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Italia del Riciclo 2019: alcune filiere hanno superato i nuovi obiettivi al 2025

Italia del Riciclo 2019, l’annuale Rapporto di FISE Unicircular e FoSS, evidenzia che complessivamente il riciclo dei rifiuti in Italia ha fatto grandi passi in avanti ed è pronto a raggiungere i nuovi obiettivi delle Direttive, ma occorrerà intervenire con precisione per mantenere le posizioni conquistate, superare le carenze e criticità che ancora permangono e compiere ulteriori progressi.

L’Italia si conferma avanguardia dell’industria europea del riciclo, attestandosi per il recupero degli imballaggi al 3°posto (con un tasso di riciclo al 67%), dopo Germania (71%) e Spagna (70%). Diverse filiere degli imballaggi (carta, vetro, plastica, legno, alluminio e acciaio) hanno già superato, o sono a un passo dal farlo, i nuovi obiettivi previsti a livello europeo per il 2025, altre (RAEE, veicoli fuori uso) crescono più lentamente.

Sono queste le principali evidenze emerse nel corso della presentazione a Roma nel corso di un Convegno il 6 dicembre 2019 dello Studio L’Italia del Riciclo”, all’annuale Rapporto giunto alla decima edizione, promosso e realizzato da FISE UNICIRCULAR (l’Unione Imprese Economia Circolare) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile  (FoSS).

10 anni di crescita per le filiere del riciclo, tra luci e ombre
Negli ultimi 10 anni in Italia i rifiuti totali prodotti sono passati da 155 a 164 mln di tonn. (+6%) e il riciclo è cresciuto da 76 a 108 mln di tonn. (+42%).

Molte filiere del riciclo hanno registrano ottime performance in questi anni, con dati positivi sia a livello europeo che italiano. I rifiuti di imballaggio, per esempio, hanno visto crescere del 27% l’avvio a riciclo, passando da 6,7 a 8,5 mln di tonn. Il tasso di riciclo rispetto all’immesso al consumo è aumentato dal 55% al 67%, in linea col dato europeo e con i nuovi obiettivi del 65% al 2025 e del 70% al 2030, previsti dalle nuove Direttive UE sui rifiuti nell’ambito del Pacchetto sull’Economia Circolare, che dovranno essere trasposte nella legislazione domestica entro marzo 2020.

Rispetto alle principali economie europee (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) l’Italia si colloca al terzo posto, dopo Germania (71%) e Spagna (70%). Le singole filiere dei rifiuti di imballaggio in diversi casi hanno già superato gli obiettivi previsti per il 2025 e in alcuni anche quelli per il 2030.

Alla vigilia del recepimento di nuove direttive europee il sistema del riciclo italiano è, in generale, già ben predisposto – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della FoSS – Oggi occorre quindi intervenire con precisione per mantenere le posizioni conquistate, superare le carenze che ancora permangono e compiere ulteriori progressi. Per aumentare il riciclo dei rifiuti urbani occorre, in particolare, proseguire nell’incrementare le quantità e nel migliorare la qualità delle raccolte differenziate, recuperando i ritardi che ancora ci sono in diverse città. Va, inoltre, adeguato il fabbisogno di impianti di trattamento e di riciclo, in particolare per la frazione organica, ancora particolarmente carente in alcune Regioni. Per la transizione verso un modello di economia circolare, occorrerà prestare maggiore attenzione alla promozione, come previsto dalle nuove direttive, di un impiego più consistente dei materiali generati dal riciclo nella realizzazione dei prodotti”.

I tassi di riciclo delle singole filiere dei rifiuti d’imballaggio hanno raggiunto livelli di avanguardia: carta (81% e 3° posto in Europa), vetro (76% e 3° posto), plastica (45% e terzo posto), legno (63%, 2° posto), alluminio (80%), acciaio (79%).

