Un’analisi dell’azione dell’UE per affrontare il problema dei rifiuti di plastica condotta dalla Corte dei conti europea (ECA) evidenzia una serie di carenze, rischi, sfide e opportunità inerenti all’approccio adottato dall’UE per affrontare il problema dei rifiuti di imballaggi di plastica, con il rischio che non vengano raggiunti da alcuni Stati membri i valori-obiettivi al 2025 e al 2030, ma anche le opportunità di cogliere i vantaggi dei primi arrivati, sviluppando soluzioni di economia circolare per gli imballaggi di plastica.
C’è il rischio elevato che l’UE non riesca a raggiungere i valori-obiettivo di riciclaggio degli imballaggi in plastica per il 2025 (50%) e per il 2030 (55%).
È quanto emerge da un’analisi dal titolo “L’azione dell’UE per affrontare il problema dei rifiuti di plastica” che la Corte dei conti europea (ECA) ha pubblicato il 30 ottobre 2023, qualche giorno dopo che la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato con 56 voti a favore, 23 contrari e 5 astenuti, la relazione sulla proposta di Regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio / della Commissione UE che si pone l’obiettivo di affrontare la costante crescita dei rifiuti da imballaggio con il riuso e con l’obbligo di percentuali di materiale riciclato, che ha suscitato accese polemiche e che il voto contrastato della Commissione Ambiente, nonostante il testo sia stato annacquato, è destinato rinfocolare.
Il documento dell’ECA non è una relazione di audit, bensì un’analisi basata prevalentemente su informazioni di dominio pubblico o su materiale raccolto appositamente a tal fine. La Corte ha esaminato le azioni adottate dall’UE nell’ambito della Strategia sulla plastica (2018) per affrontare il problema dei rifiuti di plastica, con particolare riguardo ai rifiuti da imballaggio di plastica che costituiscono circa il 40 % dell’utilizzo della plastica e il 61 % dei rifiuti di plastica generati nell’UE. Si tratta anche del tipo di imballaggi con il più basso tasso di riciclaggio nell’UE (di poco superiore al 40 %).
L’analisi dell’ECA ha evidenziato che gli Stati membri si appoggiano ai Paesi non-UE per gestire i propri rifiuti di imballaggio di plastica e raggiungere i rispettivi valori-obiettivo di riciclaggio che la nuova Direttiva del 2018 ha fissato al 50 % nel 2025 e al 55% nel 2030.
Al 2020 quasi un terzo degli imballaggi di plastica dichiarati come riciclati dai Paesi dell’UE veniva in realtà spedita al di fuori dell’UE per essere riciclata. I rifiuti possono passare di mano più volte in molti paesi prima di essere smaltiti illegalmente, mentre il primo soggetto che avvia il flusso di rifiuti riceve documenti attestanti il riciclaggio dei rifiuti di imballaggio di plastica.
Tuttavia, a causa delle condizioni più severe imposte dalla convenzione di Basilea, queste spedizioni di rifiuti di plastica sono state in gran parte vietate a partire dal gennaio 2021, con il rischio di produrre un incremento dei reati commessi nel settore dei rifiuti e delle spedizioni illegali, aggravato dalle debolezze dell’attuale quadro giuridico dell’UE per la tutela penale dell’ambiente.
La Corte avverte che tale situazione, unitamente all’incapacità di trattare questo tipo di rifiuti nell’UE, costituisce un’ulteriore potenziale minaccia per il raggiungimento degli ambiziosi valori-obiettivo dell’UE.
Di recente l’organizzazione dei riciclatori di plastica europei (PRE) ha lanciato l’allarme sulla sopravvivenza del settore, messo in crisi dall’aumento delle importazioni a basso costo, soprattutto di PET sia vergine che riciclato da Paesi terzi, e dalla conseguente scarsa domanda di plastica riciclata europea, stante l’avvicinarsi dei target della Direttiva sulla riduzione di prodotti di plastica monouso (SUP), con il rischio che gli obiettivi di riciclaggio non siano raggiunti o vengano conseguiti importando plastica non tracciata e non verificata.
Gli auditor della Corte dei conti europea, inoltre, hanno lodato le ambizioni dell’UE, per quasi raddoppiare entro il 2030 i tassi di riciclo dei rifiuti di plastica, e hanno sottolineato le opportunità economiche che offrirebbe una politica simile. Con questo nuovo approccio, infatti, l’UE potrebbe sfruttare il vantaggio di essere all’avanguardia e consolidare la propria posizione di leader mondiale nel riciclaggio degli imballaggi di plastica.