Il Rapporto Interagenziale delle Nazioni Unite “United in Science”, il terzo della serie dedicata a presentare i dati e le attuali tendenze dei cambiamenti climatici e delle politiche necessarie per scongiurare possibili eventi catastrofici per l’ecosistema Terra, dimostra che, nonostante le affermazioni dei decisori politici di voler “ricostruire meglio” dopo la pandemia, siamo ancora su una pericolosa traiettoria di riscaldamento globale che rischia di diventare irreversibile.
Il Covid-19 non ha rallentato l’avanzata inarrestabile dei cambiamenti climatici. Non ci sono segnali che la ripresa sia accompagnata da una crescita più verde: le emissioni di anidride carbonica si stanno riprendendo rapidamente da un calo temporaneo a causa della crisi economica e sono molto al di sotto degli obiettivi di riduzione. Le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera rimangono a livelli record che mettono il Pianeta su una pericolosa traiettoria di riscaldamento.
È questa la sintesi del Rapporto “United in Science 2021”, il terzo della serie (qui il Rapporto 2020 e qui quello del 2019),coordinato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ma con i contributi del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), dell’Organizzazione Progetto Global Carbon (GCP), del Programma di Ricerca Globale sul Clima (WCRP) e del Met Office britannico, nonché della collaborazione la Commissione Intergovernativa Oceanografica (IOC), dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), e del Consiglio Internazionale delle Scienze (ISC).
Il Rapporto presenta i dati e le scoperte scientifiche più recenti per informare i decisori politici sullo stato del clima e presenta le attuali tendenze in materia di emissioni e concentrazioni dei principali gas serra nell’atmosfera, fornendo una valutazione unificata sia dello stato del Pianeta sotto l’influenza crescente dei cambiamenti climatici di origine antropica, sia delle radicali modifiche che dovrebbero essere introdotte per limitare i danni e scongiurare possibili eventi catastrofici per l’ecosistema Terra.
“Durante la pandemia ci è stato ripetutamente detto che dobbiamo ‘ricostruire meglio’ per mettere l’umanità su un percorso più sostenibile ed evitare i peggiori effetti dei cambiamenti climatici sulla società e sulle economie – ha affermato il Segretario generale della WMO, Petteri Taalas – Questo rapporto mostra che per il momento, nel 2021, non stiamo andando nella giusta direzione“.
Di seguito gli aspetti chiave del Rapporto, quali sviluppati dalle Agenzie e Organizzazioni partner.
Concentrazioni di gas serra nell’atmosfera (WMO – Global Atmosphere Watch)
– Le concentrazioni dei principali gas serra – anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) – hanno continuato ad aumentare nel 2020 e nella prima metà del 2021.
– La riduzione delle emissioni globali nel 2020 ha probabilmente rallentato l’aumento annuale delle concentrazioni di gas serra persistenti nell’atmosfera, ma questo effetto è troppo piccolo per essere distinto dalla variabilità naturale.
– Una riduzione a breve termine del contenuto di metano (CH4) nell’atmosfera potrebbe aiutare a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Ma nonostante tutto, sarà necessario ridurre drasticamente, rapidamente e in modo sostenibile le emissioni di CO2 e degli altri gas serra.
Emissioni e bilanci globali di gas serra (Global Carbon Project)
– Le emissioni di CO2 di origine fossile – carbone, petrolio, gas e cemento – hanno raggiunto un picco di 36,64 GtCO2 nel 2019, seguito nel 2020 da un calo eccezionale di 1,98 GtCO2 (5,6%), attribuibile alla pandemia di COVID-19.
– Il calo delle emissioni di CO2 è temporaneo e, secondo stime preliminari, le emissioni globali nei settori elettrico e industriale per il periodo gennaio-luglio 2021 erano già pari o superiori a quelle del periodo stesso periodo del 2019, prima della pandemia, mentre le emissioni dal trasporto su strada sono rimaste inferiore di circa il 5%. Escludendo il trasporto marittimo e aereo, le emissioni globali medie in quei sette mesi sono rimaste circa allo stesso livello del 2019.
– Le tendenze recenti nelle emissioni di N2O, il terzo gas serra in ordine di importanza dopo CO2 e CH4, superano quelle associate alle traiettorie di sviluppo socio-economico con la più alta intensità di gas serra utilizzata per studiare i futuri cambiamenti climatici.
Divario tra esigenze e tendenze di riduzione delle emissioni (UNEP)
– A cinque anni dall’adozione dell’Accordo di Parigi, il divario tra le esigenze e le prospettive di riduzione delle emissioni è più grande che mai: le emissioni globali devono essere di 15 GteqCO2 inferiori agli attuali contributi nazionali incondizionati (NDCs) necessari per l’obiettivo di 2° C, e inferiori di 32 GteqCO2 per l’obiettivo di 1,5° C.
– La crisi del Covid-19 ha ridotto le emissioni globali solo temporaneamente. Non determinerà riduzioni significative delle emissioni entro il 2030, a meno che i Paesi non intraprendano un percorso di ripresa economica che includa una massiccia decarbonizzazione.
– Il numero crescente di Paesi che hanno fissato obiettivi di emissioni nette zero è incoraggiante, poiché circa il 63% delle emissioni globali è ora coperto da tali obiettivi. Tuttavia, per rimanere realizzabili e credibili, questi obiettivi devono essere tradotti urgentemente in politiche a breve termine e contributi nazionali molto più ambiziosi per il periodo fino al 2030.
