L’Iniziativa dei cittadini europei “Stop Global Warming EU”, di cui è in corso la raccolta di firme, si pone l’obiettivo di introdurre nella legislazione dell’Unione un prezzo per le emissioni di CO2 (carbon pricing), i cui proventi devono essere allocati per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, supportare la promozione dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili e ridurre la pressione fiscale sulle famiglie a più basso reddito.
È in corso la raccolta di firme per l’Iniziativa dei cittadini europei che chiede all’UE di istituire un sistema di carbon pricing per scoraggiare il ricorso ai combustibili fossili, favorire il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili per contrastare il riscaldamento globale e limitare l’aumento della temperatura a 1,5 ºC, secondo l’obiettivo dell’Accordo di Parigi..
Prevista dal Trattato di Lisbona come strumento per consentire ai cittadini di influire sul programma di lavoro della Commissione, l’Iniziativa dei cittadini europei è stata istituita nell’aprile del 2012 con l’entrata in vigore del regolamento che attua le disposizioni del trattato: : “i cittadini dell’Unione, in numero di almeno 1 milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea […] a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione”..
Si tratta di uno strumento di democrazia partecipativa che se raccoglie un milione di firme in un anno provenienti da almeno un quarto degli Stati membri dell’UE sollecita la Commissione UE europea a proporre atti giuridici nei settori di sua competenza che vengono discussi al Parlamento europeo.
L’iniziativa “Stop Global Warming EU” è stata lanciata dalle Associazioni Eumans e Science for Democracy ed è stata registrata dalla Commissione UE il 22 luglio 2019, data dalla quale sarebbe decorso il periodo di un anno per la raccolta di firme. A seguito dell’epidemia di COVID-19, con Regolamento (UE) 2020/1042 del 15 luglio 2020 il termine per la raccolta di firme è stato differito di 6 mesi.
Gli obiettivi della proposta
Lo scopo è di introdurre nella legislazione europea un prezzo minimo per le emissioni di CO2, partendo da 50 euro per tonnellata di CO2 dal 2020 fino a 100 euro entro il 2025, i cui proventi devono essere allocati per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, supportare la promozione dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili e ridurre la pressione fiscale sulle famiglie a più basso reddito.
Per essere efficace il sistema di carbon pricing dovrebbe anche prevedere un meccanismo di border adjustment carbon tax sulle importazioni provenienti dai Paesi extra UE, in modo da compensare i prezzi più bassi delle emissioni di Co2 nel Paese esportatore.
L’iniziativa chiede inoltre che vengano cancellate definitivamente le quote di emissioni allocate gratuitamente dal sistema europeo ETS, ad oggi vigenti anche se soggette ad una graduale riduzione.
L’efficacia del carbon pricing nell’indirizzare la transizione energetica e la riduzione delle emissioni di CO2, sia in termini di risultati che di costi di sistema, è sostenuta da molti economisti ed esperti, fra cui i 27 premi Nobel dell’economia, 11.000 scienziati naturali e 5.300 scienziati sociali che hanno firmato la Dichiarazione sui dividendi del carbonio,da cui è nata l’idea stessa dell’iniziativa Stop Global Warming EU.


Ad oggi, secondo il Dashboard dei prezzi del carbonio della Banca Mondiale ci sono 61 iniziative nel mondo, che coprono quasi un quarto delle emissioni globali di gas serra. In Europa vige per ora solo il sistema di scambio di emissioni ETS, che copre però solo le emissioni generate dai grandi emettitori industriali e produttori di elettricità (circa il 40% del totale delle emissioni di gas serra in Europa). Ed è proprio il recente andamento del mercato ETS a fornire un’idea della potenziale efficacia di un sistema di carbon pricing adeguato: dal 2019 è in corso un’accelerazione delle dismissioni del carbone per la generazione di elettricità in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia che nel suo Piano nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) ha previsto l’eliminazione graduale degli impianti a carbone entro il 2025, con un significativo step al 2023.
La raccolta di firme può avvenire direttamente online sul relativo sito, certificato come richiesto dai regolamenti UE, in modo da garantire che tutti i dati vengano immagazzinati in maniera sicura. Le informazioni fornite verranno utilizzate esclusivamente per confermare la partecipazione e verranno eliminati in seguito alla convalida.