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IA: quali infrastrutture in un mondo decarbonizzato?

The Shift Project, think tank francese che lavora per un’economia a zero emissioni di carbonio, lancia l’allarme sull’impatto ambientale delle infrastrutture informatiche, in forte espansione sotto la spinta dell’intelligenza artificiale (IA), evidenziando l’incompatibilità tra gli obiettivi dei data center e il rispetto degli obiettivi di neutralità carbonica.

Il ritmo di sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale (IAI) e delle sue applicazioni è così frenetico che le sue conseguenze dannose per l’ambiente e l’energia sono innegabili, ma rimangono sottovalutate e spesso presentate come accessorie.

Per far luce sulla compatibilità dell’IA con l’obiettivo di decarbonizzazione, è stato presentato il 1°ottobre 2025 nel corso di un evento in streaming il Rapporto Intelligence artificielle, données, calculs: quelles infrastructures dans un monde décarboné?”, redatto da The Shift Project, un think tank francese che lavora per un’economia a zero emissioni di carbonio, presieduto da Jean-Marc Jancovici, Professore al Mines Paris Tech, e membro dell’Alto Consiglio per il Clima, considerato uno tra i maggiori esperti di cambiamenti climatici ed energia.

Da diversi anni, il programma digitale di The Shift Project guida e documenta una riflessione sulle pratiche e le azioni che consentono di limitare gli impatti ambientali diretti e indiretti della tecnologia digitale, senza impedire l’effetto netto delle potenziali leve che offre in termini di transizione ecologica.

La tecnologia digitale è un settore significativo dei consumi energetici e delle emissioni di carbonio:
– dal consumo di 165 TWh del 2014 ai 420 TWh del 2024, con un’accelerazione dal +7%/anno nel periodo 2014-2019 al +13%/anno del periodo 2019-2024:
dal 4 % delle emissioni globali di gas ad effetto serra del 2020, si prevede un raddoppio entro il 2025, per effetto dell’ascesa dei servizi digitali.

In particolare, Il ritmo di sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale (IA) e delle sue applicazioni è così frenetico che le sue conseguenze dannose per l’ambiente e l’energia sono ormai innegabili. Tra le questioni sollevate dall’emergere dell’AI nelle nostre società, la sua compatibilità con la decarbonizzazione dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni.

Un Rapporto speciale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), pubblicato lo scorso aprile, ha previsto un aumento del consumo di elettricità dei data center a livello globale, che raggiungerà circa 1.200 TWh entro il 2035.

Il forte aumento della domanda sta già spingendo la costruzione di nuove centrali elettriche a gas negli Stati Uniti e a carbone in Cina, minando gli sforzi per decarbonizzare il settore energetico.

Secondo The Shift Project, l’approccio statunitense all’IA, basato su un dispendio energetico eccessivo, non è l’unica strada possibile.

Lo scorso luglio il  Presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato un Piano azione sull’IA per affermare la supremazia statunitense in questo settore, che prevede, tra l’altro, la rapida realizzazione di data center, accelerandone e semplificandone i permessi.

Se l’Europa seguisse tale percorso potrebbe ritrovarsi con una triplicazione imprevista del consumo di elettricità dei data center nei prossimi dieci anni (+200 TWh), aumentando ulteriormente non solo la sua dipendenza digitale, ma anche quella energetica, estendendo la dipendenza dal GNL.

Esistono soluzioni digitali decarbonizzanti, proposte ad esempio dalla European Green Digital Coalition (EGDC) un’iniziativa di aziende, sostenuta dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo che mira a sfruttare il potenziale di riduzione delle emissioni delle soluzioni digitali in tutti gli altri settori, e vi sono effettivamente casi d’uso in cui l’uso dell’IA può ridurre gli impatti ambientali di un sistema, in determinate condizioni contestuali e una volta chiarita la traiettoria di riferimento con cui si effettua il confronto.

