Adottando il parere proposto dal Sindaco della cittadina romena di Cumpăna, il CdR invita la Commissione Juncker a rivedere la sua posizione di mettere in stand-by la revisione delle Direttive UE sui Rifiuti, proponendo addirittura delle modifiche.
Con l’adozione del suo parere sul tema “Verso un’economia circolare: riesame della legislazione UE in materia di rifiuti” da parte del Comitato delle Regioni (CdR), Mariana Gâju, Sindaco del comune rurale di Cumpăna, distretto di Costanza (Romania), si è ritagliata un momento di notorietà, tanto che il “clamore” per la divergenza manifestatasi sulla questione tra la Commissione UE guidata da Juncker e il CdR ha indotto l’Ufficio stampa del suo Gruppo politico ad intervistarla.
Infatti, alla prima “uscita” del nuovo mandato quinquennale, iniziato il 12 febbraio 2015, il CdR ha adottato un parere (l’Assemblea dei rappresentanti regionali e locali di tutti i 28 Stati membri dell’UE ha solo un potere consultivo in relazione alle politiche europee che possono avere un’incidenza sulle regioni e le città) con cui invita la Commissione UE guidata da Juncker a riconsiderare la posizione programmatica di ritiro per il 2015 del Pacchetto sull’economia circolare, esplicitata e ribadita nell’occasione dal Vicepresidente della Commissione UE Frans Timmermans, sostenendo che il “ritiro” del Pacchetto adottato dalla precedente Commissione si era reso necessario per migliorare le proposte ivi contenute per includere anche un focus sulla produzione economica sostenibile e per definire obiettivi realisticamente raggiungibili.
“A volte nel proporre norme legislative in settori che riteniamo estremamente importanti – ha dichiarato Timmermans, rispondendo alle domande dei rappresentanti del CdR – indichiamo strumenti poco realistici che, se fossimo onesti, sappiamo che non saremmo in grado di attuare”.
La posizione di sospendere la Revisione delle 6 Direttive sui Rifiuti era stata assunta dalla Commissione Juncker formalmente, anche se nei mesi precedenti si era già manifestata tale intenzione, il 16 dicembre 2014 con l’adozione del Programma di lavoro per il 2015 ed aveva subito innescato un acceso dibattito tra i favorevoli a questa sospensione (la Confindustria europea BusinessEurope) e i delusi (le imprese legate alla cosiddetta Green economy e i gruppi ambientalisti), ma anche a livello di Stati membri non c’è stata unanime condivisione di tale scelta.
Ora il parere del CdR è destinato a rinfocolare le polemiche, considerando che la settimana precedente la posizione del parere era sta sostenuta da una schiacciante maggioranza in seno alla Commissione Ambiente.
Sebbene “Le proposte sono ben lungi dall’essere perfette ed è per questo che abbiamo sollevato una serie di questioni in cui vediamo margini di miglioramento – ha sottolineato la Gâju – L’Unione europea è fondata sul compromesso e il pacchetto iniziale di rifiuti è proprio questo. Come possiamo aspettarci di trovare un nuovo accordo accettabile a tutti in pochi mesi? Ripartire da zero vorrebbe dire sprecare i progressi fatti. Siamo tutti d’accordo che la realizzazione di una “economia circolare” offrirà vantaggi all’economia, all’ambiente e ai nostri cittadini, cerchiamo quindi di costruire su ciò che c’è già”.
La revisione delle Direttive EU waste, parte integrante del Pacchetto sulla Circular Economy, proposta dalla precedente Commissione UE Barroso nel luglio 2014, con cui ci si prefiggeva di risparmiare 600 miliardi di euro, di dar vita a 2 milioni di nuovi posti di lavoro e una crescita del PIL pari all’1%, stabiliva che al 2030 si raggiungesse il riciclaggio del 70% dei rifiuti urbani, quello degli imballaggi l’80% e il divieto al 2025 di smaltire in discarica i rifiuti riciclabili.
Su tali obiettivi il parere del CdR prevede, qualora la Commissione decidesse, come auspicato, di adottare il pacchetto, di apportare delle modifiche:
– vietare la messa in discarica di rifiuti riciclabili e biodegradabili entro il 1° gennaio 2025 e rendere vincolante il limite massimo del 5% dei rifiuti residui in discarica entro il 2030;
– garantire una definizione unica di rifiuti urbani e di stabilire un unico metodo di calcolo degli obiettivi di riciclaggio nell’UE;
– introdurre delle raccomandazioni per una maggiore responsabilità ambientale da parte delle imprese, garantendo la commercializzazione di prodotti provenienti da fonti riciclate;
– inserire nella Direttiva quadro sui rifiuti un nuovo obiettivo per il riciclaggio dei rifiuti organici;
– includere nel quadro della revisione intermedia della strategia di crescita dell’UE – Europa 2020 un nuovo obiettivo per l’aumento della produttività delle risorse di almeno il 30% al 2030.
“Siamo convinti che l’Europa ha bisogno di intraprendere i prossimi passi verso l’obiettivo di un’economia a rifiuti zero – ha dichiarato nell’intervista il Sindaco di Cumpăna – Ciò vuol dire che dobbiamo intensificare i nostri sforzi per ridurre i rifiuti e riciclare di più. Abbiamo discusso con molti stakeholder e con i membri del Comitato delle Regioni, e la grande maggioranza di loro sono a favore di obiettivi chiari e ambiziosi. Gli enti locali e regionali hanno bisogno di trasparenza e di obiettivi chiari al fine di pianificare gli investimenti a lungo termine. Dobbiamo anche informare i nostri cittadini e le imprese, al fine di modificarne i comportamenti. Ci sono alcune questioni difficili che riguardano l’attuazione pratica e il tempo indicato per alcuni elementi della legislazione, ma credo che le proposte che sono sul tavolo siano abbastanza equilibrate”.
“Il Presidente della Commissione Juncker e Vicepresidente Timmermans hanno detto che entro la fine dell’anno potrebbero esserci nuove proposte anche più ambiziose – ha concluso Gâju – ma siamo assai dubbiosi che i molti e diversi interessi degli Stati membri, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti possano raggiungere una tipologia di compromesso diversa da quella che è già sul tavolo”.