L’annuale indagine di Cittadinanzattiva sulla tassa per i rifiuti urbani pagata dalle famiglie italiane conferma che nelle regioni del Sud del Paese si paga oltre il 35% in più rispetto a quelle del Nord, per la minore raccolta differenziata e per i maggiori costi che sono sopportati per il trasporto dei rifiuti al Centro-Nord per la carenza impiantistica.
La tassa per i rifiuti urbani pagata in media nel 2020 da una famiglia italiana è di 300 euro, cifra rimasta invariata rispetto all’anno precedente. La regione in cui si rileva la spesa media più bassa è il Trentino-Alto Adige (193 euro), dove si registra un incremento del 1,4% rispetto all’anno precedente. Al contrario, la regione con la spesa più elevata resta la Campania (419 euro). In un panorama nazionale in cui la tariffa resta invariata, a livello territoriale si registra un incremento in 10 regioni: Molise (+4,3%), Calabria (+3,4%), Umbria (+2,8%), Liguria (+2%), Lazio (+1,9%), Marche (+1,7%), Friuli Venezia Giulia (+1,6%), Trentino-Alto Adige (+1,4%), Toscana (+0,8%), Piemonte (+0,7%); tariffe in diminuzione in 6: Abruzzo (-2,8%), Veneto (-2,2%), Sardegna (-1,5%), Sicilia (-1,4%), Puglia (-0,8%) e Campania (-0,4%). La spesa resta invariata in 4 regioni: Basilicata, Emilia-Romagna, Lombardia e Valle d’Aosta.

È questo il quadro che emerge dalla annuale indagine dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, organizzazione che opera in Italia e in Europa per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini in vari ambiti: salute, consumatori, scuola, giustizia e cittadinanza d’Europa, realizzata nell’ambito del Progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino”, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), e presentata il 25 novembre 2020.
L’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti urbani in tutti i capoluoghi di provincia prende come riferimento nel 2020 una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.
Catania è il capoluogo di provincia più costoso (504 euro, stabile sul 2019), Potenza il più economico (121 euro). Rispetto ai 112 capoluoghi di provincia esaminati, sono state riscontrate variazioni in aumento (rispetto al 2019) in 30 capoluoghi, situazioni di stabilità in 27 e variazioni in diminuzione in 11. A Crotone l’incremento più elevato (+14,1%), a Venezia la diminuzione più consistente (-16,2%).
A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro, invariato rispetto al 2019), segue il Centro (304 euro rispetto ai 299 del 2019), infine il Sud, più costoso (349 euro, erano 351 euro nel 2019).

Secondo il Rapporto Rifiuti urbani 2019 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), gli italiani nel 2018 hanno prodotto 30,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (+2% rispetto al 2017). La maggioranza dei rifiuti urbani è prodotta al Nord (47,5%) seguito dal Sud (30,5%) e infine dal Centro (22%).
La media nazionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 58,1% (+2,6% rispetto al 2017) mentre il 22% finisce in discarica. A livello di aree geografiche, primeggia in raccolta differenziata anche in questo caso il Nord (67,7%) seguito da Centro (54,1%) e Sud (46,1%). Le percentuali più elevate e al di sopra del 70% si registrano in Veneto (73,8%), Trentino-Alto Adige (72,5%), Lombardia (70,7%); le più basse e sotto la soglia del 40% in Sicilia (appena il 29,5%) e Molise (38,4%).
L’indagine di Cittadinanza attiva conferma quanto rilevato lo scorso ottobre nel corso della presentazione del Green Book 2020, il Rapporto sul settore dei rifiuti urbani in Italia curato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas, dove peraltro si afferma che la spesa più alta per le famiglie del Centro-Sud, pur avendo diverse cause, il maggior costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti fuori Regione non avendo un assetto impiantistico adeguato, è la più rilevante.