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Tassazione energia: nell’UE non è allineata agli obiettivi climatici

In vista dell’imminente discussione della proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia, inserita nel Pacchetto “Fit for 55), per contribuire al dibattito sui prezzi dell’energia e sui cambiamenti climatici la Corte dei conti europea (ECA) ha condotto un’analisi su tasse energetiche, fissazione del prezzo del carbonio e sovvenzioni all’energia, strumenti importanti per conseguire gli obiettivi climatici, da parte degli Stati membri, rilevando che non c’è ancora un nesso tra provvedimenti normativi e misure finanziarie.

La tassazione dell’energia può contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, ma gli attuali livelli di imposizione non sono commisurati all’inquinamento prodotto dalle diverse fonti energetiche.

È il risultato dell’analisi dal titolo “Tassazione dell’energia, fissazione del prezzo del carbonio e sovvenzioni all’energia” che la Corte dei conti europea (ECA) ha pubblicato il 31 gennaio 2022, basata sul precedente lavoro svolto dalla Corte nei settori dell’energia, dei cambiamenti climatici e dell’imposizione fiscale, nonché su informazioni di dominio pubblico e su materiale appositamente raccolto per questo scopo. L’analisi riguarda il periodo compreso tra il 2008 e luglio 2021, ma si è tenuto conto di dati aggiuntivi divenuti disponibili dopo il luglio 2021 per il prezzo delle autorizzazioni UE a emettere (fino al 30 novembre 2021) e per le sovvenzioni all’energia (dati di ottobre 2021).

Nel luglio 2021, nel quadro del Pacchetto “Pronti per il 55”, la Commissione ha pubblicato una proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia (DET) del 2003, che ristruttura il quadro dell’Unione per la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, affinché continui a contribuire al buon funzionamento del mercato interno, affrontando nel contempo le sfide connesse al clima e all’ambiente enunciate dal Green Deal. La tassazione dell’energia può contribuire all’ambizioso obiettivo stabilito nella legge europea sul clima, secondo la quale le emissioni di CO2 dovrebbero essere ridotte di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto al 1990 assicurando che la tassazione dei carburanti per motori, dei combustibili per riscaldamento e dell’elettricità rifletta più accuratamente il loro impatto sull’ambiente e sulla salute Questa proposta consente ancora agli Stati membri di applicare aliquote d’imposta sull’energia ridotte ad alcuni settori per motivi ambientali, di efficienza energetica e di povertà energetica. Il pacchetto comprende anche la proposta di estendere il sistema di scambio di quote di emissioni al trasporto marittimo e introduce un sistema di scambio di quote di emissioni distinto per il trasporto su strada e per gli edifici. L’eliminazione progressiva delle quote gratuite correlata al rischio di una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (ossia di un aumento delle emissioni di gas a effetto serra derivante dal trasferimento della produzione in un paese con meno vincoli sulle emissioni) è accompagnata dalla proposta di introdurre gradualmente il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. Questo nuovo meccanismo è teso ad attribuire un prezzo alle emissioni di carbonio dovuto all’importazione di talune merci.

L’analisi della Corte dei conti europea delinea in che modo le imposte sull’energia, la fissazione del prezzo del carbonio e le sovvenzioni all’energia contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE, mettendo in luce le sfide che i responsabili delle politiche devono affrontare:
assicurare coerenza nella tassazione dell’energia in tutti i settori e per i diversi vettori energetici;
ridurre le sovvenzioni destinate ai combustibili fossili;
riallineare obiettivi climatici ed esigenze sociali.

La tassazione dell’energia, la fissazione del prezzo del carbonio e le sovvenzioni all’energia sono strumenti importanti per conseguire gli obiettivi climatici – ha dichiarato Viorel Ştefan, il Membro dell’ECA responsabile dell’analisi – La sfida principale, a nostro parere, è rafforzare il nesso tra provvedimenti normativi e misure finanziarie, trovando la giusta combinazione. Con questa analisi, la Corte intende contribuire al dibattito sui prezzi dell’energia e sui cambiamenti climatici, in particolare in vista dell’imminente discussione della proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia”.

