Territorio e paesaggio

Disastri interconnessi: mitigazione dei punti critici di rischio

Il Rapporto 2023 sui rischi di disastri interconnessi dell’Istituto Universitario delle Nazioni Unite per l’Ambiente e la Sicurezza Umana (UNU-EHS) analizza sei punti critici di rischio, selezionati per la loro rappresentatività di grandi questioni globali (perdita di biodiversità, sovrasfruttamento delle falde acquifere, scioglimento dei ghiacciai di montagna, detriti spaziali, caldo estremo e non assicurabilità di immobili), proponendo un quadro di mitigazione di tali rischi.

Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo: in effetti è l’unica cosa che è sempre accaduta

La citazione attribuita alla famosa antropologa statunitense Margaret Mead è posta in epigrafe al Capitolo “Punti di svolta positivi”, dedicato alla necessità di un’azione umana per un cambiamento trasformativo che possa allontanarci da punti critici di rischio ed evitare emergenze climatiche, sociali ed ecologiche, del Rapporto “Interconnected Disaster Risks 2023”.

In vista della prossima Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP28) che si svolgerà negli Emirati Arabi (Dubai, 30-novembre 2023) dell’Istituto Universitario delle Nazioni Unite per l’Ambiente e la Sicurezza Umana (UNU-EHS), il terzo Rapporto sui rischi di disastri interconnessi, progettato per essere accessibile al grande pubblico, che analizza tramite esempi concreti come i disastri che si stanno verificando a un ritmo sempre più rapido siano interconnessi tra loro e con le azioni umane.

Il Rapporto si basa su un’analisi scientifica approfondita di punto critico di rischi interconnessi, inteso come “momento in cui un dato sistema socio-ecologico non è più in grado di tamponare i rischi e fornire le funzioni previste, dopodiché il rischio di impatti catastrofici su questi sistemi aumenta sostanzialmente”, proponendo un quadro di mitigazione del rischio per aiutare a valutare i potenziali risultati e i compromessi delle relative soluzioni.

Con questi punti critici di rischio – ha spiegato la Prof.ssa Zita Sebesvari  Vice-Direttrice dell’UN-EHS e Responsabile scientifico del Rapporto – è come se ci stessimo avvicinando a un dirupo che non possiamo chiaramente intravedere davanti a noi, e dal quale una volta caduti non possiamo risalire facilmente“.

I sistemi sono intorno a noi e sono strettamente collegati a noi: ecosistemi, sistemi alimentari, sistemi idrici e altro ancora. Quando si deteriorano, generalmente non è un processo semplice e prevedibile. Piuttosto, l’instabilità cresce lentamente finché all’improvviso non viene raggiunto un punto critico e il sistema cambia radicalmente o addirittura crolla, con impatti potenzialmente catastrofici.

I 6 punti di non ritorno del rischio, selezionati per la loro rappresentazione di grandi questioni globali, sono:
l’accelerazione delle estinzioni che innescano reazioni a catena che portano al collasso dell’ecosistema;
l’impoverimento delle falde acquifere da cui attingiamo, mettendo a rischio l’approvvigionamento alimentare;
lo scioglimento dei ghiacciai di montagna;
i detriti spaziali causati dalla perdita di satelliti;
il caldo estremo che rende difficile la vita in alcune zone
il futuro non assicurabile quando i rischi crescenti rendono le case inabitabili.

Molti nuovi rischi emergono quando e dove il nostro mondo fisico e naturale si interconnette con la società umana. Un esempio di punto critico del rischio spiegato dal rapporto è l’esaurimento delle acque sotterranee. I bacini idrici sotterranei chiamati falde acquifere sono una risorsa di acqua dolce essenziale in tutto il mondo e forniscono acqua potabile a oltre 2 miliardi di persone. Circa il 70% dei prelievi di acque sotterranee viene utilizzato per l’agricoltura, soprattutto quando non è disponibile acqua sufficiente da fonti superficiali. Oggi le falde acquifere contribuiscono a mitigare la metà delle perdite in agricoltura causate dalla siccità, un fenomeno destinato solo ad aumentare in futuro a causa dei cambiamenti climatici. Ma il rapporto avverte che ora sono le falde acquifere stesse ad avvicinarsi a un punto di svolta: più della metà delle principali falde acquifere del mondo si stanno esaurendo più velocemente di quanto possano essere ricostituite naturalmente. Se la falda freatica scende al di sotto del livello a cui possono accedere i pozzi esistenti, gli agricoltori possono ritrovarsi improvvisamente senza la possibilità di accedere all’acqua, il che mette a rischio di fallimento interi sistemi di produzione alimentare. Alcuni paesi, come l’Arabia Saudita, hanno già superato questo punto critico del rischio delle acque sotterranee; altri, come l’India, non ne sono lontani.