Luci e ombre arrivano dalle altre filiere. In decisa crescita nei dieci anni la raccolta degli oli minerali usati, ormai vicina al 100% dell’olio raccoglibile e la raccolta degli oli vegetali esausti (+81% nel confronto con 10 anni fa).

Nell’arco di un decennio la raccolta della frazione organica è passata da 3,3 mln di tonn. del 2008 a oltre 6,6 nel 2017, con una crescita del 100%. Per raggiungere gli obiettivi europei sarà necessario strutturare il settore sull’intero territorio nazionale garantendo lo sviluppo di un’adeguata rete impiantistica.

Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso (PFU), la raccolta ha raggiunto l’obiettivo nazionale e in 10 anni il recupero di materia è passato dal 43% al 58%.

Il nostro Paese sconta, invece, ancora un ritardo in termini di raccolta dei RAEE (42% contro l’obiettivo del 65% fissato per il 2019) e delle pile (42%, ultimo posto tra le potenze europee) e per il reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso (ELV), cresciuto di un solo punto percentuale in 10 anni (dall’82% all’83%).

Ogni anno dal riciclo 12 milioni di tonnellate di materie prime per l’industria nazionale
Lo sviluppo del riciclo, anche in chiave strategica per la produzione di materie prime seconde e per il loro impiego all’interno del ciclo produttivo, passa necessariamente dalla sua integrazione con l’industria manifatturiera. All’interno de L’Italia del Riciclo, uno studio svolto da Ecocerved sulla base dei dati MUD quantifica i rifiuti effettivamente trasformati in materie prime seconde (MPS) in Italia e permette di valutare il reale contributo del settore all’evoluzione verso un sistema economico di tipo circolare.

A fronte di quantitativi di rifiuti pressoché stabili negli ultimi dieci anni in Italia si osserva, invece, una sempre maggiore mole di rifiuti veicolati verso le operazioni di recupero e quantità in calo avviate a smaltimento. Nel 2017 (ultimi dati disponibili) le circa 1.200 imprese dell’industria del riciclo hanno trattato 18 mln di tonnellate di rifiuti di carta, vetro, plastica, legno, gomma e organico (+15% vs 2014, anno della precedente rilevazione). In linea con l’aumento dell’avvio a recupero, si è registrata una maggiore produzione dei materiali secondari provenienti dal riciclo di questi rifiuti, con 12 milioni di tonnellate di materie prime seconde per l’industria nazionale.

La resa media delle attività di riciclo (il rapporto tra la quantità di materiali secondari prodotti e quella di rifiuti recuperati) oggi si attesta al 67%. Un aspetto di particolare interesse in termini di economia circolare, emerge dai dati: anche se i riciclatori trattano quantità più alte di rifiuti, a valle delle attività di riciclo resta una quantità di rifiuti pari a 2,6 mln di tonnellate, pressoché equivalente a quella del 2014; dato che mostra una migliore prestazione nella lavorazione, favorita anche da una più elevata qualità della raccolta e della selezione dei rifiuti.

Il nuovo pacchetto di Direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare contiene ambiziosi target di riciclo – ha sottolineato Andrea Fluttero, Presidente di FISE Umicircular – Perché si raggiungano va affrontato il tema dell’eco-progettazione, deve essere certa la cessazione della qualifica di rifiuto dopo adeguato trattamento (End of Waste), va assicurato maggiore sbocco ai materiali recuperati attraverso un ‘pacchetto di misure’ finalizzate a promuovere lo sviluppo dei mercati del riutilizzo e dei prodotti realizzati con materiali riciclati: maggiori costi per lo smaltimento in discarica dei rifiuti indifferenziati (salvaguardando la possibilità di smaltire gli scarti delle attività di riciclo), estensione dell’uso di materiali riciclati negli appalti pubblici, agevolazioni fiscali per l’uso di materiali e prodotti riciclati, sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica per il riciclo, eliminazione graduale delle sovvenzioni in contrasto con la gerarchia dei rifiuti”.

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