Il Sindaco di Roma, presentando le iniziative da attuare per superare il deficit d’impiantistica della Capitale, ha annunciato la realizzazione di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate che permetterà di chiudere il TMB di Rocca Cencia e di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche. Le reazioni di Legambiente (durissima) e di Assoambiente (favorevole).
Nel corso del Consiglio comunale straordinario di Roma del 20 aprile 2022, avente ad oggetto “Gestione dei rifiuti nell’immediato futuro e realizzazione dell’impiantistica di smaltimento e valorizzazione nel medio lungo periodo”, il Sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato che la Capitale avrà un nuovo termovalorizzatore.
“Dopo un’attenta e approfondita valutazione degli sviluppi tecnologici più avanzati disponibili e un loro esame non solo in termini di costi ma anche di emissioni e di consumo di suolo – si legge nel resoconto dell’intervento del Sindaco pubblicato sul sito istituzionale – abbiamo deciso di dotarci di un nuovo impianto per la valorizzazione energetica dei rifiuti, che produca calore ed energia e che ci consenta di raggiungere l’obiettivo ambizioso ma possibile di zero discariche. Un termovalorizzatore a controllo pubblico da attuare con le migliori tecnologie disponibili”.
Alla base della decisione è che l’attuale ciclo dei rifiuti della Capitale, carente di impianti e sbocchi di conferimento, soggetto a ricorrenti crisi di raccolta e smaltimento, sia troppo dipendente da trattamento meccanico-biologico (TMB) e discariche.
“Il nuovo termovalorizzatore da 600mila tonnellate, che intendiamo realizzare in tempi molto rapidi – ha proseguito Gualtieri – ci permetterà inoltre di chiudere il TMB di Rocca Cencia, come chiedono da tempo i cittadini di quel territorio, e di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche rendendo necessaria non più una discarica del tipo di quelle attualmente presenti sul territorio della città metropolitana, ma una piccola discarica di servizio per il conferimento di residui inerti che potrà limitarsi a sole 60.000 tonnellate l’anno, e che non solo per le dimensioni ridotte ma per il tipo di materiale conferito, ceneri inerti, avrà un impatto ambientale sostanzialmente nullo (ricordo poi che le ceneri pesanti sono recuperabili fino al 90% e quelle leggere si riducono al 4/5% della massa iniziale).
“Con questo impianto, Roma potrà finalmente chiudere il ciclo dei rifiuti e mettersi al pari con le grandi capitali del Nord Europa e con i più importanti capoluoghi del Centro-Nord Italia – ha aggiunto il Sindaco – E non solo. L’obiettivo che ci prefiggiamo non è soltanto di emulare queste capitali, ma di avvalerci delle tecnologie di nuovissima generazione che consentono un pieno abbattimento delle emissioni, con risultati persino migliori dell’ormai celeberrimo impianto di Copenaghen, che costituisce meta per gli sciatori e i turisti di tutta Europa”.
“È tempo di chiudere una saga che dura da troppo tempo – ha concluso Gualtieri – Io voglio essere l’ultimo sindaco che dovrà trascorrere una parte significativa del suo tempo a trovare sbocchi costosi, precari, inefficienti e inquinanti in giro per l’Italia e per l’Europa, sottraendo risorse preziose alle tasche dei romani e alla qualità della pulizia. Roma non merita tutto questo. È tempo di voltare pagina e come Sindaco sento il dovere anche morale di perseguire questo obiettivo con la massima determinazione”.
Naturalmente l’annuncio ha avuto subito una forte eco e reazioni contrastanti.
Durissima è stata quella dell’Associazione ambientalista del Cigno verde.
“La costruzione di quello che sarebbe il secondo più grande Termovalorizzatore italiano nella Capitale è una scelta totalmente sbagliata, contraria alle politiche ambientaliste e ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare – hanno dichiarato Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani Presidente nazionale di Legambiente nella dichiarazione congiunta – Un progetto simile andrebbe in direzione esattamente contraria anche a percorsi virtuosi messi in campo da questa stessa amministrazione”.
“Chiediamo al Campidoglio di tornare indietro e faremo tutto il necessario perché ciò avvenga – hanno proseguito – Bisogna invece spingere il ‘porta a porta’ a tutte le utenze domestiche, puntare ad una differenziata altissima, alla tariffa puntuale, a nuove isole eco-logiche e biodigestori per l’organico, dinamiche che sembravano essere parte delle scelte dell’amministrazione capitolina e che invece verrebbero spazzate via in un attimo dall’idea di costruire un enorme Termovalorizzatore”.
A sostegno della scelta, viceversa, si è espressa con un Comunicato Assoambiente, l’Associazione che rappresenta a livello nazionale e comunitario le imprese che svolgono servizi ambientali, gestiscono rifiuti e sono attive nella Circular economy, (Associazione imprese di servizi ambientali ed economia circolare) attraverso un Comunicato.,
“Meritano un plauso le dichiarazioni con cui il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha affermato la necessità per la Capitale di dotarsi di un impianto di recupero di energia da rifiuti non riciclabili – ha commentato Chicco Testa, Presidente di Assoambiente – Solo così Roma potrà uscire dalla costante situazione emergenziale”.
La città d Roma produce ogni anno 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. L’obiettivo europeo di riciclo è pari al 65%, il 35% quindi potrebbe essere usato, secondo l’Associazione per recuperare energia e ridurre in modo importante il riscorso alla discarica.
“Per Roma servirebbe un impianto di 600/700.000 tonnellate l’anno – ha aggiunto Testa – simile a quello di Acerra a Napoli (oppure di Torino, o di Parigi) con una potenza installata di 100 MW e capace di produrre circa 700/800 milioni di Kwh. Il consumo di circa 350/400.000 famiglie romane (circa il 30 %). A cui potrebbe aggiungersi il servizio di teleriscaldamento e teleraffrescamento, che potrebbe essere particolarmente adatto per la gestione calore di aree industriali o direzionali”.
Inoltre, la città di Roma dotandosi di un impianto waste to energy moderno spenderebbe meno di quanto spende adesso per trasportare e smaltire i rifiuti (circa 150 milioni di euro l’anno) con un risparmio di circa 30/40 milioni di euro almeno.
“Su un impianto di questo tipo a Roma – ha concluso il Presidente Assoambiente – potrebbero convergere le migliori competenze pubbliche e private, magari provando ad immaginare anche soluzioni urbanistiche, architettoniche, di design e funzionali innovative e adatte alla realtà di Roma”.
Immagine di copertina tratta dal Comunicato di Assoambiente