Circular economy Sostenibilità

Tessili usati: l’UE deve affrontare la sfida di gestire i propri rifiuti

Un briefing dell’AEA, basato su un circostanziato report dell’ETC/CE, sottolinea la necessità che l’UE affronti la sfida dei tessili usati nell’economia circolare, secondo lo linee indicate dalla Strategia UE sui tessili sostenibili e rinnovabili, anche per evitare il rischio che le esportazioni di tali rifiuti, compresi i capi di abbigliamento e scarpe usati, peraltro triplicati negli ultimi 20 anni, proseguano verso l’Africa e l’Asia, con l’incertezza sul destino a cui vanno incontro.

I prodotti tessili usati esportati dall’UE sono triplicati negli ultimi due decenni e i quantitativi potrebbero aumentare ulteriormente, indicando che l’Europa deve affrontare una sfida nel modo in cui gestire i propri tessili usati.

È quanto sottolinea il BriefingEU erxports of used textiles in Eueope’s circular economy”, pubblicato il 27 febbraio 2023 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) e basato su una dettagliata analisi del Centro tematico europeo sull’economia circolare e l’uso delle risorse (ETC/CE) dell’AEA.

Esportazioni di tessili usati dall’UE (UE-27 e Regno Unito) verso il resto del mondo, 2000-2019, in peso (milioni di tonnellate).

I tessili sono in media la quarta maggiore fonte dell’UE di pressione sull’ambiente e sui cambiamenti climatici, come evidenziato in un briefing dell’AEA del 2019 e riconfermato in un altro più recente. Poiché l’attuale capacità di riutilizzo e riciclaggio in Europa sono limitate, un’ampia quota di tessili usati, compresi gli indumenti e le scarpe, raccolti nell’UE viene commercializzata ed esportata in Africa e in Asia, e il loro destino è altamente incerto, con la probabilità elevata che i tessuti che non possono essere riciclati o riesportati finiscano nelle discariche.

Anche le percezioni pubbliche comuni secondo cui le donazioni di abbigliamento usato sono sempre utili in quelle regioni non riflettono la realtà, dal momento che, una volta esportati, il destino dei tessili usati è spesso incerto, afferma l’AEA che esamina i modelli e le tendenze delle esportazioni dell’UE di tessili usati dal 2000 al 2019.

Il briefing mostra anche come alcune sfide relative a queste esportazioni vengono affrontate nelle attuali e proposte politiche dell’UE, tra cui la Strategia sui tessili sostenibili e circolari, inserita nel Pacchetto Prodotti Sostenibili dello scorso anno, volta a garantire che entro il 2030 i prodotti tessili immessi sul mercato dell’UE siano più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili, e realizzati il più possibile con fibre riciclateprivi di sostanze pericolose e prodotti nel rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente.

Le fibre a base biologica utilizzate nell’abbigliamento e in altri prodotti tessili sono spesso considerate alternative più sostenibili, ma un nuovo Rapporto tecnico dell’ETC/CE, contestualmente pubblicato al briefing dell’AEA, dimostra che questo quadro richiede una certa cautela. Sebbene tali fibre offrano il potenziale per allontanarsi dai tessuti sintetici realizzati in plastica (derivati principalmente ​​​​da petrolio e gas), causano altre pressioni ambientali, tra cui l’uso di acqua e suolo legati alle attività agricole, la deforestazione e la lavorazione delle fibre. Inoltre, nel report si sottolinea che la loro origine biologica non li esonera dalle preoccupazioni ambientali legate alle microfibre, ai rifiuti e alla riciclabilità.

Flusso di tessili usati raccolti nell’UE

I risultati chiave del briefing sono:
– Il consumo e la produzione di tessuti sono altamente globalizzati e coinvolgono milioni di produttori e miliardi di consumatori in tutto il mondo. In Europa, il settore impiega 1,7 milioni di persone e gli europei consumano in media 26 kg di prodotti tessili per persona all’anno.
– Nell’ultimo decennio, il prezzo dei vestiti è diminuito rispetto all’inflazione e ogni capo viene utilizzato meno che in passato.
– Le pressioni e gli impatti ambientali e climatici relativi al sistema tessile includono l’uso delle risorse, l’uso del suolo, i cambiamenti climatici e le emissioni di sostanze inquinanti.
– Considerando le pressioni della catena di approvvigionamento dal punto di vista del consumo dell’UE, l’abbigliamento, le calzature e i tessili per la casa è la quarta categoria di pressione più alta – o la quarta peggiore – per l’uso di materie prime primarie e acqua (dopo cibo, alloggio e trasporti). È il secondo più alto per l’uso del suolo e il quinto per le emissioni di gas serra.
– La maggior parte delle pressioni e degli impatti legati al consumo di abbigliamento, calzature e tessili per la casa in Europa si verificano in altre regioni del mondo, dove avviene la maggior parte della produzione. Questo è il caso dell’85% dell’uso di materie prime primarie, del 92% dell’uso dell’acqua, del 93% dell’uso del suolo e del 76% delle emissioni di gas a effetto serra.
– Per ridurre le pressioni e gli impatti ambientali e climatici derivanti dalla produzione e dal consumo di prodotti tessili, pur mantenendo i benefici economici e sociali, sarà necessario un cambiamento sistemico verso la circolarità. Ciò richiederà l’implementazione su larga scala di modelli di business circolari supportati da politiche efficaci in materia di materiali e design, produzione e distribuzione, uso e riutilizzo, raccolta e riciclaggio. Ciò include politiche di prodotto come appalti pubblici verdi, progettazione ecocompatibile, responsabilità estesa del produttore (EPR), etichettatura e standard.

Immagine di copertina: Foto: © Lars Mortensen, AEA

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.