Energia Fonti rinnovabili

Comunità Energetiche: Legambiente racconta la rivoluzione in atto

Il Rapporto “Comuni Rinnovabili” da quest’anno cambia prospettiva per concentrarsi sulle Comunità Energetiche, la nuova sfida per arrivare a un sistema al 100% incentrato sulle rinnovabili, mettendo ancora di più al centro il territorio, con le sue risorse rinnovabili e con le risposte da trovare alle diverse domande di energia elettrica e termica.

L’annuale Rapporto di Legambiente sulla diffusione delle fonti rinnovabili nel territorio italiano da quest’anno cambia nome. Dopo aver raccontato per anni la novità “rivoluzionaria” di un modello di generazione distribuito che oramai interessa ogni Comune italiano, l’Associazione del Cigno verde ha deciso di cambiare prospettiva, per concentrarsi sulle “Comunità Rinnovabili”.

Mentre 10 anni fa c’erano 356 Comuni italiani dove era installato almeno un impianto elettrico o termico a fonti rinnovabili, oggi ci sono oltre un milione di impianti tra elettrici e termici che si trovano in tutti i 7.911 Comuni italiani: 7.776 i Comuni dove è installato almeno un impianto fotovoltaico; 7.223 quelli del solare termico; 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro-nord); 1.049 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud);  3.616 quelli delle bioenergie;  594 quelli della geotermia.

La nuova sfida è che per arrivare a un sistema al 100% incentrato sulle rinnovabili bisogna imprimere un secondo cambiamento “rivoluzionario”, che metta ancora di più al centro il territorio, con le sue risorse rinnovabili e con le risposte da trovare alle diverse domande di energia elettrica e termica

La nuova Direttiva 2018/2001/UE sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili (RED II)   diventa possibile abbattere le assurde barriere che fino ad oggi hanno impedito di scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili in Italia, persino nei condomini o dentro un distretto produttivo, oppure in un territorio agricolo.

La Direttiva RED II prevede, tra l’altro, i diritti dei prosumer (i produttori-consumatori)  e delle comunità energetiche all’autoproduzione, all’autoconsumo e all’accumulo di energia, proprio in una logica di supporto alla produzione locale da rinnovabili.

Se consideriamo la riduzione continua dei prezzi di solare, eolico, batterie, smart grid, mobilità elettrica siamo di fronte a un cambiamento di portata radicale che coinvolgerà imprese e cittadini nel trovare soluzioni locali intelligenti ed efficienti incentrate sulle energie pulite – si legge nel Rapporto – In molti Paesi europei si sta intervenendo con modifiche normative per consentire la condivisione di energia rinnovabile nei condomini e su edifici pubblici, nei centri commerciali o su edifici industriali. Il nostro Paese dovrà recepire la Direttiva europea entro Giugno 2021, ma intanto possiamo cominciare a sperimentare comunità energetiche per configurazioni fino a 200 kW grazie all’approvazione di un emendamento proposto da Legambiente e Italia Solare, che è diventato Legge nel cosiddetto “Milleproroghe” (Legge 8/2020). Ora mancano una delibera di Arera e poi un decreto attuativo del Mise, poi si potrà cominciare a realizzare le prime comunità energetiche. Inoltre, saranno 15 le nuove comunità energetiche o progetti di autoconsumo collettivo sostenute da RSE (Ricerca Servizi Energetici) finalizzati alla sperimentazione delle nuove configurazioni energetiche e all’analisi costi-benefici dal punto di vista energetico, economico, ambientale e sociale”.

La richiesta di anticipare alcuni interventi previsti dalla nuova Direttiva Rinnovabili, in particolare la parte relativa alle Comunità energetiche, era stata avanzata lo scorso anno dal Coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) che raggruppa 27 Associazioni in toto o in parte attive nel settore, tra cui la stessa Legambiente, alla luce del Piano nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) inviato alla Commissione UE, per rispettare il quale le installazioni fotovoltaiche in Italia dovrebbero più che raddoppiare a 900 MW ogni anno dal 2020 al 2025, per poi salire ulteriormente di 4,8 GW l’anno dal 2025 al 2030.

Anche se dal Rapporto emerge che nel 2019 si conferma una crescita positiva del contributo delle fonti pulite rispetto ai consumi elettrici dal 7 al 19%, con la crescita maggiore a nel solare fotovoltaico e nell’eolico, che nel 2019 hanno soddisfatto rispettivamente il 7,6% e il 6,2% dei consumi elettrici nazionali, tale aumento è troppo lento e ha ritmi inadeguati rispetto a quanto la Penisola potrebbe e dovrebbe fare per rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici: di questo passo gli obiettivi fissati al 2030 dal PNIEC verrebbero raggiunti con 20 anni di ritardo.