Mentre estraiamo indiscriminatamente le nostre risorse idriche, danneggiamo la natura e la biodiversità e inquiniamo sia la Terra che lo spazio, avvicinandoci pericolosamente all’orlo di molteplici punti critici di rischio che potrebbero distruggere gli stessi sistemi da cui dipende la nostra vita – ha aggiunto Sebesvari – Inoltre, perdiamo anche alcuni dei nostri strumenti e opzioni per affrontare il rischio di disastri futuri”.

L’analisi rivela che i casi condividono cause profonde e fattori trainanti simili, incorporati nelle nostre azioni e comportamenti, che esercitano sempre più pressione sui nostri sistemi fino a spingerli sull’orlo del collasso. Raggiungere questi punti significa introdurre nuovi rischi, molti dei quali non ne abbiamo ancora conoscenza.

Avvicinandoci a questi punti critici, inizieremo già a sperimentarne gli impatti. Una volta attraversato, sarà difficile tornare indietro – ha dichiarato Jack O’Connor, autore principale ed esperto senior presso UNU-EHS – Il nostro rapporto può aiutarci a vedere i rischi che ci attendono, le cause che stanno dietro ad essi e i cambiamenti urgenti necessari per evitarli”.

Il Rapporto non si limita a definire e identificare i punti critici di rischio, ma propone anche un nuovo quadro per evitare o mitigare le conseguenze. Le soluzioni si dividono in 2 categorie:
Evitare, che mirano alle cause profonde e ai fattori di rischio per evitare del tutto i punti critici del rischio;
 – Adattarsi, che aiutano a prepararsi o ad affrontare meglio gli impatti negativi dei punti critici del rischio che non possono essere evitati.

Per entrambe le soluzioni, esistono 2 tipi di azioni:
Ritardare , lavorando nell’ambito del sistema esistente di “business as usual” (BAU) per rallentare la progressione verso i punti di non ritorno del rischio;
Trasformare che implica una rivisitazione fondamentale di un sistema in qualcosa di più forte e più sostenibile di prima.

A titolo illustrativo, un approccio di Evitare-Trasformare potrebbe essere utilizzato per affrontare il punto di non ritorno del calore insopportabile riducendo le emissioni di gas serra (GHG), mentre l’installazione di condizionatori d’aria in climi caldi è un esempio di approccio di Adattarsi-Ritardare

Nel caso del punto di non ritorno del rischio “Calore insopportabile” descritto nel Rapporto, è il cambiamento climatico indotto dall’uomo che sta causando un aumento globale delle temperature, portando a ondate di caldo più frequenti e intense che in alcune aree raggiungeranno temperature in cui il corpo umano non può più sopravvivere. Una soluzione Adattarsi-Ritardare tende a contrastare questo rischio installando, ad esempio, dei condizionatori d’aria. I condizionatori ritarderanno quando verrà raggiunto il punto di non ritorno del rischio per le persone nella zona, ma non risolveranno il caldo stesso. Una soluzione Evitare-Trasformare, invece, canto, mira ad arrestare le emissioni di gas serra e allo stesso tempo a guidare il cambiamento sociale verso modi di vita a basse emissioni di carbonio in modo che il punto di svolta possa alla fine essere evitato.

Il Rapporto rileva che ad oggi le soluzioni implementate tendono a concentrarsi sul ritardare piuttosto che sul trasformare, sebbene si stia prestando sempre più attenzione al cambiamento trasformativo per raggiungere gli obiettivi globali sulla transizione verso un futuro più sostenibile. Saranno necessarie ulteriori soluzioni rivoluzionarie per allontanarci da un futuro caratterizzato da molteplici punti critici di rischio. Le soluzioni trasformative richiederanno anche un notevole impegno sociale e personale, e il rapporto evidenzia i cambiamenti complessivi che ognuno di noi può apportare ai propri comportamenti e valori.

Il vero cambiamento trasformativo coinvolge tutti – ha concluso Sebesvari – Il rapporto serve a ricordare tempestivamente prima della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che dobbiamo tutti essere parte della soluzione”.

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