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United in Science 2022: stiamo andando nella direzione sbagliata

Il Rapporto Interagenziale delle Nazioni Unite “United in Science”, il quarto della serie dedicata a presentare i dati e le attuali tendenze dei cambiamenti climatici e delle politiche necessarie per scongiurare possibili eventi catastrofici per l’ecosistema Terra, indica in modo chiaro che, nonostante gli impegni assunti dai decisori politici per contrastare il riscaldamento globale, le emissioni continuano a crescere per effetto del consumo di combustibili fossili, mettendo il mondo su una pericolosa traiettoria che rischia di diventare irreversibile.

In occasione dell’apertura della 77ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA 77) che ha per tema “Un momento di svolta: soluzioni trasformative a sfide interconnesse“, nel corso di una Conferenza stampa è stato presentato il 13 settembre 2022 il Rapporto di alto livello “United in Science”, che fornisce una valutazione unificata dello stato del nostro sistema terrestre sotto la crescente influenza dei cambiamenti climatici di origine antropogenica, delle risposte che finora la comunità internazionale ha approntato per contrastarla e i previsti cambiamenti di ampia portata che la scienza prevede nel sistema climatico terrestre in futuro.

Il Rapporto “United in Science 2022”, il quarto della serie (qui quello del 2021; qui del 2020; e qui quello del 2019), è coordinato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ma riunisce i contributi del Programma Ambiente delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), dell’Organizzazione Progetto Global Carbon (GCP), del Programma di Ricerca Globale sul Clima (WCRP), dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di catastrofi  (UNDRR), del Met Office britannico e la Rete di Ricerca sui Cambiamenti Climatici Urbani (UCCRN), e con la collaborazione della Commissione Intergovernativa Oceanografica (IOC) dell’UNESCO e del Consiglio Internazionale delle Scienze (ISC).

Inondazioni, siccità, ondate di caldo, tempeste estreme e incendi stanno andando di male in peggio, battendo record con una frequenza allarmante – ha affermato nel video messaggio per la presentazione del Rapporto il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres –   Ondate di calore in Europa. Colossali inondazioni in Pakistan. Siccità prolungate e gravi in ​​Cina, nel Corno d’Africa e negli Stati Uniti. Non c’è nulla di naturale nella nuova portata di questi disastri. Sono il prezzo della dipendenza dell’umanità dai combustibili fossili. Il numero di disastri meteorologici, climatici e legati all’acqua è aumentato di un fattore cinque negli ultimi 50 anni. Le perdite giornaliere ammontano a più di 200 milioni di dollari. Il rapporto United in Science di quest’anno mostra che gli impatti climatici si stanno dirigendo verso un territorio inesplorato di distruzione. Eppure ogni anno raddoppiamo questa dipendenza dai combustibili fossili, anche se i sintomi peggiorano rapidamente“.

La scienza è chiara: stiamo andando nella direzione sbagliata.
Nel rapporto si evidenzia che è necessario intervenire con urgenza per mitigare le emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatici, e si mostra come le concentrazioni di gas serra continuino a salire a livelli record. I tagli proposti devono aumentare di sette volte entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C di temperatura previsto dall’Accordo di Parigi.

Di seguito gli aspetti principali del Rapporto quali sviluppati dalle Agenzie e Organismi partner

Concentrazioni di gas serra (GHG) nell’atmosfera (WMO-Global Atmosphere Watch)
I livelli di anidride carbonica atmosferica (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) continuano a salire. La riduzione temporanea delle emissioni di CO2 nel 2020 durante la pandemia ha avuto scarso impatto sulla crescita delle concentrazioni atmosferiche (quel che rimane nell’atmosfera dopo che la CO2 viene assorbita dall’oceano e dalla biosfera).
I dati provenienti da tutte le località globali, compresi gli osservatori di punta di Mauna Loa (Hawaii, USA) e Cape Grim (Tasmania, Australia), indicano che i livelli di CO2 hanno continuato ad aumentare nel 2021 e nel 2022. Nel maggio 2022, la concentrazione di CO2 a Mauna Loa ha raggiunto 420,99 ppm (419,13 ppm nel 2021) e Cape Grim 413,37 ppm (411,25 ppm nel maggio 2021).

Emissioni e budget globali di gas serra (Global Carbon Project)
Le emissioni globali di CO2 fossile nel 2021 sono tornate ai livelli pre-pandemia (2019) dopo essere diminuite del 5,4% nel 2020 a causa dei diffusi lockdown. I dati preliminari dimostrano che le emissioni globali di CO2 nel 2022 (da gennaio a maggio) sono superiori dell’1,2% rispetto ai livelli registrati nello stesso periodo del 2019, trainate dagli aumenti negli Stati Uniti, in India e nella maggior parte dei Paesi europei. Nonostante una forte fluttuazione delle emissioni globali negli ultimi due anni e mezzo, le emissioni di CO2 fossile sono diminuite significativamente in 23 Paesi (in molti Paesi europei, Giappone, Messico e Stati Uniti) durante il decennio pre-pandemia (2010-2019).
Un quarto delle emissioni di gas serra dovute al cambiamento dell’uso del suolo sono correlate al commercio di prodotti alimentari tra i Paesi, di cui più dei tre quarti sono dovuti alla bonifica dei terreni per l’agricoltura, compreso il pascolo.

