Energia Fonti rinnovabili

Carta del fotovoltaico: un patto per il rilancio sostenibile del settore

Carta del fotovoltaico

Al termine del Convegno “Il rilancio del fotovoltaico italiano. Scenari e strategie per ammodernare e sviluppare il parco fotovoltaico”, svoltosi il 13 giugno 2018 presso la sede del GSE, è stata siglata la “Carta del rilancio sostenibile del fotovoltaico”, dichiarazione volontaria degli operatori che si impegnano a seguire determinati princìpi per rinnovare e sviluppare gli impianti fotovoltaici con l’obiettivo di facilitare gli investimenti nel rinnovamento e potenziamento delle centrali solari.

Tra le imprese ed associazioni firmatarieAnie RinnovabiliAsiI Azienda Solare ItalianaEco-PVEF Solare ItaliaElettricità FuturaEnel Green Power, EnerrayEsaproFalck RenewablesGreen ArrowGsf Global Solar Fund, RTRTages.

La Carta si basa sui risultati di uno Studio di Althesys (Società di consulenza e ricerca nei settori ambiente, energia, utilities) sviluppato in collaborazione con Enel Foundation, GSE e i maggiori player attivi nel settore in Italia, che analizza le condizioni per rilanciare l’energia solare, evidenziando i vantaggi che può portare al sistema Italia.

Lo Studio stima in 11 miliardi di euro le ricadute economiche derivanti dal rilancio e dallo sviluppo degli impianti di grande taglia, in quasi 20.000 nuovi addetti (tra diretti e indiretti) il potenziale occupazionale, e una riduzione delle emissioni di 12,8 milioni di tonnellate di COequivalenti.

“Il fotovoltaico italiano è un perno degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, e dovrà quindi essere sviluppato sia sui grandi impianti che sulla generazione distribuita – ha sottolineato Alessandro Marangoni, Amministratore delegato di Althesys e coordinatore della ricerca – È necessario mettere mano al parco fotovoltaico italiano, recuperando la produzione persa a causa del decadimento tecnologico e investendo in nuove installazioni. La Carta sottoscritta dai principali operatori, che punta a svilupparli nel modo più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, è un passo importante. Significa non solo garantire il rispetto degli obiettivi europei e nazionali su energia e clima, ma anche creare valore per le imprese e per l’intero sistema Paese.”

Lo Studio rileva come il parco fotovoltaico italiano, nonostante un’età media ancora bassa e compresa tra gli 8-10 anni (6 anni l’età media degli utility scale), mostri diverse criticità che ne limitano in parte l’efficienza. Il decadimento della produzione è stimabile nel 2,2% annuo al 2016, ben superiore a quello fisiologico previsto al momento dell’installazione.

Con il forte calo dell’installato dopo la fine dei Conti Energia (meno di 400 MW medi annui nel periodo 2014-2017), la nuova potenza si limita a sostituire quella “perduta”: al 2030, la perdita totale sarebbe di 5.000 MW, pari al 25% della potenza esistente al 2017.

Gli impianti utility scale affetti da problematiche raggiungono il 40% del totale (2,5-3,3 GW), con un costo complessivo per l’ammodernamento che si aggirerebbe tra 220-270 milioni di euro. Circa 19 MW usciranno dall’incentivazione tra il 2029 ed il 2035, ma potranno continuare a produrre se mantenuti efficienti, dato che la loro vita utile è stimabile in 25-30 anni.

Per raggiungere i target, l’Italia dovrebbe dunque avviare un processo di ammodernamento del parco fotovoltaico utility scale (che è lo 0,8% degli impianti totali, ma ben il 43,7% della potenza), in modo da mantenerlo efficiente attraverso interventi di revamping (processo di “ristrutturazione” di impianti già esistenti per riportarli alle prestazioni iniziali o progettuali) e di repowering (sostituzione di macchine e componenti vecchi, obsoleti o inefficienti con componenti più recenti).

Dal revamping si potrebbero recuperare fino a 4.000 MW di potenza al 2030, mentre il repowering può fornire, alla stessa data, 1.550-1.700 MW aggiuntivi.

Serve però una policy specifica, che preveda un quadro regolatorio chiaro e stabile che dia certezze sulla possibilità di intervenire sugli impianti, una semplificazione dei processi autorizzativi per gli ampliamenti e un coordinamento per lo sviluppo della rete.

Parallelamente, è necessario creare le condizioni per sviluppare nuovi impianti: la definizione di strumenti di classificazione del territorio, l’individuazione di “aree preferenziali”, un contesto normativo e di mercato adatto ai PPA (Power Purchase Agreement, contratti di lungo termine per le fonti rinnovabili, strumenti di sostegno indiretto come super ammortamenti e tax credit. Nell’immediato, è infine necessario che partano le aste previste dall’atteso Decreto per l’incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche per il periodo 2018-2020, predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) che non è stato emanato, anche per il nuovo corso governativo, ma che è ormai urgente.

Nei giorni scorsi, durante un evento organizzato nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile per discutere le opportunità e le sfide legate alla transizione energetica del settore elettrico europeo, il Rapporto “Più pulita, intelligente e conveniente: come cogliere le opportunità della transizione energetica in Europa”, focalizzato sulla situazione italiana, ha evidenziato come nel nostro Paese le energie rinnovabili potrebbero contribuire entro il 2030 per il 59% al consumo interno di elettricità, rispetto all’obiettivo del 55% previsto dalla Strategia Energetica Nazionale, senza costi aggiuntivi e con l’opportunità di ridurre le emissioni del 66% rispetto all’anno di riferimento 1990.

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