Risorse e rifiuti Sostenibilità

Rifiuti speciali: in crescita i non pericolosi, stabili quelli pericolosi

La 18ma edizione del Rapporto “Rifiuti speciali” di ISPRA/SNPA evidenzia che è il settore delle costruzioni e demolizioni che produce il maggior quantitativo di rifiuti speciali non pericolosi, mentre è quello manufatturiero che produce di più quelli pericolosi.

È stato presentato oggi (18 luglio 2019) a Roma, presso il Senato della Repubblica, il RapportoRifiuti Speciali 2019” di ISPRA/SNPA,  giunto alla sua diciottesima edizione, che fornisce i dati relativi all’anno 2017 sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale, e per la gestione anche a livello provinciale, e sull’import/export.

Il Rapporto, frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), con il contributo delle Agenzie Regionali e Provinciali per la Protezione dell’Ambiente (ARPE/APPA), “È uno dei prodotti storici dell’istituto, da qualche anno anche di SNPA, che con oltre 60 indicatori fornisce un quadro completo sui rifiuti speciali a livello nazionale. Tutti i dati sono disponibili sul catasto rifiuti dell’ISPRA“, ha ichiarato il Presidente ISPRA e SNPA, Stefano Laporta.

Il Rapporto, attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, fornisce un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

Dal Rapporto 2019, emerge che:
aumenta ancora la produzione nazionale dei rifiuti speciali, che nel 2017 fiora i 140 milioni di tonnellate (quasi il 3% in più rispetto al 2016);
cresce solo la produzione di rifiuti non pericolosi (+3,1%), mentre rimane stabile quella di rifiuti pericolosi (+0,6%, corrispondente a 60 mila tonnellate);
– i rifiuti complessivamente gestiti aumentano del 4% e l’Italia si conferma leader nel riciclo segnando un +7,7% delle quantità avviate a recupero di materia ed una diminuzione dell’8,4% di quelle destinate allo smaltimento;
– nel 2017 i rifiuti importati (oltre 6 milioni di tonnellate) sono il doppio di quelli esportati (3 milioni di tonnellate);
– la quantità maggiore arriva dalla Germania, quasi 2 milioni di tonnellate (dei quali il 96 % rifiuti metallici) seguiti da quelli provenienti dalla Svizzera, oltre 1 milione di tonnellate, dalla Francia, 824 mila tonnellate e dall’Austria, 733 mila tonnellate;
– i rifiuti di metallo importati sono destinati al riciclaggio, principalmente in acciaierie localizzate in Friuli Venezia Giulia e in Lombardia;
– il 68% dei rifiuti esportati (poco più di 2 milioni di tonnellate) appartengono alla categoria dei non pericolosi e il restante 32% (circa 1 milione di tonnellate) a quella dei pericolosi.

Il quadro è stato così sintetizzato dal Direttore generale dell’ISPRA, Alessandro Bratti: “Importiamo materiali necessari all’industria italiana, esportiamo rifiuti che non abbiamo modo di trattare adeguatamente con impianti“.

Il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali arriva dal settore delle costruzioni e demolizioni, che con oltre 57 milioni di tonnellate, concorre al 41% del totale prodotto.

Le attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale rappresentano il 25,7% del totale (quasi 36 milioni di tonnellate), mentre l’insieme delle attività manifatturiere il 21,5% (quasi 30 milioni di tonnellate).

A livello di macroarea geografica è il Nord che produce più rifiuti speciali, quasi 81 milioni di tonnellate (pari, in termini percentuali, al 58,3% del dato complessivo nazionale), seguita dal Sud con quasi 33 milioni di tonnellate (23,7%) e dal Centro con circa 25 milioni di tonnellate (18% del totale nazionale). La Lombardia produce il 22,2% del totale dei rifiuti speciali generati (30,8 milioni di tonnellate) seguita dal Veneto e dall’Emilia-Romagna con circa il 10% della produzione nazionale (rispettivamente pari a 15,1 milioni di tonnellate e 13,7 milioni di tonnellate).

Gli impianti di gestione dei rifiuti speciali operativi sono 11.209 di cui 6.415 situati al Nord, 2.165 al Centro e 2.629 al Sud. In Lombardia sono localizzate 2.176 infrastrutture, il 20% circa del totale degli impianti presenti sul territorio nazionale.

Gli impianti dedicati al recupero di materia sono 4.597 (41% del totale). Circa 20,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono utilizzati, in luogo delle materie prime, all’interno del ciclo produttivo in 1.307 impianti industriali. Tali stabilimenti riciclano il 20% del totale dei rifiuti recuperati a livello nazionale.

Il recupero di rifiuti inorganici riguarda oltre 54 milioni di tonnellate (quasi il 37% del totale gestito). Tali rifiuti derivano, prevalentemente, dalle attività di costruzione e demolizione (44,8 milioni di tonnellate) e sono generalmente utilizzati come rilevati e sottofondi stradali.

Le operazioni di recupero di metalli e di rifiuti organici rappresentano, rispettivamente, il 13,6% e l’8,4% del totale gestito. Circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono coinceneriti in impianti industriali in sostituzione dei combustibili convenzionali, mentre l’incenerimento interessa più di 1 milione di tonnellate.

Sono smaltiti in discarica 12 milioni di tonnellate di rifiuti (l’8,2% del totale gestito) di cui circa 10,9 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi

Assente per impegni all’estero, nella lettera di saluti ai partecipanti all’evento di presentazione e inviata al Presidente Bratti, il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa sottolinea che “nonostante le molte luci, il sistema di gestione dei rifiuti nel nostro Paese continua ad essere afflitto, in alcune regioni, da criticità, principalmente legate ad un quadro impiantistico non idoneo a garantire la piena gerarchia dei rifiuti […] È necessario che tutti i contesti si dotino dei necessari impianti di recupero e che aumentino anche gli impianti specializzati al trattamento di specifici flussi di rifiuti, soprattutto pericolosi (vedi amianto) che vengono ancora in gran parte esportati”.

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