Biodiversità e conservazione Clima

Foreste periurbane: soluzione per contrastare la crisi climatica

Uno studio coordinato dalla Fondazione per il Futuro delle Città ha rilevato che in soli 20 Paesi potrebbe crescere il 78% delle foreste periurbane fino a 241 miliardi di alberi, contribuendo a contrastare i cambiamenti climatici tramite l’assorbimento della CO2 e senza contraccolpi sull’economia dei Paesi, e creando nuovi posti di lavoro.

Le vaste aree periurbane del Pianeta, transizione tra le periferie e la campagna, spesso degradate o inutilizzatepotrebbero ospitare tra 106 e 241 miliardi di alberi. Escludendo le aree attualmente coltivate, potrebbero trovare spazio foreste periurbane con una quantità stimata tra 34 e 101 miliardi di alberi. Riduzione delle emissioni di CO2, miglioramento della qualità dell’aria e conservazione della biodiversità sarebbero alcuni dei principali benefici garantiti dalle nuove foreste periurbane.

Lo rivela lo Studio Global spatial assessment of potential for new peri-urban forests to combat climate change”  condotto da un team interdisciplinare di studiosi della Fondazione per il Futuro delle Città, dell’Università di Firenze e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, e pubblicato il 27 marzo 2024 su Nature Cities.

Utilizzando dati satellitari, il gruppo di ricerca è riuscito a identificare con una risoluzione di 500 metri e a livello globale le aree disponibili in una fascia di 10 chilometri dalle città, evidenziando come in soli 20 Paesi potrebbe crescere il 78% delle foreste periurbane.

Il cambiamento climatico in corso ha fatto registrare nel 2023 l’anno più caldo, estensioni minime del ghiaccio marino antartico, un aumento degli eventi climatici estremi in tutto il mondo, inclusa l’Italia, con ondate di caldo, inondazioni, siccità e incendi.

Per contrastare il riscaldamento globale, la soluzione teoricamente è semplice: ridurre le emissioni di gas serra, in particolare di CO2, e al contempo assorbire il surplus di CO2 dall’atmosfera – ha dichiarato Stefano Mancuso, Direttore Scientifico della Fondazione per il Futuro delle Città – Tuttavia, ridurre le emissioni ha profondi impatti economici e richiede tempo e un impegno globale che al momento è difficile da garantire. D’altra parte, l’assorbimento di CO2 dall’atmosfera tramite la riforestazione non presenta ostacoli tecnici significativi e può offrire benefici ambientali e occupazionali”.

L’impegno assunto dai Paesi del G20 di Roma “a raggiungere l’obiettivo ambizioso di piantare mille miliardi di alberi, concentrandoci sugli ecosistemi più degradati del pianeta entro il 2030”, potrebbe giocare un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico, con numerosi co-benefici. 

Con questo studio abbiamo dimostrato che il nostro pianeta potrebbe ospitare tra 241 e 106 miliardi di alberi soltanto nelle aree periurbane (aree entro 10 chilometri dai centri abitati e più grandi di cinque chilometri quadrati) dove le operazioni di riforestazione avrebbero costi più bassi rispetto ad aree remote del pianete e dove gli effetti benefici delle nuove foreste avrebbero un impatto più rilevante sui cittadini – ha spiegato Saverio Francini, ricercatore al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze e autore corrispondente dello Studio – Gli effetti benefici sono la mitigazione della temperatura e riduzione delle isole di caloremiglioramento della qualità dell’ariarimozione dei gas serra e di inquinanti dannosi per la salute dell’uomo, conservazione della biodiversità, lo spazio per attività ricreative e il miglioramento delle economie locali”.

Fonte: https://twitter.com/GuidoCaldarelli/status/1772927824535449726

“Se da una parte la riforestazione in aree degradate ed inutilizzate delle città ha come primo impatto la rimozione della CO2 dall’atmosfera – ha spiegato Guido Cardarelli, Professore di Fisica all’Università Ca’ Foscari Venezia – non si devono sottovalutare gli effetti secondari che consistono in un temperamento del clima all’interno delle aree urbane con conseguente riduzione di spese di termoregolazione in estate e inverno, in un miglioramento del clima urbano e della salute dei cittadini, in un miglioramento della qualità del suolo che consente per esempio di assorbire con minori traumi eventi atmosferici estremi e limitare danni e costi per la collettività”.

Gherardo ChiriciLeonardo Chiesi e Paolo Costa sono gli altri co-autori dello Studio.

In copertina: Foto di Geranimo su Unsplash

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