Per questo, secondo Legambiente, i prossimi dieci anni saranno cruciali per moltiplicare questi numeri e raggiungere almeno 80-100 TWh di produzione rinnovabile al 2030, mentre in parallelo si dovranno ridurre i consumi attraverso l’efficienza, per arrivare a costruire un sistema che possa progressivamente fare a meno delle fonti fossili.

Inoltre l’Associazione ambientalista, nel corso degli Stati generali dell’economia, ha lanciato al Governo 10 proposte-priorità che devono entrare nel recovery plan che il Governo dovrà presentare per uscire dalla crisi economica e sociale del Covid-19.
La semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti da fonti rinnovabili di piccola taglia e l’introduzione di nuove linee guida per accelerare i progetti di grandi dimensioni in tutte le Regioni.
Il recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche e lo sblocco dei progetti fino a 200 kW con l’introduzione di un fondo per l’accesso al credito a tassi agevolati.
Promuovere progetti di agrivoltaico, attraverso regole per l’integrazione del fotovoltaico in agricoltura e incentivi per gli agricoltori nell’ambito della PAC.
Accelerare gli investimenti nei sistemi di accumulo sia sulla rete di trasmissione che di distribuzione, premiando tutti coloro che partecipano ai meccanismi di “demand-response”.
Un vero piano per l’efficienza energetica con obiettivi di riduzione dei consumi ambiziosi in edilizia verso NZEB e nell’industria.
L’elettrificazione delle città per trasporti e riscaldamento/raffrescamento degli edifici per ridurre inquinamento ed emissioni.
Il potenziamento delle reti di trasmissione e distribuzione, delle interconnessioni internazionali e con Sicilia e Sardegna.
L’accelerazione degli investimenti nel biometano.
La realizzazione di progetti eolici offshore e la costituzione di consorzi di imprese per progetti di eolico galleggiante al largo delle coste di Sicilia e Sardegna.
L’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e la revisione della tassazione energetica sulla base delle emissioni

Tornando al Rapporto, un capitolo racconta il mondo che si è già messo in moto nella condivisione e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili in Italia. Sono 32 i progetti già realizzati o in partenza, da nord a sud, almeno uno per Regione. Tra questi sono 12 le storie di Comunità energetiche, alcune sono cooperative “storiche”, che continuano a investire in innovazione e a trasformarsi con nuovi obiettivi, come E-Werk Prato nel Comune di Prato allo Stelvio (BZ) o la S.E.C.A.B. in Friuli Venezia Giulia o la ACSM, che coinvolge il territorio delle Valli di Primiero e Vanoi in Provincia di Trento. Altre sono nuovi progetti, come la Comunità energetica di Roseto Valfortore, in Provincia di Foggia, o i Comuni di Tirano e Sernio che insieme si preparano a realizzare la Comunità Energetica Rinnovabile Alpina alimentata attraverso la gestione sostenibile boschiva.

Sono 5 le cooperative energetiche tra storiche e nuove, che coinvolgono interi Comuni come nel caso di Berchidda, in Sardegna o in quello della S.E.C.A.B. in provincia di Udine. Altre 5 coinvolgono attori territoriali come nel caso della Comunità energetica agricola del Veneto, che ha già coinvolto 514 aziende, tra utenti possessori di impianti ad energia rinnovabile in grado di produrre e scambiare energia verde, ed utenti in qualità di consumatori dell’energia prodotta nel ciclo comunitario. O ancora, l’esperienza del progetto GECO che svilupperà una comunità energetica nella periferia di Bologna coinvolgendo 7.500 abitanti, 1.400 dei quali abitano in alloggi sociali (ACER), una zona commerciale di 200.000 mq che ospita un parco agroalimentare, due centri commerciali, ed un’area industriale di oltre 1 milione di mq.

Sono invece 9 i progetti di autoconsumo collettivo, che coinvolgono condomini e realtà di social housing come nel caso del progetto Qui Abito a Padova o l’edifico Nzeb realizzato dall’Energy Building Social Housing del Comune di Prato o il caso studio del Condominio Donatello di Alessandria nel progetto Energy Wave. A queste si aggiungono le 11 realtà di imprese che già hanno scelto l’autoproduzione da fonti rinnovabili integrando innovazioni importanti, come la Solis Green Log in Provincia di Chieti, l’Azienda agricola Val Paradiso ad Aosta, La Green Station di Potenza o la Cantina Le Cimete a Montefalco. Tutte realtà in cui già oggi le tecnologie pulite producono tutta o buona parte dell’energia elettrica e/o termica di cui hanno bisogno.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.