I Rapporti dell’UNEP, pubblicati in occasione della World Water Week (Stoccolma, 25- 29 agosto 2024), relativi al monitoraggio di alcuni target dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 – Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie, forniscono una dettagliata valutazione sullo stato degli ecosistemi di acqua dolce del mondo, tra cui fiumi, laghi e falde acquifere, avvertendo che siamo in modo “allarmante fuori strada”.
In metà dei paesi del mondo uno o più tipi di ecosistemi di acqua dolce sono degradati, tra cui fiumi, laghi e falde acquifere. Il flusso dei fiumi è notevolmente diminuito, i corpi idrici superficiali si stanno riducendo o si stanno perdendo, l’acqua ambiente sta diventando sempre più inquinata e la gestione delle risorse idriche non è sulla strada giusta.
È quanto emerge dai Rapporti sui progressi degli indicatori specifici dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 – Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie, pubblicati dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), in occasione della Settimana Mondiale dell’Acqua (Stoccolma, 25-29 agosto 2024), l’evento annuale nato nel 1991 che raggruppa decisori ed esperti per parlare delle più grandi sfide mondiali legate all’acqua, con argomenti che vanno dalla sicurezza alimentare e salute all’agricoltura, dalla tecnologia alla biodiversità, sullo scenario della crescente crisi climatica, e che quest’anno ha per tema “Bridging Borders”, per sottolineare la necessità di lavorare mediante una rete sovranazionale che sostenga un futuro di pace, confermando la risorsa idrica quale importante elemento di equità e di sostenibilità ambientale.
Si tratta di una serie triennale di monitoraggio dell’UNEP, per conto e in affiliazione con UN-Water, l’organismo di coordinamento tra Agenzie delle Nazioni Unite per tutte le questioni relative all’acqua, su tre indicatori dell’Obiettivo 6:
– Progressi nella qualità dell’acqua ambiente con particolare attenzione alla salute;
– Progressi nell’attuazione della gestione integrata delle risorse idriche con particolare attenzione al cambiamento climatico
– Progressi negli ecosistemi legati all’acqua con particolare attenzione alla biodiversità.
Gli ecosistemi di acqua dolce sani e funzionanti sono essenziali per la sicurezza idrica e alimentare, mitigando gli impatti climatici e preservando la biodiversità, ma questi ecosistemi critici continuano ad affrontare livelli significativi di degrado in tutto il mondo, con impatti negativi causati principalmente da inquinamento, dighe, conversione del territorio, eccessiva estrazione e cambiamenti climatici che stanno portando a inondazioni e siccità più intense.
In circa 90 nazioni in tutto il mondo, la maggior parte delle quali si trova in Africa e nell’Asia centrale e sud-orientale, almeno un tipo di ecosistema di acqua dolce è in fase di degrado, avverte il rapporto.
Nel frattempo, il flusso dei fiumi è diminuito in 402 bacini in tutto il mondo, segnando un aumento di cinque volte rispetto al 2000, e i corpi idrici superficiali si stanno restringendo o perdendo in 354 bacini in tutto il mondo. Allo stesso tempo, l’acqua naturale e non trattata sta diventando più inquinata e gli sforzi di gestione delle acque sono ostacolati da un sostegno finanziario “inefficace” da parte di governi e aziende.
Di conseguenza, dal 1970 le popolazioni di specie di acqua dolce nel mondo sono crollate dell’83%, mentre oggi circa due miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e circa metà della popolazione mondiale soffre di grave scarsità d’acqua per almeno una parte dell’anno.
Il cambiamento climatico e la crescita della popolazione mondiale sono destinati ad aggravare ulteriormente i rischi legati all’acqua nei prossimi anni, mentre i dati indicano che la salute e i mezzi di sussistenza di 4,8 miliardi di persone potrebbero essere a rischio entro il 2030 se la qualità e il monitoraggio dell’acqua non miglioreranno.
Inoltre, le mangrovie che forniscono servizi essenziali come la filtrazione dell’acqua, la creazione di habitat e il sequestro del carbonio, stanno subendo perdite significative nel Sud-est asiatico, anche se il tasso complessivo di deforestazione delle mangrovie si è stabilizzato nell’ultimo decennio in tutto il mondo.
“Il nostro pianeta blu viene rapidamente privato di corpi e risorse di acqua dolce sane, con prospettive terribili per la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico e la biodiversità – ha dichiarato Dianna Kopansky, responsabile dell’Unità per le acque dolci e le zone umide dell’UNEP – In questo momento critico, gli impegni politici globali per la gestione sostenibile dell’acqua non sono mai stati così alti, ma non sono accompagnati dai finanziamenti o dalle azioni necessarie”.
