Presentato nella giornata inaugurale del Festival dello Sviluppo Sostenibile (7-23 maggio 2024), il Rapporto di primavera dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) analizza i progressi e le incertezze del quadro legislativo e degli investimenti sullo sviluppo sostenibile e contiene un’inedita analisi sviluppata con Oxford Economics sulla relazione tra transizione ecologica ed energetica e le variabili macroeconomiche, evidenziando come scelte immediate evitino all’Italia scenari catastrofici, ma anche il peggioramento delle condizioni socio-economiche.
Accelerare la transizione energetica, attuando da subito politiche per stimolare l’innovazione e gli investimenti, permetterebbe all’Italia di costruire un futuro di sviluppo sostenibile, con effetti positivi sistemici sull’ambiente, la società e l’economia: aumenterebbero infatti l’occupazione e il PIL (+2,2% nel 2050) e si ridurrebbe significativamente il debito pubblico. Una transizione tardiva, intrapresa dopo il 2030, peserebbe invece sui sistemi produttivi e finanziari, aumentando le disuguaglianze. L’inazione porterebbe alla catastrofe: nel 2050 le temperature in Italia aumenterebbero di oltre 3 C° e il PIL crollerebbe del 30%.
È quanto emerge dal Rapporto di Primavera “Scenari per l’Italia al 2030 e al 2050. Le scelte da compiere ora per uno sviluppo sostenibile” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), presentato a Ivrea il 7 maggio 2024 nel corso dell’evento di apertura dell’ottava edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile dal titolo “Guardare al futuro per cambiare il presente: le imprese e la finanza davanti alla sfida della sostenibilità”.
“Abbiamo scelto di aprire il Festival dello Sviluppo Sostenibile negli spazi che furono dell’Olivetti, storica impresa simbolo della cultura industriale italiana, e di presentare nell’occasione un Rapporto dedicato al futuro, per stimolare una riflessione generativa che esorti il mondo produttivo ad agire con determinazione, insieme alle istituzioni e alla società civile, per cogliere le grandi opportunità derivanti da un’accelerazione della transizione ecologica e digitale – ha dichiarato la Presidente dell’ASviS, Marcella Mallen – La Olivetti è stata un’impresa all’avanguardia per la sua visione dell’innovazione non solo tecnica e industriale, ma anche sociale e culturale, per l’attenzione al welfare aziendale e al benessere delle persone e delle comunità. La sua storia è però emblematica anche di un’opportunità mancata, segnata dall’uscita dal business dei computer, di cui l’azienda di Ivrea era tra i leader mondiali. Un errore analogo rischiano oggi di compiere quelle imprese che ritengono la transizione ecologica sia solo un costo o una moda, anziché una straordinaria opportunità per compiere un balzo verso lo sviluppo sostenibile, generando benefici per l’economia, la società e l’ambiente”.
Lo studio analizza i progressi e le incertezze del quadro legislativo e degli investimenti sullo sviluppo sostenibile e contiene un’inedita analisi sviluppata con Oxford Economics sulla relazione tra transizione energetica e variabili macroeconomiche, evidenziando quali sono le scelte da compiere oggi nel campo delle politiche industriali e degli investimenti, in modo da assicurare un futuro di prosperità per l’Italia ed evitare non solo gli scenari catastrofici, ma anche il peggioramento delle condizioni socio-economiche del Paese.
Lo studio mette a confronto 4 possibili scenari:
– quello di base, che tiene conto delle attuali politiche che portano a un aumento medio delle temperature di almeno 1.9 °C rispetto al periodo pre-industriale;
– la net zero transformation, in cui si procede con decisione verso lo sviluppo sostenibile, azzerando le emissioni di CO2 entro il 2050 e raggiungendo la temperatura a 1,6 °C;
– la transizione tardiva, dove le politiche di mitigazione partono dal 2030 imponendo successivamente interventi rafforzati e da realizzare in tempi più stretti, con il rischio di un maggior impatto su società e sistemi produttivi, per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050;
– lo scenario di catastrofe climatica, dove i governi falliscono nel contenere l’aumento della temperatura e le emissioni di gas climalteranti, portando l’aumento della temperatura a 2,3°C nel 2050 con gravi impatti ambientali, sociali ed economici.
Per l’ASviS resta dunque una posizione “incomprensibile” quella di chi propone di rallentare la transizione energetica ed ecologica per motivi di costo, poiché gli studi dimostrano che i costi dell’inazione sono già elevati e cresceranno nel tempo, colpendo soprattutto i più poveri e vulnerabili. E questo vale soprattutto per l’Italia.
