Il nuovo Rapporto dell’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) evidenzia livelli allarmanti di povertà alimentare infantile a causa di disuguaglianze, conflitti, crisi climatiche e anche di sistemi alimentari inadeguati, e che i bambini che vivono a questo livello di povertà alimentare hanno fino al 50% in più di probabilità di soffrire di malnutrizione acuta, potenzialmente letale.
Cosa e come vengono nutriti i bambini nella prima infanzia determina la loro sopravvivenza e modella la loro crescita, lo sviluppo e l’apprendimento per il resto della loro vita. Ma milioni di bambini – soprattutto i più piccoli, i più poveri e i più emarginati – non hanno accesso agli alimenti nutrienti minimi di cui hanno bisogno durante il periodo della loro vita in cui una buona alimentazione è più importante. Circa 181 milioni di bambini in tutto il mondo sotto i 5 anni di età – ovvero 1 su 4 – stanno vivendo una grave povertà alimentare infantile, il che li rende fino al 50% più propensi a sperimentare il deperimento, una forma di malnutrizione pericolosa per la vita.
È l’allarme lanciato dall’UNICEF che ha pubblicato il 6 giugno 2024 il Rapporto Child Nutrition 2024 sull’impossibilità dei bambini di accedere e consumare una dieta minima diversificata nella prima infanzia, che presenta dati per illustrare quanti bambini vivono in condizioni di povertà alimentare, come si presenta la loro dieta, dove vivono – comprese le famiglie, le comunità e i Paesi – e come questi parametri sono cambiati nel tempo. Inoltre, per la prima volta il Rapporto analizza gli impatti e le cause della carenza alimentare tra i più giovani del mondo in quasi 100 Paesi e tra tutti i gruppi di reddito.
Il Rapporto rileva che il 65% dei 181 milioni di bambini in tutto il mondo che soffrono di povertà alimentare infantile risiedono in 20 Paesi: circa 64 milioni nell’Asia meridionale e 59 milioni nell’Africa sub-sahariana Inoltre, quasi la metà dei casi sono legati a famiglie in cui la povertà di reddito è rilevante.
I bambini che consumano non più di due degli otto gruppi alimentari stabiliti sono considerati in condizioni di grave povertà alimentare. 4 bambini su 5 in questa situazione sono nutriti solo con latte materno/latte e/o un alimento amidaceo di base, come riso, mais o grano. Meno del 10% di questi bambini si nutre di frutta e verdura. E meno del 5% si nutre di alimenti ricchi di sostanze nutritive come uova, pesce, pollame o carne.

“I bambini che vivono in grave povertà alimentare sono bambini in bilico. In questo momento è una realtà per milioni di bambini piccoli e può avere un impatto negativo irreversibile sulla loro sopravvivenza, crescita e sviluppo cerebrale – ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF – I bambini che consumano solo due gruppi alimentari al giorno, per esempio riso e un po’ di latte, hanno probabilità maggiori fino al 50% di incorrere in qualche forma grave di malnutrizione.”
Il Rapporto rileva che nonostante i Paesi si stiano ancora riprendendo dalle conseguenze socio-economiche della pandemia da COVID-19, gli effetti di crescenti disuguaglianze, conflitti e crisi climatica hanno spinto i prezzi del cibo e il costo della vita a livelli record.
Nella Striscia di Gaza, mesi di combattimenti e restrizioni agli aiuti umanitari hanno fatto collassare i sistemi nutrizionali e sanitari, con conseguenze catastrofiche per i bambini e le famiglie. Cinque serie di dati raccolti tra dicembre 2023 e aprile 2024 hanno costantemente rilevato che 9 bambini su 10 nella Striscia di Gaza vivono in condizioni di grave povertà alimentare, sopravvivendo con due o meno gruppi di alimenti al giorno. Questa è la prova dell’impatto terribile che il conflitto e le restrizioni stanno avendo sulla capacità delle famiglie di soddisfare il fabbisogno alimentare dei bambini, e della rapidità con cui ciò espone i bambini a rischio di malnutrizione potenzialmente letale.
In Somalia, un altro dei Paesi colpiti da conflitti, siccità e inondazioni, il 63% dei bambini vive in condizioni di grave povertà alimentare e, nelle comunità più vulnerabili, oltre l’80% di persone che si prendono cura di bambini ha riferito che i propri bambini non hanno potuto mangiare per un’intera giornata.
Il Rapporto dell’UNICEF rileva, inoltre, che circa la metà (46%) di tutti i casi di povertà alimentare grave dei bambini si verifica in famiglie povere, dove la povertà di reddito è probabilmente uno dei fattori principali, mentre il 54% – ovvero 97 milioni di bambini – vive in famiglie relativamente più ricche, tra le quali gli ambienti alimentari e le pratiche di alimentazione inadeguate sono i principali fattori di povertà alimentare nella prima infanzia.

Diversi fattori stanno alimentando la crisi della povertà alimentare fra i bambini, tra cui i sistemi alimentari che non riescono a fornire ai bambini opzioni nutrienti, sicure e accessibili, l’incapacità delle famiglie di permettersi alimenti nutrienti e dei genitori di adottare e sostenere pratiche positive di alimentazione dei bambini. In molti contesti, gli alimenti ultra-lavorati e le bevande zuccherate, a basso costo e poveri di nutrienti, sono commercializzati in modo aggressivo e per i genitori e le famiglie e rappresentano la nuova normalità per l’alimentazione dei bambini. Questi alimenti e bevande poco salutari sono consumati da una percentuale allarmante di bambini in condizioni di povertà alimentare, eliminando dalla loro dieta quotidiana alimenti più sani e nutrienti.
Allo stesso tempo, sono stati ottenuti notevoli successi. Per esempio, il Burkina Faso ha dimezzato la povertà alimentare grave dei bambini dal 67% nel 2010 al 32% nel 2021. Il Nepal ha ridotto la povertà alimentare grave dei bambini dal 20% nel 2011 all’8% nel 2022. Il Perù mantiene il tasso al di sotto del 5% dal 2014 nonostante il prolungato periodo di declino economico e il Ruanda ha ridotto il tasso dal 20% nel 2010 al 12% nel 2020.
Per porre fine alla povertà alimentare fra i bambini, l’UNICEF chiede ai Governi, alle organizzazioni per lo sviluppo e umanitarie, ai donatori, alla società civile e all’industria alimentare e delle bevande di:
– trasformare i sistemi alimentari in modo che gli alimenti nutrienti, diversificati e sani siano l’opzione più accessibile, economica e desiderabile per chi si occupa dell’alimentazione dei bambini;
– fare leva sui sistemi sanitari per fornire servizi nutrizionali essenziali per prevenire e curare la malnutrizione nella prima infanzia, compreso il sostegno agli operatori sanitari e nutrizionali delle comunità per consigliare i genitori e le famiglie sulle pratiche di alimentazione e cura dei bambini;
– attivare i sistemi di protezione sociale per affrontare la povertà di reddito attraverso trasferimenti sociali (in denaro, cibo e buoni), con modalità che rispondano alle esigenze alimentari e nutrizionali dei bambini vulnerabili e delle loro famiglie.
“Non c’è motivo per cui i bambini dovrebbero crescere in condizioni di povertà alimentare infantile – ha dichiarato Harriet Torlesse, specialista in Nutrizione dell’UNICEF e principale autrice del Rapporto – Non quando conosciamo le conseguenze sulla capacità dei bambini di crescere e prosperare e soprattutto non quando abbiamo le soluzioni e sappiamo cosa funziona”.