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Spreco di cibo: il 41% degli italiani con il lockdown l’ha ridotto

Un’indagine di Altroconsumo condotta prima e durante il lockdown imposto dalle misure di contenimento della pandemia e diffusa in occasione della Giornata internazionale contro lo spreco di cibo, mostra come la quarantena abbia spinto gli italiani a comportamenti più virtuosi, anche se persistono ancora delle cattive abitudini. Gli obiettivi e le misure della Commissione UE per ridurre della metà entro il 2030 gli sprechi alimentari sia a livello di produttori che di consumatori.

In occasione della prima “Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari(International Day of Awareness for Food Loss and Waste), designata per il 29 settembre di ogni anno dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2019, Altroconsumo,l’Associazione di difesa dei consumatoriche si pone, tra l’altro, l’obiettivo di informare i consumatori che vogliono fare scelte più consapevoli ed efficaci, ha diffuso il report dell’indagine sullo spreco alimentare al fine di fotografare le abitudini e le opinioni delle famiglie.

Altroconsumo, peraltro, è affiliata a BEUC, l’Organizzazione europea dei consumatori che è a sua volta membro della Piattaforma UE sulle perdite e gli sprechi alimentari che lo scorso dicembre ha presentato le Raccomandazioni per le azioni in materia di perdite alimentari e di prevenzione dei rifiuti, che riflettono il contributo e l’esperienza di 70 organizzazioni.

Per la precisione Altroconsumo ha svolto due indagini, interpellando un campione di italiani distribuiti come la popolazione generale (di età 30-74): la prima (gennaio-febbraio) ha coinvolto 1.822 persone; la seconda (16-17 aprile) su 1.044 persone.

Dall’indagine emerge una crescente consapevolezza degli italiani: ben l’88% degli intervistati sostiene che non sia etico buttare il cibo e l’83% riconosce l’impatto negativo sull’ambiente.

Insieme alla consapevolezza vi è una forte volontà di cambiamento, con l’83% degli intervistati che dichiara un notevole impegno per ridurre lo spreco di cibo in casa, anche se il 73% ritiene che gli scarti siano attribuibili più a scelte dell’industria alimentare, distribuzione e catering, piuttosto che all’ambito familiare.

Secondo le dichiarazioni raccolte, durante la quarantena della scorsa primavera, correlata alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, gli italiani avrebbero cambiato in positivo le proprie abitudini. Il 41% dei rispondenti ha dichiarato di aver ridotto le quantità di cibo sprecato, anche grazie a comportamenti più attenti: il 38% ha compilato più spesso la lista della spesail 37% ha pianificato con più metodicità i pasti e il 32% ha riutilizzato più spesso gli avanzi. Mentre nella prima parte dell’anno solamente il 42% degli italiani aveva dichiarato di non sprecare cibo in casa, ad aprile il dato è salito fino al 68%.

Fonte: Altroconsumo

Altroconsumo ha, inoltre, scattato una fotografia che evidenzia le abitudini che portano allo spreco che poche semplici accortezze aiuterebbero molti a ridurre la quantità di cibo che finisce nella spazzatura. Prima di fare la spesa il 50% degli italiani non ha l’abitudine di pianificare i pasti per i giorni successivi; il 33% di compilare la lista della spesa e il 22% di controllare cosa ha già in casa.

Sono da evitare gli approcci impulsivi alla spesa: arrivata al supermercato, una famiglia su 4 compra spesso alimenti che non aveva previsto, quasi 1 su 10 finisce per comprare troppo cibo a causa delle promozioni e il 7% per acquisti di impulso.

Rientrato a casa, un italiano su tre non ripone gli alimenti in modo da consumare prima il cibo più vecchio con il risultato che il 32% dichiara di buttare alimenti non consumati in tempo e il 20% perché conservato male. Anche una pianificazione superficiale dei pranzi e delle cene alimenta le occasioni di spreco: il 20% degli intervistati dichiara di gettare il cibo perché ne ha acquistato troppo.

Ci sono anche altri fattori che influiscono sullo spreco di cibo: il 39% dei rispondenti sprecherebbe meno cibo se avesse più opportunità di acquistare alimenti sfusi e il 56% ritiene che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” andrebbe modificata per chiarire meglio che i prodotti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data indicata.

Diverse le motivazioni che portano allo spreco alimentare quando si mangia fuori casa: 3 italiani su 4 non hanno la possibilità di ordinare porzioni ridotte nella maggior parte dei bar e ristoranti che frequentano con il risultato che al 48% capita di avanzare del cibo nel piatto, ma solo 1 su 4 chiede sempre o spesso di poterlo portare via, principalmente perché ritiene che la quantità di cibo avanzato sia troppo poca (57%), per imbarazzo (46%) o per scomodità (29%).

Nella Strategia “Dal produttore al consumatore” (From Farm to Fork) per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, adottata lo scorso maggio, la Commissione UE si è impegnata  a dimezzare lo spreco alimentare a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori entro il 2030, come previsto dal target 3 dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 12. Consumo e produzione responsabili dell’Agenda ONU, proponendo entro il 2023 obiettivi giuridicamente vincolanti.

Inoltre, la Commissione UE integrerà la prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari in altre politiche dell’UE. L’interpretazione errata e l’uso improprio dell’indicazione della data (le date indicate con le diciture “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”) causano sprechi alimentari. La Commissione riesaminerà le norme dell’UE per tenere conto delle ricerche condotte sui consumatori. Oltre a quantificare i livelli degli sprechi alimentari, la Commissione esaminerà anche le perdite alimentari in fase di produzione e valuterà modi per prevenirle

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