Alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (Nizza, 9-13 giugno 2025) oltre 170 Paesi hanno sottoscritto una Dichiarazione politica dal titolo “Il nostro oceano, il nostro futuro: uniti per agire con urgenza”. Tra le priorità: proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030; rafforzare la resilienza degli ecosistemi marini, coinvolgere le comunità locali; sostenere un’economia oceanica equa e sostenibile.
Dopo una settimana di deliberazioni e discussioni, la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3 -Nizza, 9-13 giugno 2025) ha adottato all’unanimità una Dichiarazione politica intitolata “Il nostro oceano, il nostro futuro: uniti per un’azione urgente“, già ribattezzata “Nice Ocean Action Plan”, dove si sottolinea che nonostante l’oceano svolga un ruolo essenziale nel mitigare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, “L’azione non sta procedendo alla velocità o alla scala richieste per raggiungere l’Obiettivo 14 e realizzare l’Agenda 2030 [per lo sviluppo sostenibile]”.
Evidenziando l’importanza delle interconnessioni tra oceano, clima e biodiversità, la Dichiarazione chiede un’azione globale rafforzata per ridurre al minimo l’impatto dei cambiamenti climatici e dell’acidificazione degli oceani, sottolineando la particolare importanza dell’attuazione di vari accordi e quadri normativi delle Nazioni Unite, per ridurre significativamente i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici e contribuire a garantire la salute, l’uso sostenibile e la resilienza degli oceani.
Nel sottolineare la necessità di adattarsi agli “effetti inevitabili” del cambiamento climatico, la Dichiarazione afferma l’importanza della piena ed efficace attuazione della Convenzione sulla diversità biologica e dei suoi Protocolli, nonché del Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal.
Elogiando la leadership dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) nell’affrontare il problema dell’innalzamento del livello del mare, la Dichiarazione ha anche espresso preoccupazione per gli elevati e rapidi crescenti livelli di inquinamento da plastica e per i suoi impatti negativi sull’ambiente.
La Dichiarazione ha ribadito l’impegno comune ad accelerare le azioni volte a prevenir, ridurre significativamente e controllare l’inquinamento marino di ogni tipo, e la necessità di aumentare le conoscenze scientifiche sugli ecosistemi delle profondità marine.
Inoltre, il documento finale della Conferenza ha riconosciuto le “enormi opportunità” offerte dalle economie sostenibili basate sugli oceani per gli Stati, in particolare per i Paesi in via di sviluppo, SIDS e Paesi meno sviluppati, per sradicare la povertà e la fame e raggiungere crescita economica e sviluppo sociale.
La dichiarazione ha riconosciuto il ruolo fondamentale degli strumenti di gestione, come i piani oceanici sostenibili, nel raggiungimento di economie oceaniche sostenibili e nella gestione sostenibile delle aree oceaniche sotto giurisdizione nazionale. Ha incoraggiato tutti gli Stati a promuovere programmi di gestione partecipativa per la pesca su piccola scala e ha sottolineato l’importanza degli sforzi delle organizzazioni regionali di gestione della pesca per stabilire solide misure di gestione per una pesca sostenibile, riconoscendo il ruolo cruciale del trasporto marittimo, delle rotte e delle infrastrutture per l’economia globale, il commercio, la sicurezza alimentare ed energetica.
Prendendo atto dell’adozione dell’Accordo sulla diversità biologica marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale (BBNJ), la dichiarazione ha invitato gli Stati e le organizzazioni regionali di integrazione economica che non lo hanno ancora fatto a prendere in considerazione la firma e la ratifica (l’Italia l’ha firmato, ma non ratificato), l’approvazione o l’accettazione dell’Accordo.
Inoltre, la dichiarazione ha invitato gli Stati a promuovere campagne di sensibilizzazione ed educazione a livello locale, nazionale, regionale e internazionale per informare il pubblico sull’importanza di un oceano sano e di ecosistemi marini resilienti, sottolineando la necessità critica di una contabilità e mappatura nazionale degli ecosistemi costieri e marini e dei fondali oceanici, al fine di orientare le decisioni politiche, la pianificazione dello sviluppo, la gestione integrata delle zone costiere e la pianificazione della conservazione.
L’azione per gli oceani deve basarsi sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili, comprese le conoscenze tradizionali, le conoscenze dei popoli indigeni e i sistemi di conoscenze locali, riconoscendo e rispettando al contempo i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali alla conservazione, al ripristino e all’uso sostenibile dell’oceano, dei mari e delle risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
La Dichiarazione, infine, sottolinea che l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14 – Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine è uno degli obiettivi meno finanziati e che accelerare l’azione per gli oceani a livello globale richiede finanziamenti significativi e accessibili e l’adempimento degli impegni e degli obblighi esistenti nell’ambito degli accordi intergovernativi pertinenti.
“I segnali dell’oceano in difficoltà sono ovunque intorno a noi – ha affermato Peter Thomson, Inviato Speciale per l’Oceano del Segretario Generale delle Nazioni Unite – Il tempo del dibattito con i negazionisti è finito”.