Stato del clima globale 2018-2022 (WMO)
I 7 anni più recenti, dal 2015 al 2021, sono stati i più caldi mai registrati. La media della temperatura media globale 2018-2022 (basata su dati fino a maggio o giugno 2022) è stimata in 1,17 ± 0,13° C al di sopra della media del periodo1850-1900. Un evento La Niña ha avuto un leggero effetto rinfrescante sulle temperature nel 2021-2022, ma questo sarà temporaneo.  Circa il 90% del calore accumulato nel sistema Terra è immagazzinato nell’oceano, con l’Ocean Heat Content del 2018-2022 che è stato più alto che in qualsiasi altro periodo di 5 anni, con tassi di riscaldamento degli oceani che hanno mostrato un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni.

Previsioni climatiche globali per il 2022-2026 (Met Office UK/WMO/World Climate Research Programme)
La temperatura media annua globale vicino alla superficie per ogni anno dal 2022 al 2026 dovrebbe essere compresa tra 1,1 °C e 1,7 °C in più rispetto ai livelli preindustriali (1850-1900). 
La probabilità che la temperatura media annua globale vicino alla superficie superi temporaneamente 1,5° C al di sopra dei livelli preindustriali per almeno uno dei prossimi 5 anni è del 48% e sta aumentando nel tempo. Tuttavia, esiste solo una piccola probabilità (10%) che la media quinquennale superi questa soglia. Il livello dell’Accordo di Parigi di 1,5 °C si riferisce al riscaldamento a lungo termine, ma si prevede che i singoli anni al di sopra di 1,5 °C si verificheranno con una regolarità crescente man mano che le temperature globali si avvicinano a questa soglia a lungo termine. 
C’è una probabilità del 93% che almeno un anno nei prossimi 5 anni sarà più caldo dell’anno più caldo mai registrato (2016), e che la temperatura media per il 2022-2026 sarà superiore a quella degli ultimi 5 anni.

Divario di emissioni (UNEP)
È necessaria un’azione di mitigazione rafforzata per evitare che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sfuggano dalla nostra portata.
I nuovi impegni nazionali di mitigazione per il 2030 mostrano alcuni progressi verso la riduzione delle emissioni di gas serra, ma sono insufficienti. L’ambizione di questi nuovi impegni dovrebbe essere 4 volte superiori per limitare il riscaldamento a 2 °C e 7 volte superiori per prendere la strada degli 1,5 °C.  Il riscaldamento globale durante il XXI secolo è stimato (con il 66% di probabilità) a 2,8 °C (intervallo tra 2,3 °C e 3,3 °C), ipotizzando una continuazione delle politiche attuali, o 2,5 °C (intervallo tra 2,1 °C e 3,0 °C), se gli impegni nuovi o aggiornati saranno pienamente attuati. 
Collettivamente, con le politiche attuali, i Paesi non riusciranno a soddisfare i loro impegni nuovi o aggiornati.

Punti critici nel sistema climatico (World Climate Research Programme/WMO)
Ulteriori ricerche sui punti di non ritorno saranno fondamentali per aiutare la società a comprendere meglio i costi, i benefici e i potenziali limiti della mitigazione e dell’adattamento climatico in futuro.
L’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) è un importante motore della distribuzione di calore, sale e acqua nel sistema climatico, sia a livello regionale che globale. Ricerche recenti suggeriscono che l’AMOC potrebbe essere più debole nel clima attuale che in qualsiasi altro momento dell’ultimo millennio.
Anche lo scioglimento delle calotte polari della Groenlandia e dell’Antartide è considerato un importante punto di svolta e avrebbe conseguenze globali a causa del sostanziale aumento aggiuntivo del livello del mare per centinaia o migliaia di anni.
I punti critici regionali, come la trasformazione della foresta pluviale amazzonica in un ecosistema molto più secco con molti meno alberi, possono avere gravi conseguenze locali con impatti globali a cascata. Altri esempi includono siccità prolungate in aree regionali che hanno un impatto sul ciclo globale del carbonio e interrompono i principali sistemi climatici come i monsoni.
Gli effetti combinati di temperature e umidità più elevate in alcune regioni potrebbero raggiungere livelli pericolosi nei prossimi decenni, con punti di non ritorno fisiologici o soglie oltre le quali il lavoro umano all’aperto non è più possibile senza assistenza tecnica.

