Risorse e rifiuti Sostenibilità

Rifiuti di plastica: la riduzione richiede cambiamenti comportamentali

Una ricerca condotta in Germania dallo IASS rivela che sono necessari cambiamenti fondamentali nelle infrastrutture e negli stili di vita, nonché nei processi di trasformazione culturale ed economica, per rendere lo shopping a rifiuti zero la norma.

I rifiuti di plastica rappresentano un problema crescente in tutto il mondo e i Paesi stanno intraprendendo azioni per la loro prevenzione, introducendo misure legislative per affrontare l’inquinamento della plastica e limitare la produzione dei rifiuti, in particolare quelli da imballaggi di plastica che in Europa costituiscono il flusso più grande.

Dal 3 luglio 2021 i Paesi membri dell’UE devono adeguarsi alla Direttiva 214/2019/CE (SUP) sulla plastica monouso che introduce il bando di immissione sul mercato dell’UE di determinati prodotti, per il cui recepimento armonizzato la Commissione UE ha diramato di recente delle Linee guida che stanno suscitando, specie in Italia, polemiche.

Secondo uno Studio condotto da ricercatori dell’Institute for Advanced Sustainability Studies (IASS) di Potsdam per ridurre i rifiuti degli imballaggi di plastica sono necessari cambiamenti fondamentali nelle infrastrutture e negli stili di vita, nonché nei processi di trasformazione culturale ed economica.

Finanziato dal Ministero federale dell’istruzione e della ricerca (BMBF) della Germania, il Consorzio di ricerca “Development of New Plastics for a Clean Environmentt by Determining Relevant Entry Pathways” (ENSURE) cerca di sviluppare plastiche innovative con caratteristiche di degrado rapido. Il modulo 4 di questo progetto (“Percezione e comportamento“), viene svolto dallo IASS, utilizzando metodi di ricerca sociale empirica per indagare i fattori che influenzano l’uso della plastica.

A tal fine, i ricercatori dello IASS hanno intervistato i consumatori in Germania sulle motivazioni all’uso degli imballaggi in plastica e, successivamente, analizzato e discusso i risultati, formulando conclusioni che sono state raccolte ora in “Personal and structural factors that influence individual plastic packaging consumption: Results from focus group discussions with German consumers”, appena pubblicato su Cleaner and Responsible Consumption.

Anche se l’indagine è stata condotta sui consumatori germanici, le conclusioni possono essere valide per gran parte dei cittadini dei Paesi più ricchi, rivelando che, nonostante il 96% della popolazione della Germania consideri l’importanza della riduzione dei rifiuti di imballaggi, il loro consumo privato è aumentato continuamente dal 2009, raggiungendo la quantità di 3,2 milioni di tonnellate nel 2018, più del doppio rispetto al 1997, con 228 chilogrammi pro capite, significativamente superiore alla media europea di 174 chili pro capite.

Il riciclaggio tratta solo i sintomi della crisi della plastica e non affronta la causa principale, la produzione di rifiuti stessa – ha affermato Jasmin Wiefek, principale autrice dello Studio – Volevamo saperne di più sulle barriere che impediscono alle persone in Germania di ridurre il consumo quotidiano di imballaggi in plastica per alimenti e bevande. Per il nostro progetto di ricerca, un totale di 40 partecipanti hanno contribuito alle discussioni in quattro focus group“.

Le possibilità per ridurre il consumo di imballaggi in plastica per alimenti (Fonte: J. Wiefek et al.)

Dalle analisi dei sondaggi e dalle discussioni in seno ai gruppi di lavoro i ricercatori hanno individuato 12 ostacoli alla riduzione dei rifiuti di imballaggi in plastica:

1.Abitudini: i partecipanti al focus group fanno principalmente acquisti nei supermercati o nei discount piuttosto che nei mercati o nei negozi a rifiuti zero. La discussione ha anche rivelato che la maggior parte dei partecipanti non porta con sé le proprie borse o contenitori quando va a fare la spesa. Inoltre, gli alimenti trasformati e confezionati sono popolari.
2. Mancanza di informazione: i ricercatori hanno osservato che i partecipanti al sondaggio erano spesso incerti su quali tipi di imballaggi fossero più sostenibili di altri.
3. Igiene: le discussioni hanno rivelato che i partecipanti nutrivano riserve sulle proprietà igieniche degli espositori di merci liberamente accessibili non imballate, sull’uso di imballaggi autoportati e in generale sulle opzioni di imballaggio riutilizzabili a lungo termine.
4. Proprietà del materiale: i partecipanti spesso hanno preferito gli imballaggi in plastica per le loro proprietà del materiale (ad es. leggero, infrangibile, resistente agli strappi).
5. Priorità: diversi partecipanti hanno descritto come i loro sforzi per utilizzare meno imballaggi in plastica si scontrassero con altre priorità nella loro vita quotidiana. Tra gli esempi riportati, quello dei genitori non vogliono appesantire gli zaini di scuola dei figlio e di conseguenza preferiscono usare la plastica invece delle bottiglie di vetro.
6. Prezzo: in generale, i generi alimentari confezionati in plastica sono più convenienti di quelli imballati diversamente.
7. Disponibilità: per scelta predefinita, la maggior parte dei generi alimentari offerti nei supermercati e nei discount è disponibile solo in imballaggi di plastica e quindi i partecipanti avvertono di avere poca scelta.
8. Senso della responsabilità: secondo i partecipanti, sia gli individui che l’industria hanno la responsabilità di risolvere il “problema plastica”: da un lato, poiché l’industria è responsabile del fatto che così tanti prodotti sono confezionati in plastica, dovrebbe offrire soluzioni. Tuttavia, hanno anche sottolineato che i consumatori dovrebbero acquistare in modo più consapevole ed evitare i prodotti in imballaggi di plastica.
9. Prossimità e infrastrutture: i partecipanti hanno notato che luoghi come negozi a rifiuti zero o mercati settimanali erano difficili da raggiungere e richiedevano più tempo e sforzi per accedervi rispetto ai supermercati o discount locali.
10. Tempo e distanze delle strutture: il tempo è un’altra barriera cruciale per lo shopping senza plastica. A causa delle distanze di viaggio coinvolte, l’accesso a negozi e mercati a rifiuti zero richiederebbe più tempo per la maggior parte delle persone. I partecipanti hanno anche sottolineato che per la spesa sarebbe necessario più tempo se il cibo fosse acquistato con i propri contenitori e che questi avrebbero poi dovuto essere puliti. Hanno anche notato che la preparazione di alimenti non trasformati richiede più tempo.
11. Convenienza: i partecipanti hanno riferito che trovano scomodo portare i propri contenitori nei negozi quando hanno l’incombenza di andare di dover andare al lavoro.
12. Cultura del consumatore: i partecipanti hanno affermato di non attribuire molta importanza alla disponibilità di una “vasta gamma di prodotti” durante gli acquisti. Tuttavia, molti hanno sottolineato l’importanza di trovare in modo affidabile prodotti specifici nei negozi. Ciò si traduce in una domanda indiretta di un’ampia gamma di prodotti, che è difficile da implementare per i rivenditori a zero rifiuti o a  basso contenuto di plastica. Le discussioni nei focus group hanno anche mostrato che la nostra cultura del consumo spontaneo e in movimento rende difficile ridurre gli imballaggi. Molti partecipanti non sapevano che gli alimenti non regionali e non stagionali, che consumiamo regolarmente ogni giorno, devono essere confezionati per mantenere la loro freschezza durante il trasporto a lunga distanza.

I nostri risultati mostrano che attualmente sono necessari molti sforzi e conoscenze affinché i consumatori evitino gli imballaggi in plastica – ha spiegato Katharina Beyerl co-autrice e a Capo del progetto – Se vogliamo rendere i beni e le merci a basso tasso spreco e senza imballaggi in plastica monouso, l’opzione più economica e conveniente, dovremo modificare le infrastrutture pertinenti, gli incentivi economici e il relativo quadro normativo. L’obiettivo di ridurre l’uso di imballaggi in plastica non sarà raggiunto chiedendo ai consumatori di fare acquisti esclusivamente in negozi a rifiuti zero. Al contrario, richiede cambiamenti fondamentali nelle strutture e negli stili di vita della società, nonché un cambiamento culturale”.

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