di fuori dell’Europa, garantirà che diventi più complicato o addirittura impossibile spedire rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici) camuffati da abiti usati.
In terzo luogo, la posizione di Francia, Danimarca e Svezia sottolinea che “nel 2019, 1,7 milioni di tonnellate di [rifiuti] tessili sono stati esportati al di fuori dell’UE“, ma omette che questo numero in realtà non distingue tra spedizioni di abiti usati di alta qualità e rifiuti tessili. Come EuRIC Textiles aveva sottolineato in occasione della pubblicazione del briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) pubblicato nel 2023 sui troppi rifiuti tessili esportati dall’UE, attualmente non esiste una distinzione tra rifiuti tessili e prodotti tessili usati nelle classificazioni dei prodotti dell’UE utilizzate per le dichiarazioni di esportazione e le dichiarazioni statistiche per il commercio. Si tratta di una lacuna significativa che porta a statistiche imprecise sulle esportazioni.
Pertanto, EuRIC Textiles esorta gli Stati Membri e la Commissione UE a non modificare i codici della Convenzione di Basilea, le cui conseguenze porterebbero a un blocco degli sforzi in termini di economia circolare da parte dell’industria europea del riutilizzo e del riciclo dei rifiuti tessili (rifiuti di abbigliamento e di prodotti tessili domestici), aumentando gli oneri amministrativi e senza risolvere il problema di fondo.