Il nuovo Rapporto pubblicato dal Consorzio europeo Gas for Climate, di cui fanno parte Snam e CIB, fornisce un quadro aggiornato sullo stato e le tendenze di mercato, in rapida crescita, dei gas rinnovabili (biometano e idrogeno) in UE, e mette in evidenza alcuni interessanti casi di studio, nonché i progressi necessari sul piano regolatorio e sulla domanda per favorirne una più rapida diffusione.
Il Consorzio Gas for Climate, che riunisce 10 aziende europee di infrastrutture gas, tra cui Snam, e due associazioni attive nel settore del biogas e del biometano, tra cui il CIB (Consorzio Italiano Biogas),di 8 Paesi europei, ha pubblicato il 16 dicembre 2020 un nuovo Studio “Market State and Trends Report“, sullo sviluppo del biometano e dell’idrogeno in Europa e sul ruolo chiave che avranno come gas rinnovabili e low-carbon per conseguire gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e di abbattimento del 55% delle emissioni di CO2 al 2030.
Per gas rinnovabili devono intendersi i gas prodotti da fonti rinnovabili, compreso il biometano sotto forma di biogas potenziato prodotto dalla digestione anaerobica della biomassa agricola, il biometano prodotto dalla gassificazione termica dei residui legnosi, l’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili o biometano e metano sintetico prodotto da idrogeno rinnovabile.
Sviluppato da Guidehouse (ex Navigant), il primo Rapporto sullo stato e sulle tendenze del mercato dei gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio in Europa, costituisce una panoramica completa degli attuali sviluppi nelle catene di approvvigionamento del biometano e dell’idrogeno verde e blu, illustrando casi di studio di diversi Paesi europei, tra i quali l’Italia, e individuando i progressi necessari sia dal lato regolatorio sia da quello della domanda per favorirne una maggiore penetrazione.
Per quanto riguarda il biometano si osserva una crescita rapida della produzione e degli impianti di digestione anaerobica e upgrading, anche in virtù della discesa dei costi, con un conseguente aumento delle iniezioni in rete nell’ultimo decennio da circa 5,5 TWh all’anno agli attuali 20 TWh. Entro il 2030 la quota di biometano nelle reti europee potrebbe arrivare al 5-8%. La maggior parte degli impianti che producono biometano in Europa (il 65% nel 2019) utilizza rifiuti o biomasse agricole come effluenti zootecnici, sottoprodotti agricoli e colture di secondo raccolto. Il commercio transfrontaliero di certificati di biometano è ancora limitato nell’UE a meno del 10% dei livelli di produzione, ma sta gradualmente aumentando. Oggi l’Italia è seconda in Europa per produzione di biogas con una quota del 10% e larga parte dei produttori si sta focalizzando sul biometano; l’Italia infatti, con gli oltre 1.600 impianti di produzione di biogas in agricoltura, può contare su una dotazione strategica che ha già generato 4,5 miliardi di euro di investimenti.
Nel settore dell’idrogeno stanno nascendo numerosi progetti finalizzati ad accrescerne l’utilizzo nell’industria e nei trasporti pesanti, oltre ad agevolarne il trasporto nelle infrastrutture gas.
Per quanto riguarda la produzione di idrogeno verde, la capacità di elettrolisi in Europa ha registrato un tasso di crescita del 20% annuo dal 2016 al 2019. La tecnologia Proton Exchange Membrane (PEM) sta colmando il divario di efficienza rispetto all’elettrolisi alcalina (ALK) e alle celle di elettrolisi a ossidi solidi (SOEC). L’idrogeno verde può inoltre essere prodotto anche alimentando con biometano ottenuto da biogas un’unità di steam reforming o un’unità di autothermal reforming. Entro il 2030, gran parte dell’espansione di tale capacità verrà dal Belgio e dall’Italia, che svilupperanno quasi 11 GW ulteriori.
Il Rapporto prevede una crescita anche dell’utilizzo di idrogeno blu. L’impiego di idrogeno verde e idrogeno blu sarà finalizzato soprattutto alla decarbonizzazione di settori quali la produzione di ferro e acciaio e la raffinazione.
Gli sviluppi delle infrastrutture dell’idrogeno sono attualmente meno maturi rispetto a quelle del biometano, con i primi sviluppi di infrastrutture e di stoccaggio dedicati e di progetti pilota per aumentare i livelli di miscelazione. Tuttavia, l’adozione della Strategia (A hydrogen strategy for a climate-neutral Europe) da parte della Commissione UE darà un notevole impulso alle relative tecnologie.
Tra i casi di studio citati:
– il Progetto europeo REMOTE (Remote area Energy supply with Multiple Options for integrated hydrogen-based Technologies), coordinato dal Politecnico di Torino, che supporta le comunità remote europee a divenire energeticamente autosostenibili, che ha tra i partner italiani, Enel Green Power, Engi Eps, IRIS srl;
– il Progetto H2NG avviato nel 2019 da Snam a Contursi Terme (SA) per introdurre nella rete di trasporto del gas italiana una miscela di idrogeno al 5% in volume e gas, “La prima iniezione di idrogeno in Europa in una rete di trasporto con fornitura diretta a clienti industriali – come ha dichiarato Marco Alverà, Amministratore delegato di Snam, la Società che ha di recente aderito con altre 6 altre aziende leader mondiali del settore energetico alla Campagna ONU “Race to Zero”, con l’iniziativa “Green Hydrogen Catapult” – che proietta il Paese nel futuro dell’energia pulita”.
Altre progetti stanno prendendo piede in Italia per estendere la soluzione idrogeno al trasporto pubblico locale quali quelli annunciati da FNM spa, il principale gruppo integrato nel trasporto e nella mobilità in Lombardia.