Senza contare che l’evoluzione del volume delle emissioni dirette di gas serra provenienti dal solo settore dei data center mette in discussione la capacità di neutralizzare tali emissioni di gas serra in una configurazione net-zero.

A livello locale, inoltre, emergerebbero richieste contrastanti di elettricità (un grande data center richiederebbe la stessa potenza – 1 GW di un grande sito industriale) e una maggiore pressione sulla gestione delle risorse idriche.

Consumo di elettricità dei data center nella fase di utilizzo (TWh) del nostro scenario prospettico ed esplorativo di un’implementazione indifferenziata dell’offerta informatica e della sua adozione diffusa rispetto a un trend conservativo (Fonte: The Shift Project, 2025).

Il consumo di elettricità dei data center dovrebbe triplicare entro il 2030, di cui l’IA rappresenterà tra un terzo e la metà di questo totale, rispetto a solo il 15% attuale. Questa traiettoria è insostenibile.

L’Europa deve attuare una strategia distintiva, in linea con i suoi valori e rispettosa dei limiti planetari – ha dichiarato Jancovici – Il suo futuro tecnologico dipende dalla sua capacità di progettare e attuare una strategia distintiva, in linea con i suoi valori e rispettosa dei limiti planetari. Ciò richiede di invertire le dinamiche attuali anziché imitare l’approccio americano, che porta a un vicolo cieco ecologico, con minori risorse. L’Europa deve elaborare una strategia di intelligenza artificiale differenziata ed efficiente in termini di risorse, come parte di una traiettoria più ampia che stabilisca limiti chiari alle risorse che la tecnologia digitale può utilizzare. Questa strategia dovrebbe dare priorità alle applicazioni settoriali e all’innovazione software rispetto alla pura potenza di calcolo. Ora più che mai, la pianificazione ecologica per la tecnologia digitale è essenziale, in tutta Europa. Ciò significa stabilire un chiaro limite al consumo di elettricità per 5, 10 e 25 anni. Tale pianificazione deve basarsi su un dibattito pubblico informato sul ruolo della tecnologia digitale nella società, compresi gli utilizzi auspicabili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche etico”.

Il Rapporto dimostra che il costo ambientale dell’attuale progettazione e implementazione dell’IA è reale, comprovato e sostanziale. Le ragioni sono in gran parte sistemiche e sostanzialmente identiche a quelle responsabili dell’andamento dell’impronta di carbonio e del consumo energetico dell’intero ecosistema digitale. Affrontare questo impatto richiede il coinvolgimento di tutte le parti interessate e l’utilizzo di tutti i tipi di leve disponibili l’infrastruttura e gli utilizzi dell’IA. Le leve tecnologiche sono essenziali, ma insufficienti se non sono allineate con le leve sociali e organizzative: la decarbonizzazione della tecnologia digitale implica non solo decisioni tecniche, ma anche sociali e politiche.

Per riorientare l’IA e i data center verso un futuro compatibile con il doppio vincolo di carbonio, vengono segnalate 4 tipi azioni, per un totale di 20 Raccomandazioni:
Misurazione e trasparenza, Senza misurazione, non è possibile stabilire priorità informate e senza trasparenza, non sono disponibili misurazioni o ordini di grandezza affidabili.
Ottimizzazione. Leva complementare che è realmente utile solo quando i servizi sono forniti in modo coerente e deve quindi essere abbinata a meccanismi che agiscono sui volumi di servizio per evitare effetti di rimbalzo.
Riorganizzazione collettiva verso la sobrietà. Si tratta della trasformazione dirompente dei sistemi di fruizione e dei modelli organizzativi economici, senza la quale non è possibile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
– Informazioni, formazione e competenze. Per consentire alle parti interessate di effettuare scelte consapevoli in merito alla progettazione, all’uso o alla regolamentazione con il miglior controllo possibile delle problematiche (carbonio, energia e ambiente).

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