Il nostro Paese, infatti, potrebbe trarre grossi benefici da uno scenario net zero transformation, anche perché l’Italia risulta meno dipendente di altre economie globali dai combustibili fossili, come Cina e Stati uniti. In questo scenario il Pil italiano aumenta del 2,2% in più rispetto a quello base e il tasso di disoccupazione si riduce di 0,4 punti percentuali, mentre il debito pubblico cala con maggiore forza e velocità rispetto a tutti gli altri scenari. Di contro, se l’Italia non dovesse intervenire il Pil si ridurrebbe di almeno il 30% rispetto alle previsioni di base, con conseguenze drammatiche anche sul mondo dell’occupazione.

Il Rapporto evidenzia una mancanza di coesione e di visione a lungo termine nell’approccio alle politiche di sviluppo sostenibile in Italia, con interventi isolati che non si inseriscono in un quadro strategico coerente.
Nel corso dei 18 mesi di attività il Governo ha approvato, oltre alla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSVS), altri documenti programmatici fondamentali per il futuro del Paese, quali la bozza del Piano nazionale integrato energia-clima (PNIEC), da rendere definitivo antro il 30 giugno di quest’anno, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), la Strategia nazionale per l’economia circolare (SNEC) e la Strategia nazionale per la biodiversità (SNB). Gli esperti e la società civile hanno accolto con favore questi documenti, anche se è stata osservata la scarsa ambizione di alcuni di essi e la mancanza di risorse adeguate in grado di trasformare i piani in atti concreti.
Per quanto riguarda la realizzazione delle missioni previste nel PNRR, le informazioni messe finora a disposizione non risultano sufficienti per valutarne con precisione lo stato di avanzamento. Di conseguenza, appare indispensabile uno sforzo “risolutivo” da parte del Governo e degli enti territoriali per assicurare la diffusione di informazioni dettagliate e tempestive sullo stato del PNRR e andare oltre, orientando gli altri fondi disponibili alle transizioni ecologica e digitale, al superamento delle disuguaglianze, alla tutela dell’ambiente e del territorio, al potenziamento del capitale umano.
“Il Governo ha correttamente imposto – si legge nel report – attraverso il decreto legge approvato a fine aprile sulla destinazione dei 75 miliardi del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, l’obbligo da parte delle Regioni e dello Stato di concentrare tali risorse su poche materie (risorse idriche, infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell’ambiente, trasporti e mobilità sostenibile, energia, sostegno alle imprese per le transizioni digitale e verde), in piena coerenza con quanto previsto nel PNRR”.
Per quanto riguarda l’Europa, nonostante le tensioni politiche, l’attività legislativa ha mostrato un impegno senza precedenti sull’Agenda 2030 con un focus sul Green Deal, i diritti sociali e la transizione digitale. Le nuove norme europee mirano a garantire stabilità finanziaria e prevedono maggiore flessibilità per la riduzione del debito pubblico, a condizione che vengano effettuati investimenti nelle transizioni verde e digitale, nella sicurezza energetica e nella resilienza sociale ed economica. Tuttavia, alcune importanti leggi europee, come la direttiva sulla due diligence delle grandi imprese, sono state ridimensionate o ritirate a causa di opposizioni interne ed esterne.
Nonostante i ritardi e le incertezze a livello nazionale sullo sviluppo sostenibile, i rapporti delle organizzazioni internazionali ed europee sottolineano l’urgente necessità di accelerare la transizione energetica e di prepararsi ai danni sempre più gravi causati dalla crisi climatica.
“L’analisi indica con chiarezza che l’Italia deve cogliere la transizione energetica come occasione per fare innovazione a tutto campo – ha sottolineato il Direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – Chi vuole rinviare la transizione in nome dei costi da subire nei prossimi anni per realizzarla successivamente in realtà punta a scaricare sui più deboli e sulle generazioni future i danni dell’inazione Oggi le politiche nazionali in materia energetica, climatica, sociale e istituzionale appaiono incerte e contraddittorie, nonostante gli impegni internazionali assunti a settembre 2023 in occasione del Summit ONU sull’attuazione dell’Agenda 2030, a dicembre 2023 in occasione della COP28 e nel corso del recente G7-ambiente a presidenza italiana. Le proposte dell’ASviS, se recepite dal Governo, consentirebbero all’Italia di aumentare il reddito e la competitività, ridurre la povertà e le disuguaglianze, migliorare la qualità dell’ambiente, coinvolgere le nuove generazioni nella vita politica del Paese. Le elezioni europee devono essere l’occasione per rafforzare le politiche comuni a favore dello sviluppo sostenibile e operare quelle riforme istituzionali che rendano l’Unione europea un soggetto più forte e coeso, in grado di affrontare le crisi attuali e quelle future”.