L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha presentato il Policy brief “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico” da cui emerge che servirebbero 26 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio italiano, ma in 7 anni 20 miliardi sono andati all’emergenza e solo 2 alla prevenzione. Sono state avanzate una serie di proposte per un approccio integrato al dissesto idrogeologico del Paese.
Per fronteggiare l’aumento della frequenza e della gravità degli eventi catastrofici che incidono sull’assetto idrogeologico del Paese occorre investire nella prevenzione, per cui sono stati spesi tra il 2013 e il 2019 solo due miliardi di euro, appena un decimo del costo sostenuto per fronteggiare le emergenze nello stesso periodo. Per ridurre le morti e i danni provocati dalle catastrofi e mitigare le conseguenze devastanti della crisi climatica sui territori e sulle persone che lo abitano è urgentissimo adeguare in via straordinaria la pianificazione di bacino tramite i Piani per l’Assetto Idrogeologico (PAI) alle nuove mappe di pericolosità. Tale pianificazione deve essere sovraordinata rispetto alla pianificazione urbanistica comunale e tenere conto delle mappe dei rischi contenute nei Piani Gestione Rischio Alluvioni (PGRA) delle Autorità di bacino distrettuali.
È quanto emerge, tra l’altro, dal nuovo Policy brief “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Valutazioni e proposte” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che è stato presentato il 4 marzo 2024 nel corso dell’evento “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Proposte per un approccio integrato”, concluso con un dialogo tra il Direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, e il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci.
“La nostra mentalità nazionale tende spesso a occuparsi dei problemi solo quando succedono – ha sottolineato Walter Vitali, coordinatore del Gruppo di lavoro sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili” che ha curato il briefing – ma poiché ormai non si può più parlare di imprevedibilità del rischio idrogeologico, il messaggio fondamentale che l’ASviS vuole dare con questo Policy brief è quello di cercare di invertire questa tendenza, spendendo meglio e di più per la prevenzione, e che, in caso di ricostruzione, questa deve seguire il concetto della resilienza trasformativa”.
il Policy Brief avanza una serie di proposte per affrontare con una visione sistemica la questione del dissesto idrogeologico.
1. La standardizzazione delle procedure per le fasi di emergenza e ricostruzione
– Stabilire una procedura uniforme per la successione delle fasi di emergenza e ricostruzione la quale, tranne le situazioni eccezionali che vanno adeguatamente motivate, deve essere seguita per tutti gli eventi calamitosi. Nei tre eventi che sono succeduti dal 2022 al maggio 2023 (Province di Ancona e Pesaro-Urbino; Ischia; Emilia-Romagna, Toscana e Marche) sono state adottate procedure differenti.
2. La resilienza trasformativa nella ricostruzione
– Applicare il modello della resilienza trasformativa alla ricostruzione, coordinandola con l’aggiornamento della pianificazione di bacino (PGRA adottati nel 2021) e la pianificazione degli interventi di riassetto territoriale di breve, medio e lungo termine (art. 2 dell’Accordo tra il Commissario straordinario alla ricostruzione e l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po del 7.8.2023).
3. L’adeguamento straordinario della pianificazione di bacino sovraordinata alla pianificazione urbanistica comunale
– Individuare le condizioni di finanziamento, di personale e procedurali per consentire alle Autorità di bacino distrettuali di adeguare in via straordinaria entro 12 mesi i propri Piani di assetto idrogeologico (PAI) ai PGRA del 2021, che in base alla legislazione vigente sono sovraordinati alla pianificazione urbanistica comunale.
– Approvare una normativa specifica che preveda anche la necessità per i Comuni di recepire le indicazioni dei nuovi PAI nella propria pianificazione urbanistica entro i successivi 12 mesi, con la loro entrata in vigore automatica sul loro territorio qualora essi non provvedano.
Con risorse limitate si risparmiano vite umane e danni in occasione di ulteriori eventi estremi: divieto di insediamento di nuove residenze e attività produttive nelle zone a maggior rischio; interventi di mitigazione (vasche di laminazione, casse di espansione a valle, ecc.) ancor prima delle eventuali delocalizzazioni; evacuazione prevista nei Piani di emergenza comunale in caso di emergenza.
4. Il riparto delle competenze
– Mantenere le attuali competenze in capo al MASE, alle Regioni, alle Autorità di bacino distrettuali e alle altre amministrazioni centrali (Dipartimento della Protezione civile, Ministero dell’Interno, Ministero dell’Agricoltura, Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti).
– Rafforzare il ruolo di impulso e coordinamento della Presidenza del Consiglio in particolare per considerare in modo unitario le diverse azioni che incidono sul ciclo idrologico (difesa del suolo, contrasto alla scarsità idrica, qualità delle acque, rinaturazione dei fiumi).
5. Il ciclo della pianificazione e programmazione degli interventi
– Mantenere la procedura del DLGS n. 152 del 2006 esclusivamente per la determinazione del fabbisogno finanziario e per il conseguente monitoraggio degli interventi, con il vantaggio che riguarda tutti i Ministeri interessati.
– Assumere la procedura del DPCM del 27.9.2021 per l’attuazione degli interventi, molto più flessibile e coerente con la pianificazione delle Autorità di bacino distrettuale che esprimono parere vincolante, modificando di conseguenza gli articoli 69-72 del DLGS. n. 152 del 2006.
– Estendere la medesima procedura anche agli interventi degli altri Ministeri, fatti salvi quelli di emergenza effettuati dalla Protezione civile che rispondono ad esigenze specifiche.
