Agroalimentare

Olio d’oliva: a rischio senza pratiche agricole adattative

Secondo il rapporto dell’Istituto per la politica ambientale europea (IEEP) entro il 2100 l’aumento delle temperature causato dal cambiamento climatico sarà accompagnato da una diminuzione delle precipitazioni tra il 10% e il 30%, con una drastica riduzione, peraltro già in atto, di grano, patate, riso e olio d’oliva, che senza adeguate misure di mitigazione e adattamento potrebbero mettere a rischio culture alimentari di paesi, come la dieta mediterranea per l’Italia.

La produzione di grano, patate, riso ed olio subirà una drastica diminuzione in Europa in pochi decenni a causa degli effetti del cambiamento climatico, a meno che non vengano urgentemente adottate delle misure di adattamento, in grado di rafforzare la resilienza dei sistemi agricoli. Per portare avanti questo approccio, sarà necessario adottare misure per sostenere le aziende agricole e le famiglie impegnate nell’agricoltura, con strumenti politici incentrati sulla promozione dell’adozione diffusa di pratiche che migliorino la conservazione dell’acqua, la qualità del suolo, il paesaggio e la biodiversità.

È il monito e la ricetta contenuti nel RapportoIncreasing climate change resilience through sustainable agricultural practices. Evidence for wheath, potatoes an olives”, dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP),think tank con sede a Bruxelles leader per l’analisi e lo sviluppo delle politiche ambientali in Europa, commissionato dall’European Climate Foundation.

Il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre e il 2024 si appresta a battere il record, secondo le previsioni di Copernicus. Entro il 2100 l’aumento delle temperature nella regione del Mediterraneo, causato dal cambiamento climatico, sarà accompagnato da una diminuzione delle precipitazioni tra il 10% e il 30%. Queste variazioni climatiche influiranno notevolmente sulle risorse idriche e sulle condizioni del suolo, con conseguenze dannose sui raccolti.

Secondo il Rapporto, sebbene tutti i settori economici saranno, e sono già, colpiti dal cambiamento climatico, l’agricoltura è considerata particolarmente vulnerabile. L’UE è uno dei maggiori produttori ed esportatori di prodotti agricoli al mondo, con una quota importante del cibo prodotto, preparato e consumato nelle cucine di tutta Europa. Negli ultimi anni, la produzione UE di molte materie prime agricole chiave è diminuita drasticamente a causa di siccità diffuse e altre condizioni meteorologiche avverse.

Senza misure per mitigare e adattarsi agli impatti climatici, gli agricoltori potrebbero essere costretti a passare a colture alternative. A lungo termine, ciò potrebbe cambiare cosa e come coltiviamo in alcune regioni europee e rimodellare le nostre cucine nazionali. La dieta mediterranea e un intero patrimonio culinario e culturale italiano sono a rischio.

L’olio extravergine d’oliva è sempre più raro con le produzioni in calo negli ultimi anni Nel 2023 il raccolto di olive nell’UE nel 2023 ha battuto il record negativo stabilito appena l’anno prima, ma soprattutto di gran lunga al di sotto della media di 3 milioni di tonnellate degli anni precedenti (-21%), considerata una sorta di valore soglia per un corretto equilibrio tra domanda e offerta. Sotto soglia anche la produzione in Italia, con il prezzo dell’EVO negli ultimi quattro anni salito alle stelle. E le previsioni per il 2024 non sono rosee, stante la siccità che ha colpito tutto il sud Italia, soprattutto Sicilia ma anche Calabria e Puglia.

Si prevede che la produzione di grano in Europa nei prossimi decenni, a causa della siccità possa scendere di oltre il 20 per cento, concretizzando la minaccia per il prodotto italiano per eccellenza, la pasta, e per l’intera gastronomia italiana.

Oltre a olio e grano anche la produzione di patate subirà una drastica diminuzione nel continente europeo entro pochi decenni a causa degli effetti del cambiamento climatico, a meno che non adottiamo urgentemente delle misure di adattamento – ha affermato Melanie Muro, Senior Policy Analyst dell’IEEP e principale autrice del Rapporto – Sebbene ci sia ancora incertezza sull’entità esatta delle perdite di raccolto che ci si possono aspettare, una cosa è chiara: le perdite sarebbero inferiori, e potrebbero perfino essere evitate, se venissero messe in atto delle forme di adattamento al clima che cambia“.

