Circular economy Sostenibilità

Economia circolare: è solo al 7,2% e sta peggiorando

Secondo l’annuale Rapporto del think tank Circle Economy, presentato al WEF di Davos, il gap di economia circolare tra l’aumento dell’estrazione di nuovi materiali e quelli che vengono reimmessi nell’economia globale dopo la fine della loro vita utile, si sta acuendo e minaccia i sistemi su cui facciamo affidamento per vivere, mentre potremmo soddisfare i bisogni della popolazione mondiale con solo il 70% dei materiali che ora estraiamo e utilizziamo.

La trasformazione del nostro rapporto con i materiali, allontanandoci dall’economia lineare (prendere-fare-sprecare) ottimizzerebbe i benefici per le persone e ridurrebbe al minimo la pressione sui confini planetari.

È quanto rileva il Circularity Gap Report 2023We Live in the Overshoot Day” pubblicato come di consueto al World Economic Forum di Davos (16-20 gennaio 2023) da Circle Economy, think tank olandese sostenuto dall’UNEP e dal Global Environment Facility, che fornisce una metrica annuale della circolarità globale, misurando lo stato dell’economia mondiale e identificando le leve chiave per la transizione verso la circolarità globale, in collaborazione da quest’anno con Deloitte, la grande Società di consulenza con 330.000 professionisti distribuiti in tutto il mondo per offrire servizi alle imprese. 

Il Rapporto giunto alla VI edizione, trae motivo della sua redazione dall’annuale Rapporto dell’UNEP che monitora ogni anno, come richiesto dalle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), gli impegni politici assunti dai Paesi per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Così come il Rapporto dell’UNEP calcola il divario tra le emissioni emesse e quelle necessarie per cogliere l’obiettivo di 1,5 °C, il Rapporto di Circle Economy calcola il divario tra i quantitativi di materiali “buttati” e quelli che sarebbe necessario riutilizzare per mantenere il riscaldamento globale entro l’obiettivo prefissato.

Un’economia circolare globale – vi si legge – consentirebbe di soddisfare i bisogni delle persone con solo il 70% dei materiali che ora estraiamo e utilizziamo“, rimanendo entro i 9 confini planetari (Cambiamenti climatici; Biodiversità; Ciclo dell’azoto e del fosforo; Inquinamento da sostanze chimiche; Sistema agrario; Utilizzo risorse idriche; Acidificazione degli oceani; Riduzione dello strato di ozono; Aerosol) che, secondo la teoria divenuta famosa, elaborata nel 2009 assieme ad altri studiosi da Johan Rockström, allora Direttore esecutivo dello Stockholm Resilience Centre (SRC) ed ora Direttore del PIK (Istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam), si devono intendere  gli “spazi operativi sicuri”, superati i quali si entra in una zona di incertezza e di pericolo, con il rischio di compromettere le condizioni di vita delle generazioni future.

Secondo il Rapporto, sono già stati superati 5 confini planetari. Tuttavia, adottando un approccio realmente circolare la tendenza potrebbe essere invertita fino a ridurre di un terzo l’estrazione e il consumo di materia globale: potremmo soddisfare il fabbisogno globale di risorse, energia e materiali utilizzando solo il 70% di quanto al momento estraiamo, ma al momento l’economia globale è circolare solo per il 7,2% ed è in continuo calo (era del 9,1% alla prima edizione del rapporto e all’8,6% lo scorso anno).

L’ultimo Global Risks Report del WEF, presentato alla vigilia del Forum di Davos, indica la carenza di materiali tra i 10 più probabili rischi che dovranno essere affrontati a breve (9° posto) e a lungo termine (6° posto).

Il Rapporto di Circle Economy identifica 16 soluzioni circolari di trasformazione attraverso 4 sistemi chiave incentrati sui principi di utilizzare meno, utilizzare più a lungo, utilizzare di nuovo e farlo in modo pulito:
Sistemi alimentari:
1) mettere al primo posto cibi più sani e sazianti;
2) diventare locale, stagionale e biologico;
3) fare agricoltura rigenerativa tradizionale
4) evitare gli sprechi alimentari.

Ambiente costruito:
5) renderlo il più efficiente possibile dal punto di vista energetico
6) sfruttare al meglio ciò che già esiste
7) dare la priorità a materiali e approcci circolari
8) riutilizzare i rifiuti.

Manufatti e materiali di consumo:
9) simbiosi ed efficienza industriale tradizionale
10) prolungare la durata di macchinari, attrezzature e merci
11) comprare solo quello che serve
12) evitare il fast fashion a favore di tessuti sostenibili.

Mobilità e trasporti:
13) abbracciare stili di vita che eviti l’uso dell’auto
14) investire in trasporti pubblici di alta qualità;
15) ripensare ai viaggi in aereo
16) elettrificare trasporti e veicoli.

Lo studio riconosce che, a seconda delle circostanze, i progressi di ciascun Paese verso l’inversione del superamento dei limiti ambientali, soddisfacendo al contempo i bisogni delle persone potranno avvenire con ritmi diversi. Una collaborazione mirata tra i settori pubblici e privati è essenziale per invertire il superamento dei limiti planetari  e raggiungere il benessere entro limiti di sicurezza.

Nel sottolineare, inoltre, la necessità di una visione condivisa, il Rapporto formula 3 principi che debbono guidare i leader aziendali e i responsabili politici:
Ridurre: dall’efficienza alla sufficienza, alla resilienza e all’adattabilità;
Rigenerare: dall’estrazione alla rigenerazione;
Ridistribuire: dall’accumulazione alla distribuzione.

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