Cambiamenti climatici Circular economy Sostenibilità

EMF: economia circolare per affrontare i cambiamenti climatici

Rapporto su Economia circolare

Un nuovo Rapporto della Ellen MacArthur Foundation dimostra come, tramite l’adozione dei principi di economia circolare, le imprese, le istituzioni finanziarie e i responsabili politici possano dar vita ad  un’economia fiorente e resiliente, svolgendo al contempo un ruolo essenziale nel raggiungimento degli obiettivi climatici.

La Fondazione Ellen MacArthur (EMF), la cui mission è di “Sostenere le persone creative e le istituzioni impegnate a costruire un mondo più giusto, verde, e pacifico” e che sovvenziona e investe con circa 225 milioni di dollari annui il Programma ‘di Economia Circolare, in collaborazione con Material Economics, una società di consulenza gestionale con sede a Stoccolma che si concentra su strategie, tecnologie e politiche di sostenibilità. ha pubblicato il RapportoCompleting the Picture: How the Circular Economy Tackles Climate Change” dove viene evidenziata la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio globale alla lotta ai cambiamenti climatici.

Il passaggio alle energie rinnovabili svolge un ruolo fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici, ma questo da solo non sarà sufficiente – ha affermato Ellen MacArthurAl fine di raggiungere obiettivi sul clima, è fondamentale trasformare il modo in cui progettiamo, realizziamo e utilizziamo prodotti e alimenti. Completare il quadro attraverso una transizione verso un’economia circolare può consentirci di soddisfare le esigenze di una popolazione globale in crescita, creando al contempo un’economia prospera e resiliente che può funzionare a lungo termine”.

Secondo gli autori, infatti, le energie rinnovabili potranno ridurre solo del 55% le emissioni globali di gas a effetto serra, da qui l’urgenza di affrontare il rimanente 45% per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. A tal fine, il Rapporto mostra come si possa eliminare quote notevoli di emissioni e aumentare al contempo la resilienza agli impatti fisici dei cambiamenti climatici, applicando i princìpi dell’economia circolare a 5 aree chiave: acciaio, plastica, alluminio, cemento e cibo.

Le aziende possono allungare la vita dei materiali utilizzati, disaccoppiando le attività economiche dal consumo di risorse vulnerabili ai rischi climatici e, quindi, ad assumere una maggiore flessibilità qualora le catene di approvvigionamento dovessero interrompersi. 

L’adozione di un quadro di economia circolare nelle suddette aree può consentire una riduzione di 20,3 miliardi di tonnellate di gas serra al 2050, pari alle attuali emissioni di tutte le forme di trasporto a livello globale, fornendo un chiaro messaggio sul valore dell’economia circolare anche ad altri settori, quali la moda, l’elettronica e gli imballaggi. Il cambiamento delle diete alimentari, l’implementazione delle innovazioni tecnologiche e CCS (cattura e stoccaggio del carbonio) sono gli altri aspetti su cui intervenire   per completare il quadro di come il mondo possa raggiungere emissioni zero al 2050.

schema economia circolare

I modelli di produzione e consumo devono essere cambiati se si vuole approntare soluzioni in grado di affrontare la crisi climatica. Con l’ascesa della classe media globale con circa 3 miliardi di nuovi entranti al 2030 determinerà una notevole domanda globale di materiali.

Secondo il Global Resources Outlook 2019, il Rapporto elaborato  dall’International Resource Panel (IRP), il gruppo di 34 scienziati di fama mondiale di 30 diversi Paesi istituito dall’UNEP nel 200, negli ultimi cinque decenni, la popolazione è raddoppiata e il prodotto interno globale è aumentato di quattro volte. Nello stesso periodo l’estrazione globale annuale di materiali è passata da 27 miliardi di tonnellate a 92 miliardi di tonnellate (nel 2017). Sulla base delle attuali tendenze questa quantità è destinata a raddoppiare entro il 2060.