Un box all’interno del Rapporto, dal titolo “Niente più risotti? Come il cambiamento climatico minaccia un piatto iconico italiano”, sottolinea come in Italia, che produce nella Pianura Padana il 50% dei riso europeo, nel 2022, con la siccità peggiore della regione degli ultimi 200 anni, la produzione sia scesa di oltre il 30%, interessando in particolare le varietà pregiate di Carnaroli e Arborio, ingredienti cruciali della tradizione italiana dei risotti poiché hanno una capacità unica di assorbire condimenti e aromi, ma estremamente vulnerabili ai cambiamenti delle condizioni climatiche. Così che nel 2023 sono stati seminati circa 211.000 ettari a riso, la superficie più piccola da 23 anni, ma la siccità prima e piogge torrenziali e inondazioni in seguito ne hanno compromesso le rese.

Per lo IEEP, rafforzare la resilienza dei sistemi agricoli necessita di strategie di adattamento climatico a breve e lungo termine, implementate su scale diverse, attingendo a una gamma completa di conoscenze, azioni finanziarie, tecniche, colturali e pratiche. A livello di azienda agricola, diverse pratiche colturali sostenibili, ovvero tecniche di sequenziamento, disposizione e gestione delle colture, possono garantire che la produzione di colture arabili sia sufficientemente solida da proteggere dagli attuali rischi climatici e adattarsi alle future condizioni climatiche. Queste pratiche possono potenzialmente mantenere e migliorare lo stato e la funzione delle risorse naturali su cui fa affidamento l’agricoltura, che vengono sistematicamente degradate dall’uso continuo di metodi convenzionali, come la lavorazione intensiva, lasciando i terreni nudi o elevati input chimici.  

Il rapporto esamina gli impatti di diversi rischi climatici su tre principali colture agricole, che sono elementi essenziali della cucina europea: grano, patate e olive. L’analisi delle pratiche di coltivazione sostenibile rileva che possono potenzialmente mantenere e migliorare la biodiversità e i parametri del suolo e dell’acqua, proteggendo dagli attuali rischi climatici e permettendo di adattarsi alle condizioni climatiche future. Le 3 schede informative che corredano il Rapporto, sottolineando come non siano emersi impatti negativi significativi sulle produzioni agricole rispetto ai metodi di coltivazione convenzionali, illustrano come le pratiche di coltivazione sostenibili siano state implementate con successo nella pratica in Germania, Francia e Spagna:
Coltivare patate utilizzando l’agricoltura rigenerativa;
Coltivazione di grano intercalare in Francia;
Gestione sostenibile degli uliveti in Spagna.

Il Rapporto contiene le raccomandazioni per decisori politici, ricercatori e professionisti. 
In primo luogo, è essenziale che vengano adottate misure per supportare gli agricoltori e le famiglie impegnate nell’agricoltura per far fronte sia alla minaccia della variabilità climatica sia alle sfide che il cambiamento climatico porrà alle future opportunità di sostentamento. Il cambiamento climatico non è un evento singolo. Gli strumenti politici dovrebbero concentrarsi sulla facilitazione di una più ampia adozione di pratiche che migliorino la qualità del suolo, la conservazione dell’acqua e i parametri del paesaggio e della biodiversità che potenzialmente aumenteranno la resilienza dei sistemi agricoli al cambiamento climatico.  

In secondo luogo, i Paesi dovrebbero usare le flessibilità fornite dall’attuale PAC per progettare interventi che incentivino gli agricoltori ad adottare quelle pratiche che hanno dimostrato di aumentare la resilienza ai rischi climatici specifici che si prevede colpiranno la loro regione. Questo tipo di supporto mirato è particolarmente necessario per aiutare gli agricoltori con esigenze di investimento iniziali a passare a nuovi metodi agricoli.

In terzo luogo, le prove dimostrano che l’effetto positivo delle pratiche sui parametri che migliorano la resilienza e le rese dipende da un’ampia varietà di fattori ed è specifico del contesto. Gli agricoltori potrebbero non avere conoscenze in merito all’idoneità di diverse pratiche e alla loro implementazione in specifiche condizioni pedoclimatiche, ecc. Pertanto, gli Stati membri devono supportare gli agricoltori nello sviluppo di piani su misura per migliorare la sostenibilità e la resilienza e investire nell’aumento della loro capacità consultiva. Piattaforme di condivisione delle conoscenze e workshop possono aiutare a facilitare la diffusione da agricoltore ad agricoltore del know-how sulle pratiche sostenibili che sono pertinenti alle loro circostanze.  

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