Un nuovo studio (meta-analisi) condotto da un team internazionale di ricercatori, a guida italiana, mostra che la diversificazione delle colture agricole porta ad una serie di miglioramenti dell’ecosistema, aumentando per i due terzi dei casi anche le rese.
La ricerca “Agricultural diversification promotes multiple ecosystem services without compromising yield”, pubblicata sulla Rivista dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS).Science Advances, ha analizzato i risultati di 5.188 studi separati che includevano 41.946 confronti tra le pratiche agricole diversificate e quelle semplificate.
“Io e i miei colleghi volevamo verificare se la diversificazione delle colture fosse vantaggiosa sia per la produzione agricola che per i servizi ecosistemici – ha affermato Giovanni Tamburini, Rricercatore dell’Università di Bari e dell’Università di Scienze Agrarie di Uppsala (Svezia) e principale autore dello Studio – La tendenza attuale è la semplificazione dei principali sistemi colturali in tutto il mondo. Coltiviamo monocolture su campi che si distendono su paesaggi omogeneizzati. I risultati del nostro studio indicano che la diversificazione può invertire gli impatti negativi che osserviamo nelle forme semplificate di coltivazione sia sull’ambiente che sulla stessa produzione stessa“.
Anche se i vantaggi ambientali dei metodi di agricoltura sostenibile potrebbero sembrare intuitivi, in realtà finora non c’erano dati che potessero indicare concretamente questo collegamento: lo studio in argomento è uno dei primi a mostrare il nesso in modo adeguato.
L’approccio di meta-analisi ha permesso al team di ricerca di combinare i dati di migliaia di altri studi che hanno testato come la diversificazione delle colture influisca sui raccolti, permettendo di acquisire un nuovo livello di conoscenza che non sarebbe possibile con i singoli esperimenti.
Nel complesso, i ricercatori hanno trovato che nel 67% degli studi la diversificazione ha avuto effetti positivi sulla resa, sulla biodiversità, sul bilancio idrico, oltre a ridurre i gas serra come CO2 e metano, contenere i parassiti e favorire gli insetti impollinatori. Le pratiche indicate includono: la rotazione delle colture, la piantumazione di strisce di prati e siepi all’interno e lungo i campi, la creazione di habitat per la fauna selvatica vicino ai campi, la riduzione della lavorazione del terreno e l’arricchimento del suolo con materia organica.
Nel 15% degli studi si è dimostrato che, nonostante la diversificazione, c’è stato un calo della resa, a dimostrazione che le soluzioni verdi non possono essere introdotte in ogni regione e per ogni coltura: “Per massimizzare i benefici e ridurre gli effetti negativi che potrebbero verificarsi – hanno sottolineato i ricercatori – bisogna mettere a punto le tecniche su colture e regioni specifiche”.
Il conteggio dei dati rivela che le pratiche di diversificazione agricola hanno generalmente un impatto positivo sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici. Numero delle dimensioni dell'effetto segnalato con una risposta significativa positiva (verde), negativa (rossa) o neutra (grigia) alla diversificazione agricola, nel complesso (A) e in ciascuna categoria di pratica di diversificazione separatamente (da B a G).
“C’era una netta maggioranza di situazioni vantaggiose per tutti – ha sottolineato Riccardo Bommarco Professore al Dipartmento di Ecologia dell’Università di Scienze Agrarie di Uppsala, e co-autore dello Studio – Ma c’erano anche risultati meno desiderabili che dobbiamo evitare quando diversifichiamo i sistemi di coltivazione. I ricercatori agricoli, gli specialisti e gli agricoltori devono riunirsi e identificare, sviluppare e implementare combinazioni vincenti di pratiche di diversificazione“.
La sfida è, comunque, il cambiamento dei sistemi alimentari. Molte considerazioni di marketing e di politiche agricole scoraggiano gli agricoltori dall’adottare molte delle pratiche di diversificazione esaminate nello studio, per concentrarsi su poche colture altamente produttive e redditizie. Tuttavia, mostrare che tali pratiche non riducono le rese e in molti casi le aumentano, potrebbe incoraggiare gli agricoltori a prenderle in considerazione. Per far sì che le pratiche di agricoltura sostenibile sia alla portata degli agricoltori, sono necessari dei cambiamenti nelle attuali politiche. I Paesi dovranno sostenere la condivisione della conoscenza, lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture e la creazione di sussidi e altri incentivi per incoraggiare più agricoltori ad assumere il loro ruolo di produttori alimentari sostenibili.
Va in questa direzione la Strategia From Farm to Fork della Commissione UE che prevede tra l’altro l’adozione di un Piano d’azione sull’agricoltura biologica che verrà presentato all’inizio del 2021, sul quale si è appena conclusa la pubblica Consultazione, che prevede tra l’altro incentivi per gli operatori.
In copertina: Foto di Anna Lundmark
E. B.