Inoltre, la futura classe media non solo comprerà più beni, ma determinerà pressioni sulla catena alimentare, con l’aumento del consumo di carne e prodotti lattiero-caseari, e di prodotti trasformati e confezionati. Il modo nel quale questo cibo verrà prodotto e distribuito sarà determinante per contrastare i cambiamenti climatici tanto quanto la transizione dai combustibili fossili alle fonti pulite.

Come altro esempio, viene indicato l’ambiente costruito che già oggi utilizza quasi la metà delle materie prime estratte ogni anno e che le proiezioni attuali stimano che a livello globale entro il 2060 sarà costruito l’equivalente di Parigi ogni settimana. A quel punto, le emissioni di carbonio delle costruzioni saranno responsabili di circa la metà delle emissioni totali di nuovi edifici, rispetto al 28% di oggi.

Uno scenario circolare per l’ambiente costruito potrebbe ridurre le emissioni globali di CO2 dei materiali da costruzione del 38% entro la metà del secolo grazie a una domanda ridotta di acciaio, alluminio, cemento e plastica – si legge nel Rapporto – offrendo ai residenti un migliore accesso a beni, servizi e abitazioni, nonché una migliore qualità dell’aria esterna in cui vivere e lavorare“.

Alcune soluzioni richiederanno investimenti significativi, tra cui un aumento del costo del lavoro. Ad esempio, l’ottimizzazione degli elementi in calcestruzzo o delle travi in ​​acciaio per ridurre l’uso di materiali “spesso comporta maggiori costi di coordinamento per la loro complessità e per la necessità di aumentare la prefabbricazione“. Tuttavia i progressi tecnologici, come la stampa 3D che è in grado di eliminare gli scarti di produzione, possono ridurre i costi attraverso il taglio degli sprechi.

Non tutti i circuiti dei materiali possono essere chiusi attraverso miglioramenti nella produzione e l’adozione di tecnologie innovative e rinnovabili, almeno non facilmente. Ci saranno sempre materiali e correlate emissioni di gas a effetto serra, che richiederanno misure di economia non circolare, come la CCS che potrebbe utilizzare il carbonio stoccato per nanomateriali, cemento o altri materiali avanzati, sebbene tali tecnologie e mercati siano ancora all’inizio.

Nel sistema alimentare, l’agricoltura rigenerativa migliorando la salute dei suoli, può aumentare la sua capacità di assorbire e trattenere l’acqua e ridurre così gli impatti devastanti di alluvioni e siccità. La riduzione significativa delle emissioni del settore richiederà comunque il cambiamento delle abitudini alimentari di miliardi di individui, oltre a cambiamenti nei sistemi di produzione e alla decarbonizzazione di filiere alimentari lunghe e complesse.

schema a piramide transizione catena alimentare

Prima che possano essere disponibili acciaio, alluminio, plastica e altri materiali a net zero emissions saranno necessari sostanziali investimenti e innovazioni, ma il passaggio è obbligato perché ”le emissioni dell’industria e del sistema alimentare sono i principali ostacoli all’economia a zero emissioni”.

Ma ci sono anche le opportunità legate a questa transizione. Solo dall’implementazione delle strategie circolari per sistemi alimentari, secondo le stime della Fondazione Ellen MacArthur, deriva un risparmio di 700 miliardi di dollari all’anno entro il 2050.

In Intesa Sanpaolo crediamo fermamente che con la solidità finanziaria derivi una più ampia responsabilità verso la società e l’ambiente – ha dichiarato Carlo Messina, Amministratore delegato di Intesa San Paolo, dal 2015 unico Financial Services Global Partner della EMF e Istituto fortemente impegnata per favorire la transizione verso l’Economia Circolare, che nel suo Piano Industriale ha messo a disposizione un plafond di 5 miliardi di euro di finanziamenti a condizioni particolarmente favorevoli per sostenere le imprese a intraprendere questa trasformazione – Consentire un rapido spostamento verso l’economia circolare di cui possano beneficiare le persone e il Pianeta è una parte importante di questa responsabilità. Inoltre, è vitale per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, e al contempo migliorare la resilienza delle imprese e scoprire nuove opportunità di business. Siamo impazienti di svolgere un ruolo attivo nel New Green Deal annunciato dalla Commissione europea”.

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