Uno studio di ricercatori europei, tra cui affiliati al CMCC e al CNR, ha evidenziato chela vulnerabilità allo stress da ondate di calore è più alta tra i residenti delle città europee a basso reddito e svantaggiati che hanno una capacità limitata di scegliere dove vivere e si concentrano in aree centrali dove gli affitti sono più convenienti, ma non offrono spazi verdi rinfrescanti e comfort termico attraverso l’ombra e l’evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante.
Nel continente europeo persiste un alto livello di diseguaglianza sociale nella capacità di accesso agli spazi verdi nelle aree urbane, ritenute una delle soluzioni più efficaci per combattere gli effetti negativi delle ondate di calore.
Lo afferma lo Studio “Unprivileged groups are less served by green cooling services in major European urban areas”, pubblicato il 22 maggio 2024 su Nature Cities e condotto da un gruppo di ricercatori di varie istituzioni europee, tra cui quelli del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC), che ha esaminato, utilizzando indicatori socio-economici, l’ingiustizia ambientale che sta alla base dell’accesso alle soluzioni di green cooling in 14 grandi aree urbane europee (Amsterdam, Atene, Basilea, Berlino, Budapest, Firenze, Helsinki, Istanbul, Londra, Madrid, Parigi, Roma, Stoccolma e Vienna).
Le ondate di calore in Europa sono in aumento, causando un incremento del 57% delle persone esposte rispetto al decennio 2000-2009. Specialmente nelle aree urbane, gli impatti di questi eventi estremi sono particolarmente pronunciati a causa delle strutture urbane che causano il cosiddetto effetto isola di calore (urban heat island): lo stress termico derivante dalle ondate di calore è la principale causa di morti premature legate al clima in Europa.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) stima che nel 2022, tra 60 e 70 mila morti premature sono state attribuite a ondate di caldo estivo da record e che negli ultimi quattro decenni le ondate di calore abbiano causato circa il 90 % delle morti connesse a eventi meteorologici e climatici estremi in Europa.

Tra le soluzioni più efficaci per mitigare gli effetti delle ondate di calore e fornire servizi ecosistemici vi è lo sviluppo di infrastrutture verdi urbane, che rappresentano una delle migliori Nature Based Solutions (NBS). Tuttavia, la capacità di beneficiare di questi servizi di green cooling da parte dei cittadini è ancora relativamente sconosciuta.
Per lo studio è stato sviluppato un approccio innovativo per valutare l’esposizione dei cittadini allo stress termico basato su una combinazione di dati micrometeorologici, dati satellitari e modelli di simulazione.
“In tutte le aree urbane analizzate, i cittadini residenti a più basso reddito, quali gli inquilini, gli immigrati e i cittadini disoccupati, hanno maggiori difficoltà di accesso ai servizi di green cooling a causa della sfavorevole conformazione urbanistica e sociale di molte città europee – ha affermato Giacomo Nicolini, ricercatore del CMCC e co-autore dello studio – Al contrario, i residenti ad alto reddito, i cittadini nazionali e i proprietari di case hanno usufruito di una fornitura di raffreddamento superiore alla media”.

Alcune delle città oggetto dello studio sono state selezionate perché ospitano siti di misurazione degli scambi di energia e di gas serra, come il sito dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze gestito dal CNR, che fornisce questo tipo di misurazioni da quasi vent’anni e fa parte della rete ICOS (Integrated Carbon Observation System), l’infrastruttura europea di riferimento sul ciclo del carbonio. Sia il CMCC sia il CNR sono, infatti, coinvolti attivamente nella raccolta e nell’elaborazione dei dati della rete che consiste in 24 stazioni, di cui: 15 per l’ecosistema, che coprono i territori più tipici dell’Italia come i diversi tipi di foreste, i campi coltivati e le macchie di arbusti; 5 per l’oceano, situate nel Mar Adriatico e nel Mar Ligure; 4 per l’atmosfera, localizzate nel nord dell’Italia, come sulle Alpi, nell’isola di Lampedusa, e nel Mar Mediterraneo.
“Questo studio ci mostra che la differente capacità di adattamento ai cambiamenti climatici non è solo una questione tra Paesi ad alto e basso reddito, ma riguarda anche le differenze sociali all’interno delle ricche regioni e città europee – ha osservato Beniamino Gioli, ricercatore dell’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze (CNR-IBE) – Gli interventi mitigativi basati sulle Nature Based Solutions dovranno assolutamente tenere in debito conto la dimensione sociale oltre a quella ambientale, con analisi integrate e multidisciplinari ad elevato dettaglio spaziale”.
In copertina: “Il bosco verticale” a Milano (Stefano Boeri Architetti)