L’edizione 2021 del Global Climate Risk Index, rilasciato in occasione del Climate Adaptation Summit (25-26 gennaio 2021) conferma che i Paesi meno sviluppati sono i più colpiti dagli eventi climatici estremi, ma prosegue la risalita nella triste classifica di Paesi ad alto reddito, come Germania e Italia, che avvertono più chiaramente gli impatti sociali ed economici dei cambiamenti climatici.
In occasione del Climate Adaptation Summit (25-26 gennaio 2021) il vertice internazionale online sull’adattamento al clima (CAS), ospitato dai Paesi Bassi, che ha riunito i leader globali e le parti interessate locali per definire l’agenda degli impegni assunti o da fornire per rendere il mondo più resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici, Germanwatch, Ong con sede a Bonn che si prefigge di promuovere l’equità globale e la salvaguardia dei mezzi di sussistenza, ha presentato il Rapporto “Global Climate Risk Index 2021”.
Giunto alla 16ma edizione, l’annuale Rapporto che calcola in che misura i Paesi di tutto il mondo sono stati colpiti da eventi climatici estremi (tempeste, inondazioni, ondate di calore, ecc.), classificandoli in base alla loro vulnerabilità a tali fenomeni, conferma
che i Paesi meno sviluppati sono generalmente più colpiti rispetto ai Paesi industrializzati, tuttavia gli ultimi dati disponibili (2019) indicano che anche i Paesi ad alto reddito avvertono gli impatti climatici più chiaramente rispetto al passato, come Germania e Italia.
L’ultimo Global Risks Report del World Economic Forum (WEF) per il secondo anno consecutivo indica i rischi correlati ai cambiamenti climatici in cima alla classifica dei rischi più probabili che possano verificarsi, classificando tai primi 3 posti, nell’ordine: eventi meteorologici estremi, fallimento dell’azione per il clima e disastri ambientali,
Nel 2019 i più colpiti sono stati Mozambico e Zimbabwe i due Paesi africani che si affacciano sull’oceano Indiano colpiti dal ciclone tropicale Idai, etichettato dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres “una delle peggiori catastrofi legate al clima nella storia dell’Africa“. Le Bahamas sono al 3° posto dopo la devastazione subita ad opera dell’uragano Dorian.
Prendendo in considerazione il ventennio (2000-2019) Porto Rico, Myanmar e Haiti sono risultati i Paesi più colpiti dagli impatti di tali eventi meteorologici.
“Il Global Climate Risk Index mostra che i Paesi poveri e vulnerabili affrontano sfide particolarmente grandi nel rispondere alle conseguenze di eventi meteorologici estremi – ha dichiarato David Eckstein della Divisione Climate Finance and Investment di Germanwatch, tra gli autori del Rapporto – Hanno urgente bisogno di assistenza finanziaria e tecnica, ma recenti studi indicano che siamo molto lontani dai 100 miliardi di dollari all’anno promessi dalle nazioni industrializzate, e in secondo luogo solo una piccola parte è stata fornita per l’adattamento climatico”.
Per redigere il Climate Risk Index (CRI), Germanwatch attinge dal database NatCatSERVICE della compagnia di riassicurazione Munich Re, nonché dai dati socio-economici del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Anche se la valutazione dell’aumento dei danni e delle vittime non consente conclusioni dirette sull’influenza dei cambiamenti climatici su questi eventi, tuttavia evidenzia l’aumento di gravi disastri e dà una buona visione degli Stati e delle aree più colpiti.
Prendendo in considerazione il ventennio (2000-2019) ci sono state quasi 480.000 vittime direttamente collegate a più di 11.000 eventi meteorologici estremi. Porto Rico, Myanmar e Haiti sono risultati i Paesi più colpiti dagli impatti economici di tali fenomeni. I danni economici sono stati pari a circa 2,56 trilioni di dollari (calcolati a parità di potere d’acquisto, PPP), ancora una volta in aumento rispetto all’anno precedente (2,51 trilioni di dollari), nonostante quest’anno il CRI non include i dati per gli USA a causa di problemi tecnici con i fornitori di dati.
Otto dei dieci Paesi più colpiti tra il 2000 e il 2019 sono Paesi in via di sviluppo con reddito pro capite medio o basso.
“I Paesi più poveri sono i più colpiti perché sono più vulnerabili agli effetti dannosi di un pericolo e hanno una capacità inferiore a farvi fronte – ha spiegato Vera Kuenzel della divisione Adattamento ai cambiamenti climatici e Diritti umani di Germanwatch, anche lei tra gli autori del report – Paesi come Haiti, Filippine e Pakistan sono ripetutamente colpiti da eventi meteorologici estremi e non hanno il tempo di riprendersi completamente prima che si verifichi il successivo. Pertanto, rafforzare la loro resilienza non deve basarsi solo sull’adattamento, ma anche di fornire il supporto necessario per affrontare le perdite e danni“.
Tra i Paesi maggiormente colpiti nell’arco del ventennio, ci sono anche Germania (18° posto) e Italia (22° posto), con circa 20.000 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi, comprese le ondate di calore, e perdite economiche quantificate in oltre 33.000 miliardi di dollari.
Il Rapporto “Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia” della Fondazione CMCC ha rilevato che la probabilità di rischio climatico nel nostro Paese è aumentato del 9% negli ultimi 20 anni, con correlati aumenti esponenziali in relazione all’innalzamento delle temperature, e predite previste per la fine del secolo tra lo 0,5% e l’8% del PIL, a seconda dei vari scenari.
Inoltre, gli effetti maggiori si fanno sentire nelle città che sono i territori che subiscono gli impatti più gravi dei cambiamenti climatici, come attesta il Rapporto “CittaClima 2020” di Legambiente, che aveva rilevato che dall’inizio del 2000 ad ottobre, si sono verificati 86 casi di allagamento da piogge intense e 72 trombe d’aria, in forte aumento rispetto ai 54 casi dell’intero 2019 e ai 41 registrati nel 2018. Ancora, 15 esondazioni fluviali, 13 casi di danni alle infrastrutture, 12 casi di danni da siccità prolungata, 9 frane da piogge intense.
“La pandemia globale di Covid-19 ha ribadito il fatto che i Paesi vulnerabili sono esposti a vari tipi di rischio (climatico, geofisico, economico e sanitario) e che la vulnerabilità è sistemica e interconnessa – ha osservato Laura Schäfer della Divisione Gestione dei rischio climatico di Germanwatch, e co-autrice del Global Climate Risk Index 2021 – È quindi importante affrontare queste interconnessioni. Il rafforzamento della resilienza climatica dei Paesi è una parte cruciale di questa sfida”.
In copertina: Immagine aerea scattata il 17 luglio 2020 dall’Agenzia indonesiana per la gestione della mitigazione, che mostra le case sepolte dal fango a North Luwu (isola di Sulawesi) dopo che diversi fiumi avevano rotto gli argine per le piogge torrenziali nella regione.