Il clima globale nel periodo 2017-2021 (WMO)
– Stimata tra 1,06° C e 1,26° C al di sopra dei livelli preindustriali (1850-1900), la temperatura media superficiale globale per il periodo 2017-2021 (sulla base dei dati raccolti fino a luglio) è una delle più calde di sempre.
– In ogni anno dal 2017 al 2021, l’estensione minima estivo media e quella massima invernale del ghiaccio marino artico erano inferiori alle medie a lungo termine per il 1981-2010. Nel settembre 2020, l’estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo secondo minimo più basso di tutti i tempi.
– Il 2021 è stato segnato da fenomeni meteorologici e climatici estremi e devastanti. L’eccezionale calore estremo che ha colpito il Nord America e le inondazioni che hanno infuriato nell’Europa occidentale sono segnali dei cambiamenti climatici dovuto alle attività umane.
Il clima globale nel periodo 2021-2025 (WMO Annual to Decadal Global Climate Forecast Bulletin – Met Office, WCRP, WMO)
– Si prevede che la temperatura media annuale globale dell’atmosfera vicino alla superficie sia di almeno 1 °C al di sopra dei livelli preindustriali (definiti come la media per il periodo 1850-1900) in ciascuno dei prossimi cinque anni, ed è molto probabile che sia tra 0,9° C e 1,8° C.
– C’è una probabilità del 40% che la temperatura media globale in uno qualsiasi dei prossimi cinque anni sarà almeno 1,5° C superiore ai livelli preindustriali, ma è molto improbabile (~ 10%) che la temperatura media quinquennale per 2021-2025 sia di 1,5° C al di sopra dei livelli preindustriali.
– Nel periodo 2021-2025, si prevede che le regioni ad alta latitudine e il Sahel riceveranno più precipitazioni rispetto al recente passato.
Punti salienti del sesto rapporto di valutazione (AR6) dell’IPCC: la scienza
– Non c’è dubbio che l’atmosfera, gli oceani e la terra si siano riscaldati sotto l’influenza umana. Cambiamenti rapidi ed estesi si sono verificati nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera.
– La portata dei recenti cambiamenti in tutto il sistema climatico e lo stato attuale di molti aspetti del sistema climatico non hanno precedenti da secoli a millenni.
– Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta già influenzando la frequenza e l’intensità di molti eventi meteorologici e climatici estremi in tutte le regioni del mondo.
Innalzamento del livello del mare ed effetti sulle coste (WCRP – WMO, IOC, ISC)
– Il livello medio globale del mare è aumentato di 20 cm tra il 1900 e il 2018 con una accelerazione di 3,7 + 0,5 mm/anno tra il 2006 e il 2018.
. Anche se le emissioni possono essere ridotte in modo da limitare il riscaldamento ben al di sotto dei 2° C, è probabile che il livello medio globale del mare aumenti di 0,3-0,6 m entro il 2100 e potrebbe aumentare di 0,3-3,1 m entro il 2300.-
– Sarà fondamentale adattarsi a questo rialzo residuo. Saranno necessarie strategie di adattamento nelle aree che attualmente ne sono prive, in particolare le pianure costiere, le piccole isole, i delta e le città costiere.
Ondate di calore, incendi incontrollati e inquinamento atmosferico: i rischi per la salute legati al clima si aggravano a vicenda e si diffondono a cascata (WHO/WMO)
– L’aumento delle temperature è associato a un aumento della mortalità legata al caldo e all’incapacità di attività lavorative. Così, il numero di potenziali ore di lavoro perse in tutto il mondo è aumentato di 103 miliardi tra il 2019 e il 2000.
– Gli effetti combinati delle infezioni da COVID-19 e dei rischi legati al clima come ondate di calore, incendi e scarsa qualità dell’aria minacciano la salute umana in tutto il mondo, mettendo a rischio particolarmente le popolazioni vulnerabili.
– Per ridurre i rischi associati ai rischi climatici, che si aggravano a vicenda e si diffondono a cascata, e conseguire benefici per la salute, gli sforzi per la ripresa post-Covid-19 dovrebbero essere allineati con le strategie nazionali in materia di cambiamenti climatici e qualità dell’aria, in modo da ridurre i rischi associati ai rischi climatici, che si aggravano a vicenda e si diffondono a cascata, e generano benefici per la salute.
“Questo rapporto chiarisce che il nostro clima è già cambiato e che i rischi legati al clima stanno aumentando rapidamente – ha dichiarato Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres in un video messaggio in occasione del lancio del Rapporto – È urgente intensificare gli sforzi per proteggere le persone e i loro mezzi di sussistenza, in particolare nei Paesi più vulnerabili che sono stati colpiti contemporaneamente dagli sconvolgimenti climatici, dal Covid-19 e dai livelli schiaccianti del debito. Questo è il motivo per cui dobbiamo garantire urgentemente una svolta in materia di adattamento e resilienza, in modo che le comunità vulnerabili possano gestire questi crescenti rischi. E questo significa finanziamenti adeguati, a cominciare dai Paesi sviluppati che mantengano il loro impegno a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno per la mitigazione e l’adattamento nei Paesi in via di sviluppo. Mi aspetto che tutti questi problemi vengano affrontati e risolti alla COP26. È in gioco il nostro futuro”.