– Adottare una unica pianificazione nazionale pluriennale “Per la difesa del suolo e la gestione delle acque” con caratteristiche di operatività e modularità, ad esempio decennale, articolata in due sezioni entrambi facenti capo alla pianificazione effettuata dalle Autorità di bacino distrettuale:
a) per la mitigazione del rischio idrogeologico, includendo lo “Schema nazionale unitario di gestione del rischio alluvioni 2022-2027” che sintetizza i PGRA della Autorità di bacino distrettuali adottati nel 2021;
b) per la qualità delle acque e il contrasto alla scarsità della risorsa idrica.
– Il coordinamento interministeriale assicurato dalla Presidenza del Consiglio è essenziale a questo scopo.
6. L’aumento della capacità di spesa
– Triplicare la capacità di spesa per interventi di prevenzione del rischio idrogeologico segnalati dalle Regioni e di competenza del MASE, portandola rapidamente a 1 miliardo di euro l’anno rispetto agli attuali 300 milioni circa.
– Operare un analogo incremento della capacità di spesa degli altri Ministeri anche attraverso la programmazione e verifica unificata dei capitoli di bilancio che può essere realizzata con l’adozione del sistema di programmazione degli interventi descritta nel punto 4.
– Adeguare conseguentemente gli stanziamenti, a partire dal rifinanziamento con altre fonti della misura M2C4-2.1a del PNRR (1.287 milioni di euro) le cui risorse sono state destinate agli eventi del 2023.
– Analizzare l’intera filiera di pianificazione, progettazione e attuazione degli interventi per individuare e rimuovere ostacoli e colli di bottiglia, anche al fine di velocizzare gli interventi di almeno 1/3 rispetto alla media 1999-2019 (da 4,8 a 3,2 anni).
7. La progettazione
– Adeguare il fondo di rotazione per la progettazione, ora previsto in 100 milioni di euro (legge n. 221 del 2015, art. 55).
– Modificare il DPCM del 27.9.2021 al fine di considerare l’esistenza del progetto di fattibilità tecnico-economico come condizione necessaria per avviare l’iter di richiesta del finanziamento, e non solo un fattore che dà luogo a un punteggio come è ora.
8. L’unicità del monitoraggio degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico
– Accelerare l’integrazione in corso della Piattaforma ReNDiS dell’ISPRA sulle informazioni relative agli interventi di tutte le amministrazioni che operano sul dissesto idrogeologico, mettendola in relazione con il quadro finanziario unificato di cui al precedente punto 5 il quale necessita di una verifica continua circa l’andamento degli stanziamenti e della spesa.
9. Il ruolo delle assicurazioni
– Verificare la fattibilità di un sistema assicurativo facoltativo incentivato come in altri Paesi a tutela dei rischi di danno derivanti da calamità naturali.
– Verificare la fattibilità di un sistema assicurativo obbligatorio sia per il settore delle imprese (legge di bilancio 2024, art. 1, commi 101-124) che per quello residenziale a tutela dei medesimi rischi fondato sulla collaborazione pubblico -privato e che per le zone di maggior pericolosità sia parzialmente sovvenzionato dallo Stato.
10. Testo unico
– Approvare una delega al governo per la redazione di un Testo unico legislativo in materia di mitigazione del rischio idrogeologico.

Per quanto riguarda il “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale” – il cosiddetto ProteggItalia, varato nel 2019 e tutt’ora in vigore – l’ASviS ricorda che la Corte dei Conti ha segnalato che esso non ha unificato i criteri e le procedure di spesa, anche in relazione al PNRR, né individuato strumenti di pianificazione territoriale efficaci, mentre permangono un’inaccettabile lentezza dei processi decisionali e di quelli attuativi, nonché le difficoltà delle amministrazioni centrali e locali ad utilizzare i fondi stanziati.
“Il costo dell’inazione è nettamente superiore a quello da sostenere per affrontare seriamente i rischi derivanti dalla crisi climatica, che già ora impatta sui nostri ecosistemi, sulle attività economiche e sulla vita delle persone – ha affermato il Direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – Per questo, bisogna rafforzare gli investimenti, ma anche il ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio in modo da avere una visione integrata delle azioni sul ciclo idrologico. È essenziale adottare una pianificazione nazionale pluriennale per la difesa del suolo e la gestione delle acque, nonché affidare una delega al Governo per la redazione di un Testo unico legislativo in materia di mitigazione del rischio idrogeologico. La resilienza dei territori passa dalla volontà politica di investire nella prevenzione e nella gestione sostenibile delle risorse idriche, come indicano gli impegni che l’Italia deve perseguire per realizzare l’Agenda 2030 dell’Onu e quanto previsto dal Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici approvato a dicembre”.
“L’obiettivo essenziale è pianificare prima ancora di intervenire con 100 interventi, 100 infrastrutture strategiche di carattere nazionale, identificati dalle Autorità di bacino che sono quelle che conoscono meglio i territori – ha dichiarato il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci – E poi occorre una sub-pianificazione di infrastrutture a livello locale, meno strategiche, che possono essere gestite dalle Regioni. Mi prendo l’impegno di lavorare al Testo unico con tutti i ministri interessati, abbiamo bisogno di snellire alcune procedure, di omologarle laddove possibile. Anticipo che chiederemo ad ASviS di collaborare nell’elaborazione di alcuni nostri progetti di legge perché per il legislatore è importante avere a disposizione degli esperti”.