Salute

Influenza: agente patogeno ad alto potenziale pandemico

Sono stati presentati al Congresso internazionale di Microbiologia e Malattie Globale Infettive (Barcellona, 27-30 aprile 2024) i risultati dello studio condotto dal Consorzio UE Vaccelerate che ha chiesto ai principali esperti mondiali di malattie infettive quale agente patogeno tra 14 selezionati, compreso un eventuale ancora sconosciuto, sulla base di una valutazione approfondita di fattori quali trasmissibilità, infettività, gravità e potenziale evolutivo, quale fosse più pericoloso.

Un virus influenzale sarà probabilmente l’agente patogeno con la maggiore potenzialità pandemica, seguito da SARS-CoV, SARS-CoV-2 ed Ebola, caratterizzati tutti da trasmissibilità attraverso goccioline respiratorie e una storia segnalata di epidemie o focolai pandemici.

È il risultato di una ricerca condotta dal Consorzio Vaccelerate, la rete europea di ricerca clinica per il coordinamento e la conduzione di studi sui vaccini creata nel 2021 su iniziativa e con il sostegno finanziario della Commissione UE e coordinata dall’Ospedale Universitario di Colonia (Germania), e presentata al 34° Congresso internazionale di Microbiologia e Malattie Globale Infettive (Barcellona, 27-30 aprile 2024) che riunisce tutte le discipline relative alla microbiologia clinica, alle malattie infettive, alla prevenzione e al controllo delle infezioni e alla salute pubblica.

Lo Studio Predicting the next pandemic: VACCELERATE ranking of the World Health Organization’s Blueprint for Action to Prevent Epidemics”, pubblicato sulla Rivista Travel Medicine and Infectious Disease e coordinato da Jon Salmanton-García dell’Università di Colonia, si è imperniato sui pareri espressi da 187 maggiori esperti di malattie infettive di 57 Paesi, ai quali è stato chiesto di classificare i vari agenti patogeni in base al rischio pandemico percepito, inclusi nel Piano d’azione per la prevenzione delle epidemie dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), selezionati sulla base di una valutazione approfondita di fattori quali trasmissibilità, infettività, gravità e potenziale evolutivo

Gli esperti hanno potuto classificare fino a 14 agenti patogeni nell’ordine del loro rischio percepito (i 13 agenti patogeni elencati più la Malattia X – agente patogeno ancora sconosciuto) in qualsiasi ordine, e suggerire anche che gli agenti patogeni non elencati siano inclusi nel numero massimo di 14. A ciascun patogeno è stato assegnato un punteggio in base alle rispettive classifiche.

I virus dell’influenza sono emersi come l’agente patogeno più preoccupante, per il 57% delle risposte, seguiti da altri agenti patogeni di rilevo tra cui Malattia X, SARS-CoV-2, SARS-CoV e il virus Ebola. Al contrario, Hantavirus, Lassa virus, Nipah virus, henipavirus e il virus della febbre della Rift Valley (RVF) figurano tra gli agenti patogeni con il punteggio più basso in termini di potenziale pandemico.

Percentuale dei punti complessivi ottenuti dal rispettivo patogeno.

Ogni inverno abbiamo una stagione influenzale – ha commentato Salmanton-García – Si potrebbe dire che questo significa che ogni inverno ci sono piccole pandemie. Sono più o meno controllate perché i diversi ceppi non sono abbastanza virulenti. Tuttavia, ad ogni stagione i ceppi coinvolti cambiano, ecco perché possiamo contrarre l’influenza più volte nella vita e i vaccini cambiano di anno in anno. Nel caso in cui un nuovo ceppo diventi più virulento, questo controllo potrebbe andare perso. Nella pandemia di COVID-19 abbiamo imparato molte cose su come affrontare una pandemia di virus respiratorio. Ciò include il distanziamento sociale, la pulizia delle mani, le mascherine, una rinnovata attenzione alla vaccinazione e la fiducia nelle istituzioni sanitarie. Parallelamente, anche le istituzioni hanno imparato molto. La preparazione e la sorveglianza sono ora, soprattutto, meglio finanziate”.

Nei giorni scorsi l’OMS ha espresso preoccupazione per la diffusione dell’influenza aviaria A (H5N1) Il serbatoio naturale dei virus dell’influenza sono gli uccelli acquatici selvatici, ma alcuni virus dell’influenza possono infettare il pollame e i mammiferi, compreso l’uomo, anche se i casi di è straordinariamente elevato (463 decessi). Non ci sono casi di trasmissione da uomo a uomo, ma non si può escludere che una sua evoluzione costituisca una minaccia pandemica, specie dopo che il Dipartimento dell’agricoltura statunitense (USDA) ha confermato lo scorso marzo che l’influenza H5N1 ha compiuto un salto di specie, passando per la prima volta dagli uccelli alle mucche, con numerosi capi di esemplari che sono risultati positivi al virus in allevamenti in Texas e Kansas, e che successivamente l’Agenzia per gli alimenti e i medicinali (FDA) ha rilevato materiale genetico residuo di H5N1 in alcuni campioni di latte pastorizzato provenienti dagli allevamenti interessati dall’epidemia, precisando che “un risultato positivo a questo esame non significa che il campione contenga un agente patogeno intatto e infettivo, ucciso dal calore, come la pastorizzazione o altri trattamenti per la sicurezza alimentare”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.