Anche se le sovvenzioni alle energie rinnovabili sono quasi quadruplicate nel periodo 2008-2019, quelle per i combustibili fossili sono rimaste relativamente costanti negli ultimi dieci anni, benché la Commissione e alcuni Stati membri si fossero impegnati a eliminarle gradualmente.

Nell’UE-27 le imposte sull’energia rappresentano oltre tre quarti dell’imposizione ambientale complessiva

Una sfida è assicurare coerenza in tutta l’UE, nonché tra i settori e i vettori energetici che prima godevano di un trattamento più favorevole. In base alla Direttiva in vigore, le fonti energetiche più inquinanti possono beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole rispetto a quelle più efficienti sul piano delle emissioni di carbonio: ad esempio, il carbone è tassato meno del gas naturale, così come alcuni combustibili fossili lo sono molto meno rispetto all’elettricità. Inoltre, benché la maggioranza degli Stati membri applichi imposte elevate sui combustibili, molti altri le mantengono su livelli prossimi al minimo stabilito dalla Direttiva, con possibili distorsioni nel mercato interno. Un basso livello di prezzi del carbonio e di imposte sull’energia per i combustibili fossili aumenta il costo relativo delle tecnologie più

La Corte ha osservato che alcune sovvenzioni all’energia possono favorire i progressi verso un’economia a minore intensità di carbonio, mentre quelle destinate ai combustibili fossili ostacolano una transizione energetica efficiente. Le sovvenzioni degli Stati membri per i combustibili fossili ammontano in totale a oltre 55 miliardi di euro all’anno.

Nella valutazione sui Piani nazionali energia e clima (PNEC), la Commissione UE è giunta alla conclusione che le sovvenzioni per i combustibili fossli rimangono un ostacolo rilevante a una transizione energetica e climatica efficiente in termini di costi e al funzionamento del mercato interno.  Solo 3 Stati hanno stilato un bilancio completo delle sovvenzioni per i combustibili fossili, tra i quali l’Italia (nei giorni scorso il MiTE ha presentato il IV Catalogo  dei Sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, 2019-2020).

Mettendo a confronto le sovvenzioni per i combustibili fossili e quelle per le energie rinnovabili, la Corte ha osservato che nel complesso dell’UE, le sovvenzioni alle energie rinnovabili risultano più elevate. Tuttavia, i dati aggregati celano divergenze significative tra i vari Stati membri. Quindici Stati membri assegnano più sovvenzioni per i combustibili fossili che per le energie rinnovabili.

L’eliminazione graduale delle sovvenzioni per i combustibili fossili entro il 2025, obiettivo che l’UE e gli Stati membri si sono impegnati a conseguire, comporterà una difficile transizione sociale ed economica. In particolare, la percezione di un trattamento iniquo per determinati gruppi o settori può generare una resistenza alla transizione verso un’economia più verde. Anche l’impatto della tassazione dell’energia sulle famiglie può essere significativo e determinare un atteggiamento di rifiuto nei confronti di tale genere di imposte. La spesa delle famiglie per l’energia (riscaldamento e trasporti compresi) varia in misura considerevole: in alcuni casi, come per le famiglie meno abbienti di Cechia e Slovacchia, può superare il 20 % del reddito. Per mitigare il rischio di un rigetto delle riforme fiscali, la Corte segnala le raccomandazioni già formulate da varie organizzazioni internazionali, come ad esempio ridurre altre imposte e applicare misure di ridistribuzione, assicurando al contempo una maggiore trasparenza e una comunicazione più efficace circa le motivazioni delle riforme.

Inoltre, la Corte osserva che, nel discutere queste proposte, i responsabili delle politiche dovrebbero tenere conto sia degli obiettivi climatici che dell’impatto sociale delle misure.

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