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Zone umide e Acqua: inseparabili e indispensabili per la vita

Il tema scelto dalla Convenzione di Ramsar per celebrare il 2 febbraio la Giornata Internazionale delle Zone Umide, che coincide quest’anno con il Cinquantenario della Convenzione stessa, è 2021 Water and Wetlands. Inseparable and vital for life”, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza delle zone umide come fonte di acqua dolce e di incoraggiare le azioni per ripristinarle e fermarne la perdita.

Il 2 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale delle Zone Umide (World Wetlands Day) per ricordare la data di adozione della Convenzione internazionale relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, meglio nota come la Convenzione di Ramsar, dal nome della città iraniana sul Mar Caspio, dove si tenne la Conferenza Internazionale che portò alla storica decisione, di cui ricorre quest’anno il Cinquantenario.

La Convenzione di Ramsar è nata per rispondere all’esigenza di invertire il processo di trasformazione e distruzione delle zone umide (le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri), ovvero quegli ambienti primari per la vita degli uccelli acquatici che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e Continenti per raggiungere ad ogni stagione i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento.

Con il passare del tempo e con l’aumentare dei trattati internazionali per la conservazione della natura, la Convenzione ha cercato di allargare i suoi obiettivi su tutti gli aspetti riguardanti la conservazione e l’uso sostenibile delle zone umide.

La Convenzione è stata sottoscritta finora da 171 Paesi che si sono impegnati a preservare lo stato ecologico di 2.375 zone umide che coprono una superficie di oltre 253 milioni di ettari, pari al 13-18% di tutte le zone umide mondiali, secondo l’ultimo Elenco.

In Italia sono 56 le aree umide incluse nei siti della Convenzione di Ramsar, che ricoprono una superficie di 73.308 ettari, ed accolgono il 40% della biodiversità italiana, con quasi la metà degli uccelli presenti legata a questi ambienti.

Nonostante l’alta adesione formale, questi habitat sono gravemente minacciati:e dal 1990 ad oggi i due terzi sono andati distrutti, in particolare in Asia, dove la perdita è stata maggiore.nQuesto rapido declino significa che l’accesso all’acqua dolce sta peggiorando per quasi 2 miliardi di persone in tutto il mondo, mentre il controllo delle inondazioni, la riduzione del rischio di catastrofi climatiche, lo stoccaggio del carbonio e i mezzi di sostentamento per le popolazioni che vivono nelle aree limitrofe alle zone umide, sono in grave sofferenza e con loro anche il nostro futuro.

Le cause principali di perdita e del degrado delle zone umide sono indotte dai cambiamenti di uso del suolo, in particolare dalla conversione all’agricoltura e al pascolo, e dalla crescita delle città e infrastrutture, con l’aggravante di rilasciare nelle zone umide un eccesso di nutrienti e di prelevare acqua, deviandola per fare dighe, laghetti, corsi d’acqua e canali.

C’è scarsa consapevolezza dei molteplici servizi che le zone umide offrono e della necessità del loro mantenimento e ripristino.
– Ogni essere umano ha bisogno di 20-50 litri di acqua al giorno per bere, cucinare e pulirsi: le zone umide forniscono l’acqua.
– Le piante delle zone umide filtrano e assorbono i fertilizzanti e pesticidi dannosi che vengono rilasciati nelle acque, così come i metalli pesanti e le tossine di origine industriale.
– Le zone umide forniscono cibo: nelle risaie viene coltivato il cereale che costituisce l’alimento base per tre miliardi di persone, e nelle paludi, negli estuari e nei laghi costieri viene prodotta la maggior parte del pesce da acquacoltura.
– A livello globale, dalle zone umide deriva il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione dei nostri raccolti.
– Le zone umide sono ricche di biodiversità, ospitando più di 100.000 specie di acqua dolce conosciute e questo numero sta crescendo ogni anno.
– Le zone umide agiscono come ammortizzatori di eventi naturali estremi, assorbendo le precipitazioni abbondanti e riducendo l’impatto delle inondazioni fluviali, mentre agiscono come stoccaggio idrico nei periodi di siccità.
– Le zone umide mitigano l’impatto dei cambiamenti climatici, quali serbatoi di carbonio più del doppio delle foreste e limitano l’erosione delle aree costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari, riducendo l’impatto di tifoni, uragani e tsunami.
– Le zone umide forniscono i mezzi di sussistenza e prodotti sostenibili a 62 milioni di persone che dipendono direttamente dalla pesca per vivere, il legname per le costruzioni, gli oli vegetali, le piante medicinali, il foraggio per gli animali, e steli e foglie per tessuti.

Per sensibilizzare e informare sull’importante ruolo che assolvono per il benessere umano, ogni anno viene scelto il tema che lo focalizzi. Il tema del 2021 “Water and Wetlands. Inseparable and vital for life” (Acqua e zone umide. Inseparabili e indispensabili per la vita), punta i riflettori sulle zone umide come fonte di acqua dolce e incoraggia le azioni per ripristinarle e fermarne la perdita. 

Si stima che entro il 2050 il 51% della popolazione e il 46% del PIL globale saranno soggetti ad alto rischio idrico (water crisis).
Siamo in una crisi idrica con profonde conseguenze e le zone umide sono centrali per offrire una soluzione – ha dichiarato per l’occasione Martha Rojas Urrego, Segretario generale della Convenzione sulle zone umide – Consumiamo ogni giorno almeno 10 miliardi di tonnellate di acqua dolce, più di quanto la terra possa rifornire. Tuttavia, avremo bisogno del 55% di acqua in più entro il 2050 per una popolazione mondiale di circa 10 miliardi di persone. Dobbiamo essere efficienti dal punto di vista idrico in ogni area. L’industria da sola potrebbe ridurre il suo consumo di acqua fino al 50%, mentre l’agricoltura, di gran lunga il più grande consumatore di acqua, ha diversi modi per ottenere più raccolto, tramite l’irrigazione goccia a goccia. Dobbiamo smettere di distruggere e iniziare a ripristinare le zone umide. Tutti noi abbiamo la responsabilità collettiva di risparmiare acqua e conservare le zone umide. Sono necessari investimenti significativi per le zone umide come soluzioni naturali per la gestione dell’acqua, nonché l’attuazione di politiche che integrino le zone umide nei piani di gestione. Sono tutte azioni decisive, verso un’economia verde, e fondamentali per ricostruire meglio (Building Back Better)”

E.B.

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