Circular economy Inquinamenti e bonifiche

Plastica: occorrono 6,7 – 8,6 miliardi di investimenti per obiettivi UE

La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha presentato un nuovo studio che esaminale principali cause dell’aumento dei rifiuti di plastica e identifica le misure politiche e gli investimenti necessari per affrontare la crescente minaccia globale dell’inquinamento da plastica.

Per raggiungere gli obiettivi dell’UE di immettere nei nuovi prodotti 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata entro il 2025, sono necessarie 4,2 milioni di tonnellate in più di capacità di selezione della plastica ogni anno e investimenti compresi tra 6,7 e 8,6 miliardi di euro.

Sono le conclusioni dello Studio Cutting plastics pollution – Financial measures for a more circular value chain” (Tagliare l’inquinamento da plastica – Misure finanziarie per una catena del valore circolare), presentato il 2 marzo 2023 dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), l’Istituto di credito dell’UE per investimenti a lungo termine per contribuire al raggiungimento degli obiettivi politici dell’UE, e condotto dalla sua Divisione Innovation & Digital Finance Advisory nell’ambito del mandato InnovFin – EU Finance for Innovators, iniziativa congiunta lanciata da BEI e FEI (Fondo Europeo degli Investimenti), in collaborazione con la Commissione UE, che mira a facilitare e accelerare l’accesso ai finanziamenti per le imprese innovative.

Con la Strategia europea sulla Plastica l’UE l ha fissato un obiettivo di riciclaggio degli imballaggi in plastica del 50% entro il 2025 pari a 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata in nuovi prodotti, in tutte le Stati membri, entro lo stesso anno. Inoltre, con la proposta di Regolamento, adottata lo scorso novembre dalla Commissione UE, tutti gli imballaggi in plastica sul mercato europeo dovrebbero essere riutilizzabili o riciclabili entro il 2030.

A livello globale, sottolinea il report, impegni internazionali come il Trattato globale sulla plastica da sviluppare entro il 2024 , secondo la risoluzione dello scorso anno dell’Assemblea Ambiente delle Nazioni Unite (UNEA), o la recente creazione della Business Coalition for a Global Plastics Treaty, guidata dalla Ellen MacArthur Foundation e dal WWF, sono chiari segnale che “è giunto il momento di trovare una soluzione duratura al crescente problema dei rifiuti di plastica nel nostro ambiente naturale”.

Atteso che:
l’imballaggio in plastica è il principale contributore al problema dei rifiuti di plastica;
25 aziende sono responsabili della metà della produzione mondiale di plastica;
la redditività della selezione e del riciclaggio, così come il mercato della plastica riciclata, rimangono difficili nell’attuale situazione;
la soluzione per rafforzare l’economia circolare e sostenibile della plastica risiede nella combinazione di nuove misure politiche, maggiore capacità e innovazione trasformativa nella progettazione, raccolta, cernita e riciclaggio della plastica;
gli autori del rapporto hanno analizzato le inefficienze della catena del valore della plastica e individuato le opportunità di investimento e misure politiche che aiuteranno ad affrontare la crescente crisi mondiale della plastica.

Le 10 principali inefficienze nella catena del valore della plastica Fonte: BEI

Tra le cause principali individuate per le inefficienze osservate nella catena del valore della plastica sono elencate: i requisiti di progettazione dei rivenditori e dei proprietari di marchi che influenzano la riciclabilità dei prodotti in plasticala varietà e l’eterogeneità delle materie plastiche che rendono lo smistamento e il riciclaggio più costosi e complicati; l’assenza di standard nei settori di selezione e riciclaggio; l’inefficienza nella raccolta differenziata e nel riciclaggio, soprattutto nelle regioni di coesione dell’UE, incentrate sull’Europa centrale e orientale e sull’Europa sudorientale.

Stante le complessità della catena del valore della plastica, molti dei miglioramenti necessari richiedono misure politiche combinate con strumenti finanziari mirati

Le raccomandazioni politiche dello studio includono: misure legislative per affrontare gli imballaggi in plastica difficili da riciclare; restrizioni sugli imballaggi compositi (come gli imballaggi che combinano carta e plastica); eventuali tassazioni dei materiali vergini per equiparare i prezzi rispetto materiali rigenerati; estensioni dei sistemi EPR (responsabilità estesa del produttore); imposizione di quote sul riciclaggio, promuovendo al contempo campagne di sensibilizzazione pubblica.

Tra le raccomandazioni finanziarie sono elencate: il sostegno alla ricerca e all’innovazione, nonché prestiti alle imprese e alle società a media capitalizzazione e alle autorità locali. Tra gli ostacoli citati per ottenere investimenti nel settore del riciclaggio della plastica è la richiesta di certezza da parte degli investitori in merito alla qualità delle materie prime e alla stabilità dell’offerta nel mercato finale dei contenuti riciclati.

“Tra le tante crisi che il mondo sta attualmente affrontando, una si nasconde in bella vista: la crisi dell’inquinamento da plastica – ha commentato il Vicepresidente della BEI, Ambroise Fayolle – Le materie plastiche causano un notevole inquinamento ambientale e sono in contrasto con la necessità di limitare le emissioni di carbonio. L’agenda dell’economia circolare rappresenta un’opportunità fondamentale per affrontare il problema, ma ciò non sarà possibile senza investimenti significativi e misure politiche innovative. La BEI, attraverso i suoi finanziamenti al settore pubblico e privato a livello globale, è pronta a fare la sua parte per affrontare la questione. Questo studio fornisce una chiara direzione di marcia disimballando i molti strati complessi della catena del valore della plastica e proponendo soluzioni alle sue inefficienze”.

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