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Città circolari: la classifica dei centri urbani per indice di circolarità (ICU)

Dalla seconda edizione della classifica delle città circolari del report del CESISP (Centro di Economia e Regolazione dei Servizi dell’Industria e del Settore Pubblico) dell’Università di Milano- Bicocca, Milano si conferma al 1° posto, seguita da Trento e Bologna, mentre i centri urbani del Meridione si collocano in coda.

Il CESISP (Centro di Economia e Regolazione dei Servizi dell’Industria e del Settore Pubblico) –Università di Milano Bicocca, il cui scopo è di contribuire all’analisi degli aspetti economici, gestionali e normativi delle attività produttive, dei servizi e del settore pubblico dell’economi, con particolare attenzione alle strategie di politica economica e industriale, ha presentato il 18 settembre 2020 il reportMisurare gli obiettivi di economia circolare nei centri urbani” che contiene la classifica italiana delle città circolari (II edizione).

La Commissione UE ha adottato l’11 marzo 2020 il nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, uno dei principali strumenti del Green Deal europeo che fissa una tabella di marcia ambiziosa per la transizione ad un’economia la cui crescita sia dissociata dall’uso delle risorse, rafforzando le misure del pacchetto di Direttive Economia Circolare Rifiuti, che il Governo italiano ha recentemente adottato, e con il quale viene richiesto un coinvolgimento attivo dei cittadini nel cambiare i propri modelli di consumo e gli stili di vita. In questo contesto, le città giocano un ruolo determinante, come ha confermato l’emergenza correlata alla pandemia di Covid-19, nel guidare la transizione.

Il concetto di economia circolare presuppone un cambio di paradigma e innovazioni tecnologiche e sociali, rappresentabile attraverso 5 cinque cluster o pilastri dell’economia circolare:
Input sostenibili: utilizzo di input da fonti rinnovabili o da riutilizzo e riciclo;
– Condivisione sociale: ruolo del volontariato / piattaforme per condividere gli asset per ridurre lo spreco;
Uso di beni come servizi: comprende modelli di business innovativi per offrire prodotti sotto forma di servizi;
End of Life: soluzioni volte a preservare il valore di fine vita di un bene e a riutilizzarlo;
Estensione della vita dei prodotti: azioni volte ad aumentare la vita utile di beni e servizi.

Dalle caratteristiche di ogni cluster fondante l’economia circolare, i ricercatori hanno ricavato alcuni indicatori funzionali che misurano le performance dei centri urbani considerati.

Sulla base di quanto emerso dai 28 indicatori circolari sono stati analizzati i risultati raccolti redigendo simbolicamente una classifica delle città italiane più circolari. Per ogni indicatore è stata stilata una classifica parziale delle città; in base alla posizione ottenuta in ciascuno di essi ad ogni città è stato assegnato un punteggio (rank), compreso tra 0,5 e 10, per poter confrontare tra loro i risultati ottenuti per i diversi indicatori sulla base di una grandezza univoca.

Si è sviluppato così un indice di circolarità urbana (ICU) che si ricava dalla media ponderata dei punteggi ottenuti nella valutazione degli indicatori parziali: il valore finale, somma di tutti i punteggi parziali ottenuti nelle varie tabelle, è diviso per il numero di indicatori utilizzati nella ricerca.

L’ICU si configura come uno strumento a supporto di analisi e valutazioni di impatto regolatorio propedeutiche allo sviluppo di policy di economia circolare, come indicato dalla normativa europea e nazionale. In questo modo gli stakeholders disporranno di un cruscotto attraverso il quale valutare e confrontare le performance di intere città.

Sono state selezionate 20 città. Nello specifico sono state prese in esame le prime 10 città per popolazione. Per approfondire la ricerca il numero di città è stato esteso a 20 e quelle aggiuntive sono state selezionate dapprima andando ad individuare i capoluoghi di regione. Tuttavia, non tutti i capoluoghi di regione disponevano di tutti i dati necessari per l’analisi dunque, ad esempio, Pescara e Reggio Calabria sono stati individuati in rappresentanza delle regioni Abruzzo e Calabria in sostituzione dei rispettivi capoluoghi. Una volta individuati tutti i capoluoghi di regione di cui si disponeva di informazioni (17) sono state selezionate ultime 3 (Bergamo, Brescia e Verona) in base alla popolazione e alle informazioni disponibili.

La classifica finale vede Milano confermarsi città più “circolare” d’Italia con un punteggio di 7,7 su 10. Seguono Trento (7,5) e Bologna (7,2) che scalzano dal podio Firenze (5° posto) e Torino (7° posto), mentre Bergamo (4° posto) e Brescia (6° posto) si inseriscono nella top ten. Le ultime posizioni sono occupate dai centri urbani del Meridione, con Palermo e Catania a chiudere la classifica.

Dalla classifica risulta evidente la netta differenza comportamentale tra Nord e Sud: le prime 10 classificate si collocano geograficamente al Nord o Centro-nord, mentre le ultime posizioni sono esclusivamente coperte da città del Sud Italia – sottolineano gli autori del report, Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia, rispettivamente Direttore scientifico e ricercatore del CESISP – A stupire è in particolare la differenza riscontrata tra Nord e Centro Italia. Le prime città del Centro Italia sono Roma e Perugia che si classificano solamente al dodicesimo e tredicesimo posto e con un risultato al di sotto della sufficienza (rispettivamente 5,5 e 5,3)”.

I risultati della graduatoria per indice globale di circolarità non sono complessivamente incoraggianti: ad oggi, infatti, solo otto comuni sui venti in esame riescono a raggiungere un valore di piena sufficienza negli indicatori di circolarità analizzati – aggiungono i due ricercatori – Inoltre, si riscontrano differenze territoriali profonde che rappresentano un vero e proprio ostacolo per la crescita dell’economia circolare in Italia: per le singole città è difficile, se non addirittura impossibile, attuare politiche circolari innovative per il proprio sviluppo se le aree urbane limitrofe rimangono arretrate: ecco perché è quanto mai auspicabile una sinergia tra i vari Comuni dal punto di vista territoriale, con una responsabilità diffusa tra amministrazioni e società nel raggiungimento di avanzati standard di sostenibilità. In questo modo si rischia che il divario tra le città del Nord e quelle del Sud a continui ad ampliarsi, quando invece è auspicabile, tanto in chiave economica, quanto sociale e ambientale, che lo sviluppo dell’economia circolare sia armonioso sull’intero territorio nazionale”.

In questa edizione è stata effettuata una prima comparazione tra Milano e altre otto importanti città europee (Copenaghen, Berlino, Parigi, Amsterdam, Londra, Madrid, Praga, Bruxelles), dalla quale è emerso che il capoluogo lombardo si colloca al 4° posto, dopo Copenaghen, Parigi e Berlino, mentre Praga è la meno circolare tra quelle analizzate.

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