Circa 45 paesi e l’UE, infatti, hanno alla Freshwater Challenge (FWC) che mira a ripristinare entro il 2030 zone umide degradate per 350 milioni di ettari e 300.000 chilometri di fiumi degradati.
“Le politiche di protezione e ripristino, su misura per le diverse regioni, stanno fermando ulteriori perdite e dimostrano che invertire il degrado è a portata di mano – ha aggiunto Kopanski – Ne abbiamo assolutamente bisogno“.
Progressi inadeguati e necessità di un’azione accelerata
Più di 100 paesi evidenziano progressi inadeguati nell’attuazione della gestione integrata delle risorse idriche (IWRM), una componente chiave del target 5 dell’Obiettivo 6. Mentre circa il 60% dei paesi ha sviluppato piani a lungo termine che integrano la IWRM e l’adattamento ai cambiamenti climatici, solo il 50% dispone di meccanismi formali per coordinare questi sforzi.
Inoltre, più di tre quarti dei paesi non dispongono di una formazione adeguata e di uno sviluppo di capacità per collegare l’adattamento al cambiamento climatico con la IWRM.
C’è, inoltre, la profonda disuguaglianza nella disponibilità di acqua dolce in tutto il mondo, con i paesi sviluppati che godono di forniture di acqua pulita molto più sicure rispetto a quelli del Sud del mondo. A differenza di gran parte dell’Africa e di alcune parti dell’Asia, la costruzione di bacini idrici in regioni come il Nord America, l’Europa e altre parti dell’Asia sta contribuendo a un guadagno netto globale nella capacità di stoccaggio dell’acqua e nelle forniture di acqua pulita. Tuttavia, l’UNEP non prevede che il mondo raggiungerà una gestione sostenibile delle risorse idriche prima del 2049, sulla base delle tendenze attuali, il che significherebbe che almeno 3,3 miliardi di persone in oltre 100 Paesi avranno probabilmente quadri di governance inefficaci per bilanciare le richieste idriche concorrenti.
Il rapporto invita pertanto i governi ad ampliare e sviluppare programmi di monitoraggio delle risorse idriche, ad accogliere gli sforzi della citizen science e a esplorare il potenziale dell’osservazione della Terra basata sui satelliti per contribuire a colmare le lacune nei dati e orientare azioni mirate per migliorare la qualità e la disponibilità dell’acqua
“Dobbiamo ancora colmare le lacune critiche – ha osservato la Segretaria esecutiva dell’UNEP, Inger Andersen – perché quando dimostreremo che la gestione integrata delle risorse idriche rafforza altri obiettivi di sviluppo, potremo garantire volontà politica, risorse adeguate e progressi reali sull’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6“.
Carenza di dati e sue conseguenze
Un altro ostacolo fondamentale per affrontare la crisi globale dell’acqua dolce è la mancanza di dati completi.
La metà più povera del mondo contribuisce per meno del 3% ai dati globali sulla qualità dell’acqua. Ad esempio, in queste regioni sono state registrate solo 4.500 misurazioni della qualità dei laghi su quasi 250.000 a livello globale.
Questa lacuna di dati è particolarmente preoccupante poiché ostacola la capacità di questi paesi di prendere decisioni informate sulla gestione dell’acqua, soprattutto a fronte di siccità, inondazioni e inquinamento dovuto alle acque reflue e al deflusso agricolo.
Laddove sono disponibili dati, i rapporti mostrano una tendenza preoccupante: la qualità dell’acqua dolce si sta deteriorando costantemente dal 2017. Nelle regioni in cui mancano dati, le prospettive sono ancora più cupe, con il rischio che più della metà dell’umanità viva in paesi con acqua inadeguata. dati di qualità entro il 2030.
Carenze finanziarie e loro impatto sulla gestione dell’acqua
Un maggiore sostegno finanziario serve a raggiungere gli obiettivi di gestione sostenibile dell’acqua, mitigando al tempo stesso le sfide esistenti. Tuttavia, secondo i rapporti, tra il 41% e il 49% dei paesi ha dovuto affrontare carenze finanziarie per l’attuazione della IWRM tra il 2017 e il 2023, con proiezioni che indicano che questa percentuale di paesi potrebbe raggiungere il 59% entro il 2030.
Questa carenza di finanziamenti è particolarmente dannosa per l’operatività dell’IWRM, poiché limita la capacità istituzionale, le reti di monitoraggio e l’applicazione degli strumenti di gestione. Circa il 70% dei paesi segnala finanziamenti insufficienti per coprire le proprie esigenze di gestione sostenibile dell’acqua a livello subnazionale, di bacino o di falda acquifera.
I rapporti sottolineano la necessità che i paesi sviluppino e attuino accordi di aumento delle entrate e di recupero dei costi, supportati da quadri giuridici e da un’adeguata capacità istituzionale per monitorarli e applicarli.