Cambiamenti climatici e città (Urban Climate Change Research Network)
Le città, che ospitano il 55% della popolazione mondiale ovvero 4,2 miliardi di persone, sono responsabili fino al 70% delle emissioni causate dall’uomo e sono anche altamente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici come l’aumento delle forti precipitazioni, l’aumento accelerato del livello del mare, inondazioni costiere intense e ricorrenti e calore estremo, tra gli altri rischi rilevanti. Questi impatti esacerbano le sfide socio-economiche e le disuguaglianze.
A livello globale, entro il 2050 oltre 1,6 miliardi di persone che vivono in oltre 970 città saranno regolarmente esposte per 3 mesi a temperature medie che raggiungeranno almeno i 35° C.
Tra marzo e maggio 2022, Delhi ha subito 5 ondate di caldo con temperature record che hanno raggiunto i 49,2 °C. Con metà della popolazione di Delhi che vive in insediamenti per residenti a basso redditi, altamente vulnerabili al caldo estremo, queste ondate di caldo hanno portato a devastanti impatti socio-economici e sulla salute pubblica.È molto probabile che le città e gli insediamenti costieri che sono bassi sul livello del mare, come Bangkok (Thailandia), Houston (USA) e Venezia (Italia), debbano affrontare inondazioni costiere più frequenti e più estese a causa dell’innalzamento del livello del mare, delle mareggiate e della subsidenza.
Le città svolgono un ruolo importante per affrontare i cambiamenti climatici attuando azioni di mitigazione inclusive, urgenti e su larga scala e  per aumentare la capacità di adattamento di miliardi di abitanti delle città. Ora è il momento di integrare l’adattamento e la mitigazione, insieme allo sviluppo sostenibile, nell’ambiente urbano sempre in evoluzione.

Eventi meteorologici estremi e impatti socio-economici (WMO World Weather Research Programme)
Il numero di disastri meteorologici, climatici e legati all’acqua è aumentato di 5 volte negli ultimi 50 anni, causando perdite giornaliere per 202 milioni di dollari.
Man mano che la scienza dell’attribuzione continua a migliorare, le prove del legame tra il cambiamento climatico indotto dall’uomo e i fenomeni estremi osservati, come ondate di caldo, forti precipitazioni e cicloni tropicali, si sono rafforzate.
Gli eventi meteorologici estremi provocano impatti socio-economici di lunga durata soprattutto nelle comunità più vulnerabili che spesso sono anche le meno attrezzate per raffrontarli, riprendersi e adattarsi.
Cicloni tropicali in successione hanno colpito l’Africa sud-orientale, provocando devastazioni in Madagascar. L’iniziativa World Weather Attribution (WWA) ha rilevato che il cambiamento climatico probabilmente ha aumentato l’intensità delle precipitazioni che si verificate a causa di queste tempeste. Man mano che l’atmosfera diventa più calda, trattiene più acqua, il che, in media, rende le stagioni umide e le precipitazioni più abbondanti. Con ulteriori emissioni e temperature in aumento, gli episodi di forti precipitazioni diventeranno più comuni.
A giugno e luglio 2022, l’Europa è stata colpita da due ondate di caldo estremo e siccità. Il Portogallo ha registrato un nuovo record di temperatura nazionale di luglio a 47,0 °C e, per la prima volta, le temperature nel Regno Unito hanno superato i 40 °C. Secondo la WWA, il cambiamento climatico causato dall’uomo ha reso le ondate di calore nel Regno Unito almeno 10 volte più probabili.
Le ondate di calore estive rappresentano un rischio significativo per la salute umana, in particolare per gli anziani e gli infermi. Anche altri fattori, come le condizioni socio-economiche, l’urbanizzazione (l’isola di calore urbana) e inadeguati livelli di preparazione, possono aumentare la vulnerabilità. I primi rapporti indicano che le ondate di caldo del 2022 hanno già causato diverse migliaia di morti.

Sistemi di allerta precoce: adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio di catastrofi (WMO/ UNDRR)
Con 3,3-3,6 miliardi di persone che vivono in contesti altamente vulnerabili al cambiamento climatico, è più importante che mai che la comunità internazionale intraprenda azioni ambiziose non solo per mitigare le emissioni, ma anche per adattarsi, in particolare alle condizioni meteorologiche estreme e agli eventi gravi conseguenti, che possono avere ripercussioni socio-economiche di lunga durata.
I sistemi di allerta precoce sono misure di adattamento efficaci che salvano vite umane, riducono perdite e danni e sono convenienti. Meno della metà dei Paesi nel mondo ha segnalato l’esistenza di sistemi di allerta precoce multirischio (MHEWS), con una copertura particolarmente bassa in Africa, nei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS). 
Una delle massime priorità internazionali è garantire che tutti sulla Terra siano protetti da MHEWS nei prossimi 5 anni. Ciò richiederà la collaborazione tra diversi attori e soluzioni di finanziamento innovative.

La scienza climatica è sempre più in grado di dimostrare che molti degli eventi meteorologici estremi che stiamo vivendo sono diventati più probabili e più intensi a causa del cambiamento climatico indotto dall’uomo – ha concluso il Segretario generale della WMO, Petteri TaalasLo abbiamo visto ripetutamente quest’anno, con tragici effetti. È più importante che mai intensificare l’azione sui sistemi di allerta precoce per costruire la resilienza ai rischi climatici attuali e futuri nelle comunità vulnerabili. Questo è il motivo per cui la Organizzazione Meteorologica Mondiale sta guidando un’iniziativa volta a garantire l’allarme rapido per tutti nei prossimi 5 anni”.

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